Sex and the City 2
Dopo che il primo film ha incassato oltre 400 milioni di dollari in tutto il mondo, ecco la seconda avventura cinematografica delle quattro eroine di New York. Rivedremo Carrie, Samantha, Charlotte e Miranda ancora una volta alle prese con le loro stravaganti storie sentimentali ma questa volta saranno coinvolte, anche loro, nella crisi economica mondiale.
Sono passati due anni da quando le abbiamo viste l'ultima volta ed ecco come stanno le cose.
Carrie e Big sono al traguardo del
secondo anno di matrimonio ma lei fatica a staccarsi dalla sua identità
di single e non vuole arrendersi ad una pigra vita casalinga che
potrebbe farla sentire vecchia e poco originale.
Samantha non perde né pelo né vizio e a colpi di dosi massicce di ormoni combatte la sua guerra mondiale contro la meno-pausa. Miranda,
vittima di mobbing, finalmente si stacca dalle sue manie di carriera ma
perde la nevrosi che era la sua caratteristica insieme al cinismo. Charlotte è esaurita da quella happy family che ha tanto sognato e ripone tutte
le sue speranze di salvezza nella tata che però è un po' troppo carina.
Niente di troppo strano in apparenza. La situazione in realtà è però
tragicamente precipitata e si è ingoiata tutte le ragioni per correre al
cinema. Anche quando “Sex and the city” era ancora una
serie infatti la frivolezza era un marchio di fabbrica, solo che allora
questo aspetto risultava spiritoso e perfettamente condito da dialoghi
brillanti che mettevano a fuoco, ridicolizzandolo certo, l'universo
delle relazioni sentimentali. Poi c'erano gli armadi, le scarpe, i
vestiti… poi. Ma questi quattro prototipi eccessivi di donna - e questo
era il segreto -, albergavano in qualche forma in tutte le spettatrici e
il processo di identificazione che manda avanti le sceneggiature era
qui frammentato e moltiplicato per quattro a correnti alterne.
Ed ecco il dramma: abbiamo visto il nuovo film e lo spettacolo brutto e
in alcuni momenti oltraggioso che va in scena negli Emirati Arabi, dove
le quattro amiche vengono ospitate da un sceicco in un albergo
super-lux, spinge a pregare di non somigliare a nessuna di loro. Ne ora
né mai. Oltre a lasciare Manhattan che, se la produzione non se n'è
accorta, è la City del titolo e il quinto personaggio dello show, le
quattro signore ormai impazzite caricano montagne di valige e vanno alla
conquista di un Medio-Oriente che le caccerà a pedate. E ben gli sta.
Tra cambi d'abiti gratuiti, passeggiate sul cammello con scarpe tacco
18, incursioni nel souk con pezzi da haute couture, le gag che ci
vengono proposte fanno pensare che il regista sia Carlo Vanzina e le
ragazze della New York bene siano quattro streghe ignoranti e sguaiate
tutte botox e niente cervello.
La migrazione sul grande schermo si conferma un affare economico
finanziato allegramente da quel product placement che bisogna
sciropparsi in ogni inquadratura mentre la carica dirompente delle
quattro singles più famose d'Occidente si suicida in Medio-Oriente.