Romanzo di una strage
Milano, 12 Dicembre 1969. Alle ore 16.37 in piazza Fontana un'esplosione devasta la Banca Nazionale dell'Agricoltura, ancora piena di clienti. Muoiono diciassette persone e altre ottantotto rimangono gravemente ferite. Nello stesso momento, scoppiano a Roma altre tre bombe, un altro ordigno viene trovato inesploso a Milano. E' evidente che si tratta di un piano eversivo. La Questura di Milano è convinta della pista anarchica, ci vorranno molti mesi prima che la verità venga a galla rivelando una cospirazione che lega ambienti neonazisti veneti a settori deviati dei servizi segreti. La strage di Piazza Fontana inaugura la lunga stagione di attentati e violenze degli anni di piombo. Nel corso di 33 anni vari processi si susseguono nelle più varie sedi, concludendosi con sentenze che si smentiscono a vicenda. Alla fine tutti risulteranno assolti, la strage di piazza Fontana per la giustizia italiana non ha colpevoli.
Cinema civile “101” (per usare un'espressione americana). Perfetto per
essere proiettato per le scolaresche o per offrire un bel ripasso
storico a chi confonde gli eventi di Piazza Fontana con la bomba alla
stazione di Bologna o a quella di Brescia.
Chi si aspetta un film politico che prenda forte posizione cercando di
far luce su uno degli eventi più bui degli anni Sessanta, rimarrà a
bocca asciutta. “Romanzo di una strage” è un bel film didattico. Ed è un peccato, dal momento che Marco Tullio Giordana sa certamente come inquadrare l'Autunno Caldo, catturando le urla sulle
strade di quegli anni, un'epoca in cui gli italiani erano tutt'altro
che anestetizzati.
Eppure non si rimane quel tanto di più ad assistere alla morte di
Pinelli, né vediamo chiaramente chi premette il grilletto sul
commissario Calabresi. A Giordana non interessa trasformarsi nell'Oliver Stone di turno e stanare i colpevoli (come il regista americano ha fatto con il magnifico “J.F.K.”),
quello che fa è dare più spessore a queste due figure immortalate nella
storia del nostro Paese. Da questo punto di vista, le sequenze più
interessanti di “Romanzo di una strage” sono proprio quelle in cui Valerio Mastandrea e Pierfrancesco Favino dividono la scena, incontrandosi per strada alla vigilia della strage.
Una volta che la Banca Nazionale dell'Agricoltura viene rasa al suolo,
il registro narrativo preferisce il dramma alla pellicola d'inchiesta.
Il regista lascia comunque i riferimenti al complotto di Stato,
delineando un paio di figure di potenti corrotti - su tutti Tirabassi e Colangeli – che rimangono in superficie, limitandosi a rappresentare una funzione
quasi macchiestica. Rimane dunque un'operazione fatta per non
dimenticare e dedicata a chi a Piazza Fontana ha perso la vita. Una
solida cronaca dalla struttura narrativa che non si inceppa, nonostante
mettere a fuoco una dozzina di personaggi possa comunque comportare
difficoltà. Mastandrea nei panni di Calabresi è ormai a suo agio nelle
performance drammatiche. Favino conferma ancora una volta di essere impeccabile per ruoli iconici (e sempre perfetto con i vari accenti italiani). A Michela Cescon, che interpreta la vedova Pinelli, bastano due sequenze per rubare la scena a tutti.
di Pierpaolo Festa