Pandorum - L'universo parallelo
Due astronauti si risvegliano a bordo di un'astronave che sembra abbandonata. Il buio è totale, si sentono disorientati, l'unico suono è quello di un rumore sordo che sembra provenire dal centro dell'astronave. Non ricordano assolutamente niente, né chi sono né quale possa essere la loro missione...
di Marco Triolo
Diciamolo subito: “Pandorum – L'universo parallelo” non cambierÀ il volto della fantascienza moderna. Ma, per fortuna, il regista Christian Alvart nemmeno ci prova. Il suo intento È quello di intrattenere il pubblico con un
puzzle claustrofobico zeppo di rimandi a tanti film migliori del suo e
possiamo, con assoluta certezza, dire che la missione È compiuta.
Tra “Alien”, “Sunshine” e “Pitch Black”, con un pizzico di “Resident Evil” - d'altra parte il produttore È Paul W.S. Anderson – “Pandorum”
È un discreto thriller/horror fantascientifico la cui trama È
strutturata come un rompicapo che avvince quanto basta. La premessa È
tipica: due astronauti si risvegliano dall'ipersonno senza memoria del
proprio passato o della missione. Scoprono ben presto di trovarsi a
bordo dell'Elysium, una immensa nave che stava conducendo 60.000 coloni
verso Tanis, un pianeta simile alla Terra, ultima speranza dell'umanitÀ.
Ma qualcosa È andato storto, e ora il vascello È popolato da strane
creature simili ai mostri sotterraneai di “The Descent”.
Con l'aiuto di alcuni superstiti, gli astronauti scopriranno quale
segreto si cela dietro il disastro, che potrebbe essere legato a filo
doppio con Pandorum, una sindrome schizofrenica causata dall'eccessiva
durata dei viaggi spaziali.
Partendo da un budget medio-basso (circa 33 milioni di dollari), Alvart È riuscito a creare un film visivamente notevole,
con scenografie dal design intrigante, che contribuiscono, insieme alla
fotografia buia ma sempre ben definita e ad un sapiente uso dei primi
piani e dei dettagli, a dare al tutto un'atmosfera inquietante e paranoica.
Lo spettatore si trova cosÌ immerso nelle vicende, spalla a spalla con i
disorientati protagonisti. Il regista si avvale di un cast in palla: Dennis Quaid sa sfruttare al meglio il poco tempo concessogli, mentre Ben Foster brilla nel ruolo del caporale Bower, e la bella Antje Traue non stona nella parte dell'ennesima donna forte del cinema sci-fi. La
regia a volte spiazza per alcune accelerazioni discutibili, ma tiene nel
complesso piuttosto bene.
L'unico problema nasce dal fatto che, come spesso accade, la risoluzione del mistery non È all'altezza delle premesse. Vale comunque la pena di confrontare “Pandorum” con “Avatar”, di cui costituisce un po' l'altra faccia della medaglia. In un'estate deludente, “Pandorum”
non cambierÀ certo il corso delle cose, ma gli appassionati della
classica fantascienza anni Settanta apprezzeranno se non altro la scelta
di percorrere sentieri giÀ battuti, ma con umiltÀ e voglia di
divertire.