L'uomo che ama

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Un film che racconta la grande passione di un uomo per una donna dal punto di vista maschile. L'uomo che ama è un uomo normale che in due storie diverse vive situazioni opposte: abbandona e viene abbandonato, diventa carnefice e poi vittima.

VALUTAZIONE FILM.IT
TITOLO ORIGINALE
L'uomo che ama
GENERE
NAZIONE
Italia
REGIA
CAST
SITO UFFICIALE
DISTRIBUZIONE
Medusa
DURATA
102 min.
USCITA CINEMA
24/10/2008
ANNO DI DISTRIBUZIONE
2008
Partiamo subito con l'affermare che sotto il profilo puramente estetico si tratta di una pellicola decisamente sopra la media degli standard a cui la nostra cinematografia ci ha abituato, ed i cui difetti sono dovuti appunto alla voglia evidente di costruire un'opera stilisticamente più elegante e strutturalmente più complessa della maggior parte dei nostri lavori.
Anche se imperfetto quindi “L'uomo che ama” merita di essere difeso, ed ancor prima di lui la sua regista, che fin dalle prime inquadrature mostra di avere un gusto cinematografico sopraffino, assolutamente attento ai dettagli ed alla giusta composizione dell'inquadratura; insieme ad un direttore della fotografia di sicuro talento come Arnaldo Catinari, la Tognazzi ha finalmente dimostrato che quando si fa cinema si deve provare a rendere interessante qualsiasi immagine del film, a partire proprio dai più “scontati” campo e controcampo, fatti di primi piani che raccontano emotivamente i momenti più empatici dell'opera. Questo nel suo film è evidente, e va sottolineato come merito; difetto della regia è invece pensare di adoperare il movimento della macchina da presa come ulteriore, costante sottolineatura alla bellezza dell'immagine, e questa scelta stilistica si rivela invece ridondante, e non permette quella necessaria stilizzazione che avrebbe impreziosito la sviluppo emotivo della storia.

Un altro problema de “L'uomo che ama”, da attribuire sempre ad un “eccesso” del film, è invece molto difficile da sviscerare, perché si tratta del suo protagonista, Pierfrancesco Favino. La questione è quasi paradossale da raccontare, perché la bravura dell'attore nel disegnare la psicologia ed il mondo emotivo del suo personaggio è talmente evidente e precisa che in qualche modo nuoce alla sceneggiatura, in quanto svela molto più di quanto sarebbe servito alla trama. Si tratta di un appunto ovviamente paradossale, ma se Favino fosse stato meno puntuale nel raccontarci la figura di Roberto la seconda parte del film sarebbe stata probabilmente più efficace. Questa, seppur in maniera indiretta, è però la testimonianza del fatto che ci troviamo davvero di fronte ad un attore con delle qualità superiori ed un carisma non comune, che pur avendo ancora molto cinema davanti a sé già inizia a meritare di essere collocato tra i “grandi” della storia del cinema italiano.

L'uomo che ama”, anche con le sue evidenti pecche, è un lungometraggio che merita di essere visto ed apprezzato, perché lavora con indubbia partecipazione sull'importanza della confezione, e sulla coerenza tra questa ed il tema che la sceneggiatura vuole trattare. In un panorama italiano sempre troppo povero di accuratezza visiva, Maria Sole Tognazzi va controtendenza, e straborda nel rendere il suo lavoro troppo leccato (anche le musiche troppo presenti della Consoli in questo senso non aiutano). Quando si tratta di cinema italiano però vogliamo sottolinearlo ancora una volta: sempre meglio sbagliare per eccesso che limitarsi a filmare senza la preoccupazione di una messa in scena “povera” al limite dello sfinimento.