Lo Stravagante Mondo di Greenberg
Single e sulla quarantina, Greenberg (Ben Stiller) intelligente, spiritoso, pungente e, come Florence, smarrito. E a un bivio della sua vita. Dopo il fallimento di una breve carriera di musicista a Los Angeles, ha lavorato per un certo periodo a New York come falegname. Ora sostiene di non stare facendo assolutamente nulla, e passa tutto il suo tempo a scrivere lettere di protesta e a costruire una cuccia per il cane. Cerca di riallacciare i rapporti con il suo vecchio amico ed ex-membro della band, Ivan (Rhys Ifans), e con la sua vecchia fiamma Beth (Jennifer Jason Leigh), ma sia Ivan che Beth sono andati avanti con la loro vita, mentre lui si limitato a restare a galla. E ora che deve rimettere in moto la sua vita, scopre che i tempi sono cambiati e che i vecchi amici non sono necessariamente i migliori.
Il signor Greenberg parte per un viaggio in Vietnam con la famiglia e affida all'assistente tuttofare Florence (Greta Gerwig) la cura della casa, del cane e, nel caso occorresse, del fratello Roger (Ben Stiller),
appena uscito da una riabilitazione psichiatrica. L'uomo si stabilisce
così per qualche settimana nella villa sulle colline di Hollywood e qui
decide di applicarsi nella rinuncia a qualsiasi attività, ma questo
tentativo di instaurare un governo dell'apatia finirà per collidere con
la presenza complicata ma positiva di Florence, che contro ogni
buonsenso, comincerà ad apprezzare le stramberie di Roger, i suoi alti e
bassi emotivi, la sua incapacità di muoversi in un mondo che disprezza e
a cui fa le pulci attraverso lettere di reclamo che si focalizzano su
inconvenienti insignificanti e marginali.
Con toni tristissimi e malinconici Noah Baumbach descrive l'empatia di due anime disorientate,
due solitudini che insieme non fanno una compagnia ma che galleggiano
nello stesso spazio vuoto seppur in modo differente. Roger è un
narcisista sgradevole, che rifiuta i compromessi e allontana chi li
accetta. Il suo unico amico Ivan (Rhys Ifans)
ne sa qualcosa, e malgrado abbia digerito e superato a fatica una sua
passata prepotenza, prova a stargli accanto finchè non si accorge che
Greenberg lo sottostima perché ha accettato le naturali forme di
adattamento che la vita adulta impone. Resiste solo Florence che infondo
condivide quella mancanza di ambizione e quel desiderio di qualificarsi
in qualche modo in una società che indirizza verso piste ben battute.
Nel mondo di Greenberg a saltare è proprio questa regola fondamentale:
qui ci si muove nei rivoli, nei canali di scolo. A partire dalle
location che malgrado appartengano geograficamente al quadrato più cool
di Los Angeles, ne mostrano l'aspetto più dimesso e struccato, come si
trattasse del fuoricampo trascurato di qualche brillante scena da grande
schermo. Allo stesso modo i dialoghi si articolano su quelle dissonanze
e quelle aritmie che le sceneggiature più convenzionali non contemplano
se non all'interno di nevrotiche piece teatrali o, come in questo caso,
nelle narrazioni indie. Ci si fissa ad esempio su quei piccoli tilt che
si generano quando due persone parlano senza ascoltarsi. Licenze alla
francese che un po' seducono e un po' irritano, che si piacciono molto
più di quanto non si preoccupino di piacere, ma che ricostruiscono
infondo fedelmente gli abissi dell'incomunicabilità.
La stessa logica del “fuoripista” continua ad esercitarsi nella scelta
di affidare il ruolo del protagonista ad un attore mainstream come Ben Stiller che per copione viene spogliato della sua comicità e ridotto ad uno spettro infelice e un po' sinistro.
Il sentiero secondario sfocia così a modo suo in una stralunata
commedia romantica, mentre Greenberg scopre che può anche beatamente
continuare a non farsi piacere nulla, ma non può proprio sottrarsi
all'impulso di amare.