Letters to Juliet
Due fidanzati di New York giungono a Verona per scopi diversi: lei per scrivere un articolo, lui per apprendere i segreti dell'arte culinaria italiana. Così, mentre lui si perde tra formaggi e vini prelibati, lei trova una lettera scritta negli anni '50, nella quale una ragazza inglese piange il suo innamorato italiano che non rivedrà mai più. Rintracciata la donna, ormai anziana, parte insieme a lei e al nipote per un viaggio in Toscana, alla ricerca dell'amante perduto.
di Marco Triolo
Verona ha ospitato l'anteprima di “Lettere a Giulietta”,
commedia romantica di Gary Winick girata nella città veneta l'estate scorsa. Nonostante l'ambientazione
del film si divida tra Verona e Siena – e nonostante la parte in Toscana
sia quella più consistente – il tema dell'amore eterno è così
legato alla tragedia di “Romeo e Giulietta” da rendere Verona
la cornice perfetta per la prima del film. Peccato che la
pellicola sia solo l'ennesima commediola romantica
hollywoodiana, scritta, diretta e interpretata con il pilota automatico.
Amanda Seyfried in Lettere a Giulietta" alt="Amanda Seyfried in
Lettere a Giulietta">
La sceneggiatura – scritta a quattro mani da Jose Rivera e Tim Sullivan – è una summa dei cliché da romantic
comedy e racconta con ben poco trasporto le vicende di due
fidanzati (Amanda
Seyfried e Gael Garcia Bernal)
che da New York giungono a Verona per scopi diversi: lei per scrivere
un articolo per il New Yorker, lui per apprendere i segreti dell'arte
culinaria italiana e aprire il suo ristorante. Così, mentre lui si perde
tra formaggi e vini prelibati, lei trova una lettera indirizzata negli
anni '50 a Giulietta, nella quale una ragazza inglese piange il suo
innamorato italiano che non rivedrà mai più. Decide così di rispondere
alla lettera e dopo un solo giorno – miracolo delle poste italiane! –
l'innamorata ormai anziana (Vanessa Redgrave)
arriva da Londra con l'aitante nipote (Chris Egan).
Il trio parte così per un viaggio verso Siena – ma sì, tanto al
fidanzato Gael che gliene frega – alla ricerca dell'amante perduto, che
si manifesterà per puro caso nel bel mezzo della campagna toscana nella
persona di Franco
Nero, il quale entra giustamente in scena a
cavallo.
Gael Garcia Bernal in Lettere a Giulietta" alt="Gael Garcia
Bernal in Lettere a Giulietta">
Gary Winick sembra aver ormai messo il suo mestiere a
servizio di blandi filmetti rosa sfornati tanto per fare
cassetta. “Lettere a Giulietta”, pur volendo parlare
di passione e amore eterno, capace di “far attraversare gli oceani”,
risulta alla fine piuttosto freddino. Non manca la solita
accozzaglia di luoghi comuni sugli italiani romanticoni –
accompagnati da copiose quantità di mandolini, spaghetti e canzoni
di Max Pezzali – sparpagliati lungo un plot che sembra
concepito utilizzando il manuale “Come scrivere una romantic comedy”.
Si salvano gli interpreti, che davvero farebbero meglio a dedicarsi a
progetti più costruttivi: la Seyfried è graziosa, Egan sa
rendere il suo personaggio borioso ma simpatico, mentre la Redgrave e
Nero sono molto asciutti e contenuti. Altro discorso per
Bernal, che anche per colpa di un personaggio scritto malamente – sembra
un isterico eccessivamente entusiasta – risulta sguaiato e sopra le
righe.
Per il resto, la storia è noiosetta e già vista e il finale si protrae
all'eccesso, infilando anche una versione “alla rovescia” della famosa
scena del balcone shakespeariano. Verona e Siena risaltano nella loro
bellezza, illuminate dall'ottima fotografia di Marco Pontecorvo,
ma alla fine sono puri sfondi da cartolina. E' invece un piacere vedere
anche in ruoli minori Marina Massironi, Milena Vukotic, Angelo Infanti e il veronese Fabio
Testi. Però tutto ciò non è sufficiente a giustificare la
visione al cinema. Un film buono per una tranquilla serata con la vostra
ragazza, tutt'al più.