

L'esplosivo piano di Bazil

Una mina che esplode nel cuore del deserto marocchino e, qualche anno più tardi, una pallottola vagante che lo colpisce alla testa conficcandosi nel cervello...Bazil non ha molta fortuna con le armi. La prima lo ha reso orfano, la seconda rischia di farlo morire di colpo in ogni istante. Uscito dall'ospedale Bazil si ritrova per strada. Per puro caso, questo dolce sognatore, viene raccolto da una banda di straccivendoli. Un giorno passando davanti a un imponente edificio, Bazil riconosce il simbolo dei due fabbricanti d'armi che sono all'origine delle sue disgrazie. Aiutato dalla sua banda, decide di vendicarsi.

Jean-Pierre Jeunet è tornato. E chi proprio non digerisce i cinepanettoni, avrà la sua rivincita insieme a Bazil (Dany Boon), un timido ragazzo che conosce a memoria le battute di Humphrey Bogart e si muove nel mondo come Buster Keaton.
Dopo che una pallottola vagante gli si è conficcata nel cervello, Bazil
perde tutto, lavoro e casa, e si ritrova a vivere di espedienti. E' così
che fa la conoscenza di un gruppo di strampalati rigattieri che vivono
in un mondo sotterraneo, una strabiliante Caverna di Alì Babà in cui la
convivenza si regola sulla libertà di esprimersi e sulla reciproca
solidarietà. Qui Bazil capisce di non essere solo e si mette in testa di
ingaggiare un duello con i giganti dell'industria bellica, responsabili
delle sue pene e di tante altri guai.
Una cuoca materna, una contorsionista sensibile, un genio del calcolo,
un uomo che parla solo per proverbi e frasi fatte, un altro che invece
preferisce il linguaggio della scultura meccanica, un uomo cannone e un
ex galeotto sfuggito alla ghigliottina sono quindi l'armata Brancaleone
che Jeunet scatena contro i signori della guerra accanto al suo impavido
soldatino di stagno.
Ed ecco la forza originalissima di un cinema artigianale,
fantasioso e favolistico che fonde e recupera, proprio come fanno i
rigattieri, bande dessinée, cartoni animati, slapstick, ma anche Tim
Burton, i vecchi Coen, Terry Gillian, e persino il western di Leone.
La carica visionaria è nel colore e nel modo divertito e provocatorio
con cui il regista rovescia le prospettive e orchestra le illusioni e la
poesia, la forza narrativa è nella favola di una follia che si propone
come alternativa ad una realtà brutta e ingiusta. C'è un ritorno alle
origini, un composto salto all'indietro che arriva a “Delicatessen”
e alle sue atmosfere stralunate e noir, ma tutto è meno feroce e
cannibalistico perchè come il titolo originale indica l'obiettivo è
infilare pasticci (“MicMacs”) a garganella (a tire larigot).
L'intero cast si mette al servizio di questo gioco di prestigio e
spalanca la valigia del saltimbanco per cavarne tutto il repertorio
gestuale e mimico che serve. Dominique Pinon, Andrè Dussolier, Yolande Moureau e sopra gli altri Dany Boon vi conquisteranno con un film che esercita quel fascino primitivo e quasi infantile del cinema: la magia. Quella che fa tornare a casa con passi leggeri e un bel sorriso.