

La Fine è il mio Inizio

Al termine della sua vita densa di avvenimenti, il grande viaggiatore, appassionato giornalista e autore di libri di successo, Tiziano Terzani, si ritira a vivere con sua moglie nell'appartata casa di famiglia in Toscana. Vede chiaro in se stesso, è preparato a chiudere il cerchio della sua vita. Convoca a sé il figlio Folco, che vive a New York. Gli vuole raccontare la storia della propria vita, l'infanzia e la giovinezza a Firenze, i tre decenni trascorsi come corrispondente dall'Asia per il Corriere della Sera e Repubblica, e infine lo sconvolgente viaggio dentro sé stesso, quando a causa del cancro si congeda dal giornalismo e si apre a esperienze spirituali in Asia. Tre anni presso un grande saggio nell'isolamento dell'Himalaya diventano per lui l'esperienza decisiva. Gli rendono possibile guardare alla morte pacatamente. Ora Tiziano vorrebbe trasmettere queste esperienze al figlio Folco.

Giornalista di altissimo livello, inviato per anni nel sud-est asiatico e
in estremo oriente per testate prestigiose italiane e internazionali, Tiziano Terzani è
stata una delle penne più attente e brillanti del nostro giornalismo,
ma soprattutto un personaggio davvero particolare, per le sue idee e il
suo modo di vivere dopo avere lasciato la professione.
Diagnosticatogli un tumore prima dei sessant'anni, Terzani ne passa tre
in meditazione in Tibet e poi torna in Italia, in Toscana, in attesa
della morte. Negli ultimi mesi di vita vuole al suo fianco il figlio
Folco, per dettargli quello che è di fatto il suo testamento spirituale,
“La fine è il mio inizio”, diventato poi un bestseller da mezzo milione di copie vendute solo in Italia.
Il romanzo è diventato oggi un film, diretto dal regista tedesco Jo Baier e interpretato da Bruno Ganz ed Elio Germano nei ruoli di padre e figlio Terzani. Un
omaggio al grande giornalista e soprattutto alla sua spiccata
spiritualità che ha contraddistinto gli ultimi anni della sua vita,
peccato che il risultato finale non rende un buon servigio alla figura
di quest'uomo.
Il Terzani cinematografico di Ganz, infatti, sembra più un santone che
parla e vive per frasi fatte e banalità trascendentali, risultando alla
fine più irritante che d'ispirazione, a causa delle lunghe tirate sull
sogno interrotto di Mao, sul neocapitalismo della nuova Cina,
sull'elevazione dello spirito e la poca importanza che le cose materiali
hanno nei confronti di quelle che fanno di noi delle essenze destinate a
viaggiare verso lidi ultraterreni, continuando il nostro viaggio oltre
la vita.
Insomma, tutto molto bello, ma c'è anche un disagio di fondo che non ti
abbandona per tutta la visione del film, ovvero che l'elevato Terzani
avesse raggiunto, più che una profonda consapevolezza dell'Io,
un'eccezionale misura dell'ego. Effetto probabilmente causato dalla eccezionale statura attoriale di Bruno Ganz rapportata a un Elio Germano che lavora sin troppo di sottrazione,
finendo con l'essere una figura filiale quasi completamente svuotata di
ogni significato, se non quello di riportare al mondo il pensiero di
suo padre.
Inoltre, la regia didascalica e a tratti stucchevole e il doppiaggio aiutano poco a entrare nel film, ma ciò nonostante "La fine è il mio inizio"
ha sempre dalla sua la forza delle parole di un grande narratore e
affabulatore. Per chi le sa ascoltare, sarà senz'altro una visione dalle
suggestioni profonde.