La bellezza del somaro
Durante uno spensierato weekend con gli amici nella casa di campagna in Toscana, Marcello (Sergio Castellitto), e Marina (Laura Morante), sollevati dal fatto che la storia di Rosa con un suo coetaneo, sia finita, si preparano a conoscere il nuovo amore della figlia, ma non sanno ancora cosa (e chi) li aspetta..
Marcello e Marina sono una coppia borghesissima di
mezza età. Lui è un architetto vanesio con l'amante giovane e focosa,
lei è una psicologa protettiva e ansiosa di perbenismo che fa
volontariato e non sa dire di no. La loro figlia, Rosa, è una
liceale un po' arrogante e molto insofferente verso gli eccessi
permissivi di questa coppia felicemente progressista. Ecco però che le
baldanzose licenze dell'educazione moderna che la coppia ha impartito
alla ragazzina vanno a farsi benedire quando i genitori, i loro amici
falliti con i figli disastrati e i pazienti fuori di testa di Marina si
riuniscono nel Chiantishire per un lungo weekend durante il quale Rosa decide di presentare a tutti il suo nuovo fidanzato Armando che ops, piccolo dettaglio, ha settant'anni.
Mentre, senza nessuno scandalo, va in scena la decadenza isterica e
struggente di due generazioni annoiate e narcisiste, si capisce che
tutto è accettabile tranne una cosa: la vecchiaia.
L'idea orgogliosamente inseguita da Sergio Castellitto e dalla moglie Margaret Mazzantini, che è autrice della sceneggiatura, è quella di un
cinema di impianto teatrale che si burla di tutto e tutti nella forma
di una speculazione intellettuale sul tema della morte e dei conformismi
più segreti. Una commedia grottesca costruita su maschere
indecenti, tragiche e mostruose chiamate a misurare le proprie vane
convinzioni con il più grande dei misteri. La confezione è però molto
compiaciuta e fa deragliare il divertissement brillante in una
fastidiosa frenesia snob troppo urlata e a tratti sconcertante per
l'accumulo di banalità e ridicoli stereotipi pasticciati insieme a
citazioni ostentate (Checov, Bergman, Jung, Nabokov e compagnia
cantando).
Il coro di nevrosi risulta caotico, artificiale ed esibito con un
coraggio che trasfigura in estenuante presunzione e che spreca tutto in
un finale fatalmente sempliciotto. Ed è un peccato perché l'ipotesi di
un'alternativa cinematografica ai cinepanettoni era allettante, ma la
mela finisce per cadere su quel lastricato di buone intenzioni che
conduce all'inferno, mentre la bellezza esaurisce la sua corsa poco più
in là del titolo.