Il gioiellino

Il Gioiellino - Locandina

Una grande azienda agro-alimentare si è ramificata nei cinque continenti, è quotata in Borsa, è in continua espansione verso nuovi mercati e nuovi settori: quello che si dice un gioiellino. Il suo fondatore, Amanzio Rastelli, padre padrone dell'azienda, ha messo ai posti di comando i suoi parenti più stretti: il figlio, la nipote ed alcuni manager di provata fiducia - malgrado i loro studi si fermino al diploma in ragioneria. Un management inadeguato ad affrontare le sfide che pone il mercato. E infatti il gruppo s'indebita. Sempre di più. Non basta falsificare i bilanci, gonfiare le vendite, chiedere appoggio ai politici, accollare il rischio sui risparmiatori attraverso operazioni di finanza creativa sempre più ardite... La voragine diventa troppo grande e si prepara a inghiottire tutto.

VALUTAZIONE FILM.IT
TITOLO ORIGINALE
Il gioiellino
GENERE
NAZIONE
Italia
REGIA
CAST
SITO UFFICIALE
DISTRIBUZIONE
Bim
DURATA
110 min.
USCITA CINEMA
04/03/2011
ANNO DI DISTRIBUZIONE
2011

Il crack finanziario della Parmalat raccontato dall'interno, attraverso le vicende personali e pubbliche dei due protagonisti che quell'impero finanziario lo costruirono su basi inconsistenti e quindi successivamente sbriciolarono: Amanzio Rastelli/Callisto Tanzi (Remo Girone) e Ernesto Botta/ Fausto Tonna (Toni Servillo).

Un buon film nella stragrande maggioranza dei casi parte dalla sceneggiatura: si sicuro questo è il caso de “Il gioiellino, seconda regia di Andrea Molaioli dopo il forse sopravvalutato “La ragazza del lago”. Il regista, che ha realizzato lo script insieme a Ludovica Rampoldi e Gabriele Romagnoli, riesce ad ottenere a livello narrativo il notevole risultato di raccontare i suoi personaggi senza offrire al pubblico un giudizio preconfezionato sulle loro rispettive psicologie e azioni. E questo non perché la sceneggiatura voglia evitare di darle oppure non vi riesce, ma piuttosto perché preferisce intelligentemente costruire sull'ambiguità dei personaggi il suo punto di forza. Quello che ne esce fuori è un film sfaccettato, sottile, enigmatico. Molaioli poi dimostra di avere ben presente come vuole organizzare la messa in scena, e sfrutta soprattutto le ottime scenografie di Alessandra Mura per raccontare un mondo arcaico, polveroso, che rappresenta il passato immobile del nostro Paese e non riesce a stare in corsa con un'economia internazionale che cambia pelle con troppa rapidità.

A livello puramente cinematografico “Il gioiellino” funziona a meraviglia, grazie anche alla fotografia sempre efficace di Luca Bigazzi e alle bellissime musiche di Teho Teardo. E poi ci sono i tre protagonisti, tutti capaci di prove assolutamente convincenti. Toni Servillo si sbarazza dell'istrionismo che ha contraddistinto le sue ultime prove cinematografiche e regala al suo Ernesto Botta una compostezza stilizzata e malinconica, asciutta nei gesti ma comunque capace di raccontare la vita interiore e la mente dilaniata del ruolo. Accanto a lui un Remo Girone fisicamente aderente al personaggio di Rastelli, capace per di più di dotarlo di un'ambiguità che fino alla fine lascia sorprendentemente interdetti sulla sua reale natura, divisa tra ingenuo imprenditore e truffatore senza scrupoli. A supporto dei due protagonisti una brava Sarah Felberbaum, molto efficace nel giocare con il non detto e con i mezzitoni di una figura femminile finalmente non soltanto accessoria, ma la contrario delineata con sottigliezza ed eleganza.

Ultimo esempio di un cinema di indagine civile sulle atrocità economiche e sociali dell'Italia contemporanea, “Il gioiellino" è un film che mescola con cura e coerenza la forma con il contenuto, assicurando agli spettatori un prodotto molto più elevato rispetto a quello che offre oggi la nostra industria cinematografica.

di Adriano Ercolani