Fame - Saranno Famosi
Le storie di un gruppo di giovani artisti e performer che cercano di sfondare nel mondo dello spettacolo, facendosi le ossa in un'esclusiva scuola newyorkese.
Ci vorrebbe il giudice Santi Licheri, o chi per lui, per deliberare sulle presunte colpe del film "Fame - Saranno famosi", diretto da Alan Parker nel 1980 e incentrato sulla storia di un gruppo di allievi della "New York City's High School of Performing Arts". Sicuramente è da lì che nacque uno dei serial televisivi più seguiti (e interessanti) degli anni '80 (l'omonimo "Saranno famosi" trasmesso dall'82 all'87), ma è sua responsabilità anche il nostro italico reality/talent show "Amici di Maria De Filippi" (che, non a caso, prima di perdere una causa sul copyright, si chiamava proprio "Saranno Famosi"?).
Insomma, non parliamo di un reato penale, è per questo che ci
rivolgiamo a "Forum". Nell'attesa del giudizio, con la speranza che il
reato non sia caduto in prescrizione, ecco che ci arriva il remake.
Tutto americano stavolta.
Le vite di ragazzi che sperano di fare della propria passione un
talento con il quale sopravvivere e farsi strada nel mondo dello
spettacolo è ormai il leitmotiv di tutta la nostra (occidentale)
televisione. Siamo abituati ad apprezzare le qualità artistiche tanto
quanto dovere scoprire (a forza di chiacchiericcio insopportabile) cosa
si nasconda dietro. Gli amori, la famiglia, le aspirazioni, tutto viene
messo in mostra, diventando esso stesso materia di fiction. Quante volte non pensiamo che ci siano autori dietro i racconti tormentati di tanti "volti nuovi"?
Tutta questa premessa per dire che un film come questo nuovo "Fame - Saranno famosi"
parte già svantaggiato agli occhi dello spettatore. Non ha la durata
per potere raccontare con profondità il privato di un aspirante famoso,
oltretutto perché obbligato (da copione) ad essere un film corale
(meglio il più focalizzato "Step Up" a questo punto!). Il risultato della formula "centosei minuti diviso tanti personaggi meno cinque canzoni da almeno quattro minuti che sono obbligatorie"
è uguale a poco spazio per tutti. Ecco che i personaggi hanno quindi
pochissimo spazio a disposizione per caratterizzarsi, costretti a frasi
involontariamente comiche per necessità di sintesi. Dalla ragazza che
per lasciare il fidanzatino afferma che: "I miei amici dicono che quando la scuola finisce ci si lascia. Quindi ti lascio", al ragazzo nero senza padre a cui il maestro di recitazione suggerisce che "La rabbia che è in te è la tua forza"e tante altre. Pensate che ci sia un recupero con le sequenze delle
varie esibizioni? Vi sbagliate. E non perché non si balli, canti o
reciti bene (anche se su questo aspetto nutriamo qualche dubbio su cui
sorvoliamo per via del doppiaggio che in qualche modo "maschera"), ma
perché tutto è girato come se fosse un videoclip, senza nessuna volontà
di rendere verosimili le varie perfomance.
Alan Parker nel
suo film dell'80 inquadrava spesso il pubblico, lasciava che l'idea
dello show dal vivo (e quindi i respiri, la stanchezza, l'emozione)
potesse in qualche modo trasparire. I tempi sono cambiati, siamo ormai
abituati ad un altro tipo di linguaggio cinematografico/televisivo, ma
non per questo si deve sottovalutare l'importanza di rendere credibile
ciò che si vede. Si va al cinema per vedere un film, non il nuovo video
di Ricky Martin, per quello c'è MTV. Questa considerazione nella regia di Kevin Tancharoen non
c'è, tutto è pretesto per enfatizzare colore e musica, mai la fatica
che c'è dietro, ma solo il luccichio del montaggio finale, quello
migliore. Nota a margine: possibile che nei quattro anni di scuola
questi ragazzi non imparino nulla e rimangano bravi né più né meno di
quando erano entrati?
"Fame - Saranno famosi" è distribuito dalla Lucky Red a partire dal 9 ottobre.
Per saperne di più
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