Come l'acqua per gli elefanti
Jacob Jankowski (Robert Pattinson) viaggia leggero. Ad un passo dalla laurea in veterinaria, ha infatti appena perso tutto: genitori, speranze, casa, sogni. La maniglia a cui si aggrappa per caso e per destino è quella del treno del Benzini Brothers Circus, una strampalata combriccola di imbonitori, mangiatori di fuoco, donne cannone e animali esotici tra i quali scoprirà i pericoli di un luogo sospeso, ma pur sempre abitabile. Il racconto di questa turbolenta redenzione è affidato al lungo flash back di un Jacob, ora novantenne (Hal Holbrook), che ripercorre con la mente le acrobazie del suo numero più rischioso: l'amore per Marlena (Reese Witherspoon). Un amore proibito, perché si dà il caso che lei sia la moglie del sadico direttore del circo (Christoph Waltz), oltreché inarrivabile vedette dello show.
Il circo, con le sue fascinazioni, ha sempre attratto il mondo del cinema e molti registi, da Federico Fellini a Tim Burton, lo hanno raccontato, ciascuno a suo modo. Per questo l'intensa storia d'amore e di circo raccontata da Sara Gruen nel romanzo “Acqua agli elefanti”
(edito in Italia da Neri Pozza e recentemente ridistribuito per la
collana Beat) non poteva sfuggire a Hollywood. Il circo è stato nel
corso dei secoli (e in parte continua a esserlo) lo spettacolo per
eccellenza: fatto di luci e lustrini, di illusioni ed emozioni, è lo
show che più di tutti punta a suscitare lo stupore, e da sempre animali e
acrobati ne sono le vere star. Per l'adattamento di un romanzo del
genere, esiste un uomo a Hollywood che è una vera garanzia: lo
sceneggiatore Richard LaGravenese.
Si può amare o meno il melò, comunque resta uno dei generi maggiori
nella storia del cinema americano, e LaGravenese questo genere lo
conosce benissimo e lo ha declinato in script bellissimi come “La leggenda del re pescatore”, “L'amore ha due facce”, “L'uomo che sussurrava ai cavalli” e il più recente “P.S. I Love You”. Per questo, per approcciarsi a “Come l'acqua per gli elefanti” si può bellamente sorvolare sul nome del regista (quel Francis Lawrence che ha diretto i discutibili “Constantine” e “Io sono leggenda”), e concentrarsi invece su colui che è attualmente il re del melodramma made in USA.
La scelta del cast aveva fatto storcere il naso ai puristi: le età dei
tre protagonisti e il loro aspetto fisico non combaciavano alla
perfezione con quelli del romanzo. Ma chi altri, se non Reese Witherspoon, da sempre amante degli animali, poteva trasmettere la simbiosi che Marlena ha con cavalli ed elefanti? Robert Pattinson, al di fuori della "Twilight Saga", ha già avuto modo di essere un interprete con qualcosa da dire, e Christoph Waltz, nei panni costosi di August,
incarna un cattivo schizofrenico, ora spaventoso e crudele, ora
realmente affascinante, affabulatore. Per non parlare poi della vera
stella: l'elefante femmina che letteralmente riempie la scena, che
interagisce con gli attori, gioca con loro, si esibisce e si diverte a
fare la star. I colori, le luci, lo scintillio del circo dominano per
oltre metà film, nella “più spettacolare extravaganza dei Fratelli
Benzini”, lo show a cui tutti, almeno una volta, abbiamo sognato di
assistere. Poi sopraggiungono il triangolo amoroso, la ribellione a una
tirannia, l'affermazione di se stessi e molto altro, lasciando comunque
il sentore che tra le pagine scritte ci fosse ancora di più.
Dai ritmi dilatati e i dialoghi romantici, “Come l'acqua per gli elefanti”
è un vero melò, di quelli tanto cari al pubblico femminile. E non è
tanto per l'idolo delle figlie e delle mamme Robert Pattinson, quanto
per il fatto che film come questo hanno fatto tintinnare denari nelle
casse della Kleenex per anni. Come chi scrive ha già avuto modo
di ribadire altrove, il melodramma, il coinvolgimento e la commozione
che ne conseguono non sono qualcosa di cui ci si debba vergognare.
Questo è un film romantico, e il ritmo si culla nel lento e dolce miele
della storia. Cosa chiedere di meglio?