Captain America: Il Primo Vendicatore
La vicenda vedrà un giovane Steve Rogers, durante la Grande Depressione, cercare di arruolarsi, disgustato dall'escalation nazista. Ritenuto non idoneo, si vede proporre dal generale Chester Phillips un programma sperimentale, che lo trasforma in un super-uomo, alias Capitan America. Dopo tre mesi di addestramento intensivo, viene inviato alla sua prima missione.
Da quando Hollywood ha imparato ad attingere dai fumetti della Marvel, di supereroi al cinema se ne sono visti parecchi. Mancava però uno dei suoi più celebri e celebrati personaggi di quell'universo, quel Captain America su cui ha sempre pesato, suo malgrado, un nome e una divisa così
carichi di significati “politici” che non sempre ha entusiasmato il
resto del mondo, leggasi antiamericanismo (ed infatti in Russia, Ucraina e Sud Corea il film si chiama semplicemente “Il primo vendicatore”).
Poco male, dopotutto quello inventato da Joe Simon e Jack Kirby
nel 1941, era un personaggio creato proprio per incarnare quegli ideali
americani di giustizia e libertà che i regimi fascisti europei stavano calpestando dall'altra parte dell'oceano. Non si sapeva ancora se gli Stati Uniti si sarebbero fatti coinvolgere direttamente nel conflitto e nel dubbio i tanti giovani fumettisti ebrei che ogni giorno
ascoltavano le storie delle tragiche persecuzioni di loro zii e cugini,
trovarono nelle “strisce” la possibilità di trasferire il proprio sogno
di rivincita. Per loro, seconda generazione di immigrati, l'America era stata la terra promessa e americano quindi doveva essere il nuovo eroe, come del resto è splendidamente raccontato nel libro premio Pulitzer 2001 “Le fantastiche avventure di Kavalier & Clay” di Michael Chabon. Ecco quindi che tra i tanti nuovi eroi, prese vita Captain America. Il successo delle sue pubblicazioni coincise con il periodo della guerra. Firmati i trattati di pace e messi da parte i totalitarismi di destra,
la fantasia dei lettori sembrava non avere più bisogno di un americano
che dalla testa ai piedi combattesse contro il male e Captain America fu messo in soffitta. Per fortuna poi arrivò la serie de "I Vendicatori" e ci si spremette un po'più le meningi per dare nuovo lustro al personaggio e dagli anni '60 in poi, l'eroico Cap vive quella seconda giovinezza che lo ha portato fino ai giorni nostri e al lungometraggio di cui andiamo ora a parlare.
Era difficile realizzare un film che non sembrasse eccessivamente patriottico,
che riuscisse a spostare l'attenzione dal nome e dal costume del
protagonista per canalizzarla su una storia dal respiro più ampio e a
basso rischio di travisamenti. Il regista Joe Johnston (lo stesso di “Jumanji”) ci riesce però alla grande, sia con accorgimenti visivi che narrativi. La fotografia anni '40 rende tutto il racconto carico di un'atmosfera d'antan che tanto lontana sembra essere dalla solita spacconeria tipica dei blockbuster sui supereroi,
così come lo sono gli effetti speciali, mai esagerati, ma sempre
“trattenuti”, quasi che spingendo troppo il pedale dell'acceleratore si
possa finire con il perdere di vista ciò che più conta, ovvero la
storia. Ma non è tutto. E' la stessa sceneggiatura che in molti momenti
della sua prima parte scherza sul modo americano di approcciarsi alla guerra, dramma da vincere non solo con il coraggio dei suoi soldati, ma anche con le apparenze e lo spettacolo (un po' come si raccontava per la foto di “Flags of Our Fathers” di Eastwood). Eroismo sì, ma senza esaltazioni: Captain America non vince da solo, ma con una squadra di amici.
E non è nemmeno scontato l'happy end. La storia "narrativa" poi si
inserisce sulla storia "vera" cercando di aumentare il grado di
immedesimazione degli spettatori, ma senza essere oltremodo ambiziosa e
volare di fantasia. Il cattivo di turno non è più Hitler, bensì il fantomatico gruppo Hydra, e così all'eroe Steve Rogers tocca semplicemente salvare il mondo dall'ennesimo megalomane
cinematografico e non di distruggere quel nazismo sconfitto invece da
altri eroi, eroi veri, non da fumetto e non tutti americani.
Chris Evans, già torcia umana dei “Fantastici Quattro”, dona la giusta fisicità al protagonista,
letteralmente trasformato grazie agli straordinari effetti speciali, da
scricciolo pelle e ossa a credibile body builder. Intorno a lui si
muovono una serie di attori che non sbagliano mai un colpo: Tommy Lee Jones, Hugo Weaving e Stanley Tucci. E' anche da queste scelte di cast che si vede la bravura di un team di realizzatori. E “Captain America: Il primo vendicatore” ne è, per sua fortuna, un loro prodotto.