Biancaneve
Dopo che la perfida matrigna uccide suo padre e distrugge il regno, Biancaneve si unisce a una banda formata da sette bellicosi nani per reclamare i propri diritti.
Un prezioso lavoro di analisi delle diverse versioni della fiaba di Biancaneve è alla base del nuovo film di Tarsem Singh,
che sceglie l'impavido cammino del confronto con una fiaba classica
senza l'ausilio dei mezzi di animazione. Si annusa quindi il profumo
della sfida, si sfoderano le armi affilate di un cast praticamente perfetto, capeggiato da Julia Roberts, e di un gusto registico visionario che regala qualche soluzione originale.
“Biancaneve” è una
fiaba divertente quando rompe improvvisamente gli opposti
cristallizzati del bene e del male per mostrare le sfaccettature della
brama di potere e le moderne ossessioni estetiche del personaggio della Regina (Julia Roberts). Qui la star interpreta una donna in crisi di mezz'età che ricorre alla magia per rimanere eternamente giovane e conquistare la sicurezza economica rappresentata dal ricco principe Alcott (Armie Hammer).
Biancaneve (Lily Collins) invece, ha il fascino verginale di Audrey Hepburn e il moto febbrile del cambiamento, e nel corso di due ore si tramuta da innocente bambina a Xena - principessa guerriera finalmente consapevole del proprio ruolo all'interno della società e nel cuore del principe. Il
film intrattiene, cammina radente sul filo della demenza, ma alla fine
raggiunge l'obbiettivo di due ore di gustoso equilibrato divertimento e dello status di “film per tutta la famiglia”, oltre ad incoronare
artisticamente il nuovo principe biondo d'America Armie Hammer.
di Alessia Laudati