Bel Ami
Adattamento della novella di Guy de Maupassant. George Duroy è il prototipo dell'arrampicatore sociale d'ogni tempo: un giovane e fatuo provinciale che scende a Parigi dopo una deludente avventura militare e, sfruttando il successo con le donne, si trasforma in un giornalista di grido imparentato con l'alta finanza. Dietro la sua cinica, insopprimibile vitalità si cela però un'ossessionante paura della morte che vanifica la sua sfrenata ricerca del successo.
Robert Pattinson si toglie i canini per la terza volta nell'epoca "Twilight", cercando di mollare definitivamente lo scettro da King of Emo. Per farlo sceglie un ruolo che perfino i suoi fan avranno difficoltà ad apprezzare.
Missione fallita. La sua performance forzata in “Bel Ami” è uno dei grossi problemi del film. Diretta a quattro mani dagli esordienti Declan Donnellan e Nick Ormerod, la pellicola è un adattamento stanco del romanzo di Guy de Maupassant.
Un film dal ritmo piatto e dalla messa in scena televisiva. E al centro
dell'inquadratura, in ogni scena, c'è Pattinson, veterano di guerra
codardo che diventa velocemente uno sciacallo dell'aristocrazia.
Il protagonista molla l'espressione da vampiro più innamorato che
dannato e si presenta ringhiando, sudando e saltando sui letti di ricche
signore sposate per arrivare al loro portafoglio. Più l'attore prova a scavare nel vero lato oscuro di un personaggio interessante, più la sua performance risulta legnosa. Fanno meglio le sue vittime Christina Ricci, Uma Thurman e Kristin Scott Thomas, quest'ultima la migliore del cast, sempre convincente in qualsiasi ruolo le venga proposto. Perfino
il sesso che è al centro della storia si appiattisce velocemente dopo
una prima sequenza erotica tra Pattinson e la Ricci.
Rimane la cornice storica della Parigi di fine Ottocento, interessante
soltanto nelle sequenze iniziali del film. “Bel Ami” è, dunque,
un'occasione mancata per Pattinson: una pellicola velocemente
trasformata in un melodramma scialbo destinato al dimenticatoio.
di Pierpaolo Festa