

Attack the Block - Invasione aliena

Londra. Sam, un'infermiera tirocinante, sta tornando a casa dal lavoro quando viene aggredita e derubata da una banda composta da cinque giovanissimi teppisti incappucciati: Moses, Pest, Denis, Jerome e Biggz. La donna riesce a fuggire quando un meteorite si schianta su una macchina parcheggiata lì vicino. Incuriositi, i ragazzi si avvicinano alla carcassa dell'automobile e, con grande sorpresa, vengono aggrediti da un piccolo alieno. Per nulla intimoriti, i cinque giovani si lanciano all'inseguimento della creatura e la uccidono. Dopo averla trascinata in giro per il quartiere come un trofeo di guerra decidono di nasconderla nell'appartamento di Ron, uno spacciatore che vive nel loro stesso caseggiato e che ha creato una piccola coltivazione di cannabis in un appartamento abbandonato agli ultimi piani del palazzo. Mentre Sam e la polizia danno la caccia alla banda, una seconda ondata di meteoriti si abbatte sul quartiere: è un'invasione aliena in piena regola. Convinta di una facile vittoria contro creature così deboli, la gang impugna le armi, inforca le proprie bici e gli scooter e si prepara alla caccia. Ma questa volta le creature sono più grandi e molto più pericolose.

“Sono atterrati nel posto sbagliato”. Questa frase, pronunciata da uno dei giovani protagonisti di “Attack the Block”, sintetizza in breve tutto il film di Joe Cornish, che come promesso mescola suggestioni da “I guerrieri della notte” con il cinema di John Carpenter, e ci regala una delle più soddisfacenti ed esaltanti esperienze fantascientifiche degli ultimi anni. In “Attack the Block”
c'è tutto: c'è il divertimento, l'orrore, il commento sociale, tutto
quello che uno si aspetta dalla migliore sci-fi. E qualcosa di più.
In “Attack the Block” c'è soprattutto il cuore,
la passione per il genere che trasuda da ogni scena, inquadratura,
personaggio, nota musicale. C'è insomma quell'intelligenza mista a gioco
post-moderno e citazionista, mai gratuito, che abbiamo imparato ad
amare nel cinema di Edgar Wright, e che si riflette perfettamente nell'opera prima di Cornish, suo amico e discepolo. La premessa è da puro b-movie:
nel quartiere più difficile di Londra, un gruppo di adolescenti rapina
un'infermiera poco prima che uno strano meteorite piova dal cielo e
sfasci un'auto nelle vicinanze. Ma non si tratta di una semplice roccia:
è in realtà il veicolo con cui una bestiaccia aliena è giunta sulla
Terra. Dopo che la gang l'ha fatta fuori, il quartiere inizia a essere
invaso da esseri simili, e i teppisti divengono l'ultima speranza
dell'umanità...
Le prime inquadrature di “Attack the Block” stabiliscono subito il mood: movimenti di macchina sobri ed eleganti, accompagnati da una colonna sonora elettronica che sembra uscita da “La cosa” di Carpenter, ci riportano indietro, a quegli anni Ottanta in cui l'America sapeva fare questi film meglio di tutti. “Gremlins”, “Critters”, “Distretto 13” vengono frullati insieme all'interno di un'atipica ambientazione da working class inglese,
e il gioco è fatto: un'ora e mezza di puro spasso, un film che non ha
paura di giocarsi tutte le carte, di cambiare registro e passare da
parti ricche di humor ad altre più drammatiche, con punte horror di
grande impatto. La suspense regna sovrana in parecche sequenze, come
quella ambientata in un corridoio avvolto dal fumo, in cui i nostri
cercano a tentoni l'entrata del loro rifugio braccati dai mostri. E poi,
dicevamo, non manca un commento sociale che, dopo i recenti fatti di Londra, assume connotati ancora più allarmanti.
“Il governo probabilmente ha creato questi esseri per uccidere i neri –
dice il capo della gang, Moses – Prima hanno mandato qui la droga, poi
le armi. Ora mandano i mostri a prenderci”.
Un'ultima nota di merito va al cast: dagli sconosciuti John Boyega, Alex Esmail, Leeon Jones, Franz Drameh e Simon Howard, ai più noti Jodie Whittaker e Nick Frost,
tutti danno il meglio. In particolare Boyega, esordiente al cinema, è
carismatico e duro quando serve, ma riesce anche a far trapelare il lato
fragile del suo Moses, che in fondo è un ragazzino costretto a
comportarsi da uomo. Cornish dirige con sensibilità e schiettezza,
ritmo e ironia, ma anche con un grande senso dell'epica.