30 giorni di buio
Ogni anno, quando l'oscurità avvolge per un mese l'isolata cittadina di Barrow, in Alaska, gli abitanti sono costretti a combattere contro un'orda di insaziabili vampiri assetati di sangue che seminano morte e distruzione.
In una piccola cittadina dell'Alaska sperduta in mezzo al ghiaccio la gente si prepara a partire, visto che è l'ultimo giorno di luce e si preparano ad arrivare ben trenta giorni di buio totale. Ai pochi rimasti il compito di preservare il paese dal disfacimento. Tra loro il capo della polizia, lo sceriffo Eben Oleson (Josh Hartnet), la sua ex moglie Stella (Melissa Gorge) e pochi altri esseri umani. La cittadina è quindi molto poco difesa quando su di essa si scaglia un'orda assetata di vampiri, arrivati attraverso i ghiacci a bordo di una misteriosa nave. Comandati da Marlow (Danny Huston), i non-morti iniziano pian piano ad mietere vittime tra gli abitanti rimasti, senza che il pericolo venga in principio scoperto. Ad avvertire però Oleson ed i superstiti si presenta un misterioso sconosciuto (Ben Foster), che li mette in guardia contro le tenebre.
Tratto dalla splendida graphic novel di Steve Niles e Ben Templesmith, questo riuscito horror diretto da David Slade – quello dell'interessante e purtroppo inedito “Hard Candy” (id., 2005) interpretato tra gli altri da Ellen Page – ci ripropone finalmente una figura del vampiro come si è ormai insediata nell'immaginario collettivo del genere, e cioè un essere demoniaco dotato di poteri sovrannaturali ma soprattutto di una gelida lucidità nell'usarli contro gli esseri umani. Esseri pensanti e spietati, e non le orde impazzite di bestie feroci che ultimamente hanno popolato i nostri schermi diminuendo notevolmente il fascino di queste creature.
A prescindere anche da questo aspetto fondamentale, “30 giorni di buio” è un ottimo prodotto per tutta una serie di ragioni; Slade riesce ad esempio a sfruttare alla perfezione l'inquietudine dell'ambientazione, la desolazione dei ghiacci che fa da giusto setting all'attacco dei mostri. Coadiuvato dalla bella fotografia di Jo Willems e dalle scenografie spoglie di Paul Austerberry, il regista crea un universo visivo molto efficace, che riesce ad aumentare notevolmente l'angoscia dello spettatore. A questo contribuisce anche la soida sceneggiatura del professionale Stuard Beattie, autore dello script di opere notevoli come “Collateral” (id., 2004) di Michael Mann e della trilogia dedicata la pirata Jack Sparrow/Johny Depp. Anche il cast d'attori si rivela tutto sommato azzeccato, ed in esso spiccano le interpretazioni maiuscole del sempre ambiguo Bejn Foster e di un Danny Huston grande figura orrorifica.
Pur essendo un prodotto medio e tutto sommato non troppo ambizioso, “30 giorni di buio” raggiunge perfettamente il proprio obiettivo, che è quello di intrattenere con una discreta intelligenza ed una buona coerenza estetica. Se no fosse per un finale che forse troppo concede all'azione ed agli effetti speciali, questo film prodotto da Sam Raimi sarebbe senza dubbio annoverabile tra i migliori horror usciti negli ultimi anni, e comunque ha l'indissolubile pregio di averci restituito la figura del vampiro affascinante e melliflua come da sempre la conosciamo. Questo è un fattore che di certo non può essere sottovalutato.