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Un importante consiglio per i nuovi registi

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Monicelli

21.12.2000 - Autore: Valentina Bisti
Quali sono le radici della commedia allitaliana?   La commedia allitaliana è sempre esistita, viene da molto lontano. Da Boccaccio, da Macchiavelli e la Mandragola, da Guzzante, dalla commedia dellArte. E unarte che sottolinea la miseria, la fame, la povertà, la morte. Tratta insomma degli argomenti drammatici e spesso tragici sotto lombrello dellumorismo e della farsa. E sempre stato e sempre sarà così perché questa è la nostra maniera di ridere.   Che differenza cè tra una commedia dei fratelli Vanzina e una commedia degli anni 50?   Anche allora cerano i film alla Vanzina, ma erano commedie allitaliana in cui cera una differenza importante di fondo: il tema, molto serio e che colpiva fino in fondo come un bisturi, non aveva mai un finale positivo. Ma cerano anche commedie molto più superficiali, goderecce, diciamo così.   Che cosa, della comicità di oggi, la indispettisce di più?   E la volgarità e, soprattutto, la ricerca dello sberleffo in sé per sé per strappare quella risata che dura lattimo in cui si esegue lo sberleffo e poi sparisce.   In quali registi si riconosce di più?   Non so, ma credo che registi come Muccino, Tornatore (quando abbandona le sue enfatizzazioni) Mazzacurati, Faenza sono seri e hanno qualcosa da dire. Purtroppo lavorano poco e quando lavorano il loro film esce in tre cinema, fa 15 giorni di programmazione e poi sparisce. Questo perché non cè unindustria forte alle spalle e soprattutto perché lindustria americana produce film, spesso mediocri, che occupano tantissime sale.   Questo vuol dire che il cinema è unarte industriale?   Esattamente. Ed è sempre stato così. Negli anni 50 e 70 il cinema italiano era più forte di quello americano, il 65% degli spettatori seguiva i film italiani. E gli imprenditori rischiavano più volentieri i soldi. Poi, piano, piano siamo stati spinti fuori dalla forza dellindustria americana. Inoltre cè da dire che negli anni 50 il cinema era lunico svago degli italiani nel tempo libero e a poco prezzo. Poi quando è arrivato il benessere, le prime rate, il frigorifero e la seicento la facilità di rimunerazione che aveva il cinema non lha più avuta. Così ha vinto la grande industria che ha potuto sostenere questo passaggio perché aveva la capacità finanziaria per poter resistere a questo scontro.   Cè qualcosa che vorrebbe insegnare ai nuovi registi italiani?   Sì, ad essere più onesti con loro stessi, di dire, scherzando, cose poco visibili e poco divertenti. E poi cercare il modo di produrre un film che possa essere visto dalla maggior parte delle persone. Mai disinteressarsi del pubblico. Se io dico una cosa, lo faccio perché ci credo e perchè voglio che sia compresa dal maggior numero di persone. Sennò vuol dire che ho fallito\".   Continuerà a fare film comici? Sì, a parte due film, io ho sempre fatto opere comiche. Perchè usare la comicità, lumorismo, il grottesco, la satira, è come usare unarma che va molto in profondità e che è molto più incisiva di qualsiasi altro modo di trattare gli argomenti. Non parliamo della comicità a sfondo drammatico perché quello è il modo più infantile e superficiale di commentare i fatti.