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Timothy Spall a Torino: "Ci ho messo quarant'anni a diventare un eroe romantico"

Il grande attore inglese è protagonista della commedia sentimentale Ricomincio da me, il film che ha aperto il 35° Torino Film Festival

26.11.2017 - Autore: Pierpaolo Festa, nostro inviato al TFF (Nexta)
Torino - Ogni regista che abbia mai lavorato con Timothy Spall sa bene che averlo come attore vuol dire possedere un'arma segreta in grado di elevare qualsiasi film. Lo ripetiamo: qualsiasi film. Lo sa bene Richard Loncraine, l'uomo che ha lanciato la carriera di Spall alla fine degli anni Settanta, offrendogli il suo primo ruolo al cinema. Quarant'anni dopo, regista e attore tornano a lavorare insieme in Ricomincio da me in cui commedia e dramma si uniscono per fare strada a una storia d'amore tra ultrasessantenni. Il film ha aperto il 35° Torino Film Festival. 

Lo schermo si illumina. Passano pochi minuti. Entra in scena Timothy Spall. Gli basta apparire all'angolo dell'inquadratura per avvolgere lo spettatore di calore
: una sensazione di sicurezza che si prova soltanto davanti a pochi attori. Londinese, classe 1957, Spall non è una grande star, ma è di certo un grandissimo attore che abbiamo imparato a conoscere grazie ai film di Mike Leigh e che i fan di Harry Potter conoscono grazie al ruolo di Codaliscia.


 
In Ricomincio da me lo vediamo nei panni di eroe romantico. A sessant'anni esatti. Un personaggio di poche parole che ruba il cuore alla protagonista tradita dal marito (l'attrice Imelda Staunton). Un uomo squattrinato che vive su una barca sul Tamigi e che ama occasionalmente fare uso di marijuana: "Sarebbe stato facile cadere nel cliché dei film con i vecchi che si prendono in giro da soli. In questo film invece accade l'esatto opposto: è una storia che parla di come poter essere ancora divertenti e arzilli a una certa età. E di farlo con grande dignità davanti agli ostacoli della vita. Nel caso delle scene in cui fumo una canna insieme alla protagonista Celia Imrie, si tratta di momenti che delineano l'amicizia tra due persone: un attimo in cui mettono da parte la solitudine e l'isolamento delle loro vite". 
 
Impegnato a teatro e al cinema da ormai quarant'anni, Spall ricorda ogni suo ruolo. I nomi dei suoi personaggi, quelli dei suoi colleghi e perfino le battute pronunciate nei suoi film. Quando lo incontriamo a Torino, iniziamo a parlargli del suo lavoro in Hamlet di Kenneth Branagh...
 
Era Rosencratz o Guilderstern in quel film?
Rosencrantz.... 

Ne è sicuro? Andrò a controllare...
Ti assicuro: Rosencrantz... Rosie-crazy... (sorride)


 
Restiamo sui ricordi: ha ancora buona memoria della prima volta che ha lavorato con Richard Loncraine? E' stato il suo primo lavoro, dico bene? 
Era il 1978 ed ero appena uscito dalla RADA (la celebre Royal Academy of Dramatic Arts). Stavo per iniziare una carriera a teatro. Avevo appena compiuto 21 anni. Ed eccomi sul set di Loncraine: dovevo interpretare un soldato che sparava a qualcuno. Ero felice di fare quel film. Il mio primo film. Finito il lavoro andai da Richard e gli dissi: "vorrei lavorare di nuovo con te, posso avere un ruolo più grande la prossima volta in un tuo film?". Anni dopo, nel 2003, sono tornato a lavorare con lui sul set de La mia casa in Umbria, dove ho recitato con Maggie Smith. Quello era un ruolo più grande, ma ancora non abbastanza grande. Sono tornato a parlargli: "Richard la prossima volta posso avere una parte più grande? E possiamo fare un film sentimentale?" Ed eccoci qui. Sono passati quarant'anni dalla prima volta, ma Richard è stato di parola.

Il regista descrive questo film come la storia di una ragazza che ruba il cuore di un ragazzo. Usa quel lessico, nonostante i protagonisti siano ultrasessantenni...
Be' c'è tanto che i giovani possono imparare da queste storie d'amore "mature", no? Del resto se i vecchi passano tanto tempo a guardare film che parlano di giovani, perché non dovrebbe accadere anche il contrario? Nel mondo occidentale le persone vivono più a lungo rispetto al resto del pianeta, dunque le loro vite vanno avanti anche nella vecchiaia. E i loro sentimenti continuano a funzionare pienamente. Si hanno certamente problemi e acciacchi, ma ci sono tante persone anziane in giro. E la cosa inevitabilmente si riflette nell'arte e nell'entertainment...
 
Nel film vediamo gli uomini piangere. E' una cosa molto interessante che si fa strada direttamente al cuore dello spettatore. Parliamo di quelle scene: può essere difficile piangere davanti alla macchina da presa, nonostante quarant'anni di carriera? 
Il fatto è che - sembrerà un cliché e probabilmente lo è - quando hai vissuto tante esperienze, ti conosci e riconosci velocemente quello che ti sta capitando. Arrivi a un'età in cui sai che dolore e sofferenza non riguardano solo il pianto. Ma altre cose. Le connessioni emotive, l'inabilità di connettersi e a volte perfino il non piangere davanti a eventi enormi. Sai qual è la vera difficoltà? Piangere non vuol dire solo scoppiare in lacrime... a volte è più difficile trattenerle le lacrime. A volte la cosa riguarda solo un pugno di lacrime. Come in questo caso. 


 
Diverse scene del film sono ambientate nel centro di Londra. Sono le sequenze più romantiche del film. In che modo Londra può essere romantica? 
Mi reputo fortunatissimo a essere nato e cresciuto a Londra. E potermi permettere di vivere lì. E' una città enorme e caotica, ma la cosa bella è lo spirito europeo che viene fuori. Quello delle città che sono state distrutte durante la Seconda Guerra Mondiale: quindi cammini e ti ritrovi davanti a una chiesa in rovine. E da quelle rovine vedi un meraviglioso pezzo di architettura che viene fuori. Succede in ogni Paese che abbia sofferto il dramma della guerra: per qualcuno sembra una cosa post-apocalittica, per me è un esempio magnifico di come le cose vogliono uscire fuori e restare vive. Un esempio di quanto l'Europa sia un bellissimo paese. 

Ricomincio da me arriverà nei cinema dal 4 gennaio distribuito da Cinema di Valerio De Paolis

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