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The Millionaire - La nostra recensione

Un grande film: teso, ricco, emozionante. Questa è la nuova opera di Danny Boyle che ha confezionato una pellicola tanto Bollywood quanto occidentale. Da domani nei cinema.

Slumdog Recensione IMG

04.12.2008 - Autore: Andrea D'Addio
I problemi degli uomini hanno tre cause: i soldi, le donne ed entrambi” disse una volta il popolare presentatore americano Johnny Carson, e così è per Jamal (l'attore Dev Patel), protagonista di “The Millionaire”. Partiamo dai soldi: chiunque si accomodi sulla sedia del concorrente del famoso telequiz “Chi vuol essere milionario?” (da qui il titolo della pellicola) ha l’ambizione di portare a casa una bella somma per risolvere qualsiasi tipo di problema, fosse anche solo quello di non poter soddisfare i propri capricci; se poi, nel particolare, si parla di un paria che per anni ha vissuto nella povertà più assoluta e che ora sbarca il lunario come “ragazzo del tè” in un call center, si può facilmente capire quanto l’aspetto economico sia preponderante nella lista delle priorità. Passiamo alle donne: Jamal è innamorato della bella Latika (Freida Pinto) e la sua passione è sia lo stimolo per andare avanti tra mille difficoltà sperando che la felicità possa un giorno essere raggiunta sia la causa per cui più volte ha rischiato di superare il confine che divide la vita dalla morte.

Mettiamo assieme il tutto ed escono fuori le fondamenta narrative del nuovo film di Danny Boyle. Una favola di quelle che piacciono (il sempre perdente che prova a riscattarsi), certo, come del resto lo era già stata “Millions” (Danny Boyle vuole sempre bene ai suoi personaggi, persino quelli di “Trainspotting” raggiungevano una loro salvezza), ma anche un progetto rischioso, che ha un cast completamente indiano, è girato interamente a Mumbai e nella versione originale (quella che in Italia non potremo gustarci prima del dvd) ha tutta una prima parte parlata in hindi (solo in seguito si passa all’inglese).

La storia parte da un libro, "Dodici Domande" di Vikas Swarup, i cui diritti furono acquistati prima ancora della pubblicazione. Danny Boyle, che prima delle riprese non aveva mai visitato l’India, pensò bene che la sceneggiatura scritta da Simon Beaufoy, fosse nelle sue corde, ed ecco così che "Slumdog Millionaire" prese vita. Le dodici risposte per arrivare alla vincita massima sono così altrettanti espedienti narrativi per conoscere la vita di Jamal, un ragazzo poco più che ventenne che ha finora semplicemente cercato di sopravvivere. I suoi drammi, una mamma linciata dai mussulmani, un rapporto di amore e odio con un fratello ormai delinquente, un amore impossibile con la donna del più feroce malavitoso della città e una povertà senza limiti, sono sì elementi spinti ai massimi, ma nella loro essenza (la famiglia, le relazioni sentimentali, il denaro) compongono l’universo di qualsiasi esistenza. Aiutato da una sceneggiatura che a differenza del famoso format televisivo gioca sulla suspense delle risposte, anziché delle domande (come ha fatto Jamal ad indovinare è di volta in volta la questione), Danny Boyle confezione un film tanto Bollywood quanto occidentale.

Da una parte la fotografia sgranata alla “City of God”, l’azione serrata con camera a mano, i raccordi narrativi trainati da una colonna sonora che fonde le sonorità del posto con i ritmi della pop music a stelle e strisce, dall’altra una buona dose (non esagerata) di melodramma, titoli di coda con tanto di ballo e una finale riflessione sul Karma come destino creato dalle azioni della vita precedente, che la voce fuori campo finale sottolinea quasi come marchio di provenienza. Ne esce un grande film: teso, ricco, emozionante.