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Rosario Dawson col cuore in mano

Splendida e brava. L'attrice newyorchese, cresciuta artisticamente con Spike Lee, Oliver Stone e Tarantino, rivela quanto abbia amato il suo personaggio in "Sette Anime".

Rosario Dawson col cuore in mano IMG

10.01.2009 - Autore: Pierpaolo Festa
Quanti di voi ricordano il nome Naturelle Riviera?? Alta, bellissima e molto sensuale, l’unica donna che riusciva a stimolare le fantasie di Monty Brogan (Edward Norton) ne “La 25° Ora”, capolavoro di Spike Lee. Era il 2002 e quello fu il ruolo che la lanciò nel mainstream hollywoodiano. Da allora seguirono “Alexander” di Oliver Stone, il bellissimo “Guida per riconoscere i tuoi santi” e naturalmente “A prova di morte” di Tarantino, dove prendeva a calci nel sedere Kurt Russell!

Stiamo ovviamente parlando di Rosario Dawson che abbiamo incontrato a Roma in occasione della presentazione di “Sette anime”, pellicola di Gabriele Muccino. Il suo ruolo nel film è quello di Emily, donna gravemente malata di cuore che instaurerà un rapporto unico col misterioso Ben (Will Smith). “Ho amato questo personaggio – ci racconta la Dawson - per la sua visione della vita e perché sa prendere le notizie cattive non in modo disperato”.

Come ha conosciuto Gabriele Muccino?
Conosco Gabriele da moltissimi anni. Ero venuta a Roma per una parte per un film che non abbiamo più fatto. E poi naturalmente ho visto i film italiani e ho subito notato quella capacità di far piangere anche gli uomini.

Si dice che sia un regista che pretende moltissimo dagli attori…
Proprio così. È una persona estremamente rigorosa. Sul set mi guardava e, se facevo un gesto con la fronte o mi muovevo in un modo che non avevamo previsto, mi chiedeva: ‘cosa fai?’. Gabriele ti spreme e tira fuori da te il meglio della tua performance. Quando sei esausto ti spinge oltre questo confine e riesce ad avere il massimo. Posso tranquillamente dire che è il regista più emozionale con cui abbia mai lavorato. Più che dirigere una performance di attori, lui la sente e capisce quando qualcosa non va. Fare felice Gabriele è la cosa più bella che un attore poteva vivere su quel set.

Ci parli ancora di cosa le è piaciuto del suo personaggio…
Ho fatto questo film soprattutto per il personaggio. Sarebbe bello sapere che esistono realmente persone così. La storia mi ha attratto moltissimo. Questa storia l’avrei interpretata anche con altre persone al timone. Tanto meglio che c’era Gabriele, perché sapevo che sarebbe riuscito meglio!

E cosa ci racconta dell’imbarazzo provato da Will Smith durante la scena d’amore tra di voi?
L’unica scena d’amore che avesse mai girato prima era con sua moglie Jada Pinkett in “Alì”. Prima di girare ne abbiamo parlato tanto. Era nervoso e si era fatto piccolo piccolo. Come facciamo è una scena di nudo, non voglio fare legal cheating (ovvero con la scusa di una scena, ti metto le mani addosso). Tom Cruise è venuto sul set un giorno e ha detto a Will: “Tranquillo, ogni volta che faccio un film, ho quasi sempre una scena d’amore”. Quando abbiamo cominciato la scena, Will si è messo sdraiato. E Gabriele ha detto “Stop”, lei è malata di cuore, sei tu che devi stare sopra lei, non viceversa!

Leggete la nostra intervista a Gabriele Muccino e Will Smith
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