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Riflessioni tecniche

Seconda parte dell'intervista in cui David Fincher ci parla del perchè abbia voluto per "Panic room" due direttori della fotografia.

panic room

19.04.2002 - Autore: Alice Ortolani
Nonostante lei sia un regista commerciale ha disegnato un profilo di autore molto netto, il suo cinema è apocalittico e pessimista. Panic Room sembra più schematico e orientato allo shock visivo: può essere considerato il suo film meno dautore?   Ogni film si realizza con diverse motivazioni. Dopo un film caotico come Fight Club ero molto contento di girare una pellicola ambientata esclusivamente in una casa. Oltretutto era per me una nuova esperienza, perché nei precedenti film noi realizzatori eravamo sempre un passo avanti al pubblico, per poi svelare la storia alla fine. In Panic Room invece il pubblico è sempre a fianco del protagonista, e questo mi ha portato ad affrontare, come regista, tutto in maniera differente.   Come mai la scelta di due direttori della fotografia?   Il primo direttore della fotografia, che è anche un mio amico, Darius (Kondji) probabilmente non si è trovato molto a suo agio: gran parte del film è stato previsualizzato ed avevano già deciso la posizione delle luci. Inevitabilmente si è sentito frustrato e ha deciso di andarsene. Al suo posto è venuto Conrad (Hall). Questo purtoppo era in parte dovuto ai ritardi nei tempi di lavorazione dovuti all abbandono del set da parte della Kidman..   Che cosa ne pensa di questo fenomeno della dilagante paura che porta alla costruzione di sempre più numerose Panic Room?   Non credo che sia un fenomeno, vedo più la cosa come un atto disperato dei pubblicitari che approfittanoi della spinta di un film che è invece fatto perché la gente si compri i pop-corn e si vada a divertire al cinema! Ritengo che lunico motivo valido per farsi costruire una Panic Room sia una seria paura di essere rapiti, magari da parte di persone estremamente ricche.   Nella versione dvd crede che metterà alcune delle scene girate con la Kidman?   Credo proprio di no, in genere non faccio di queste cose.   Molte persone hanno ritrovato delle citazioni di Hitchcock nel suo film, lei ha dei modelli di riferimento nel cinema del passato?   Quando noi proponiamo un film non diciamo che questo è un film alla Hitchcock o sulla falsariga di qualsiasi alto genere. Lo proponiamo per quello che è, per ciò che ci piace nella storia e per ciò che vogliamo realizzare. Non è neanche un film con delle forti implicazioni sociologiche. E soltanto un film della serie sopravvivi alla notte!   E vero che farà Mission Impossibile III?   Ne stiamo parlando, ma non essendoci ancora né una storia né una sceneggiatura, il discorso è prematuro.
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