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Quello che i social non dicono - The Cleaners, ultimo giorno per vedere al cinema il lato oscuro di Facebook

Ecco uno dei lavori più segreti al mondo: censurare i contenuti su internet. L'intervista al regista Hans Block

17.04.2019 - Autore: Pierpaolo Festa
Quello che i social non dicono – The Cleaners è un film-evento presente sugli schermi italiani per un ultimo giorno. Ci siamo mai chiesti cosa si nasconde dietro agli strumenti di censura di un contenuto sui social? Di certo abbiamo a che fare con un bot automatico. Ci sono invece migliaia di persone, quei "Cleaners" del titolo. I pulitori che si alternano in turni da dodici ore filate davanti a un monitor. Pronti a passare in rassegna le nostre azioni e decidere rapidamente secondo una loro lingua binaria: non “0” o “1” ma semplicemente “ignora” o “cancella”

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Il film diretto da Hans Block e Moritz Riesewieck parla di questi esseri umani che svolgono un lavoro top secret in zone in cui vengono sottopagati. Città come Manila nelle Filippine. Sui loro monitor scorrono le immagini più terribili. I due registi ci portano direttamente nel lato oscuro dei social media, mentre riflettono sull’avvento delle fake news in tutto il mondo, lo spopolare di violentissimi video online guardati da centinaia di migliaia di utenti (si pensi alla strage di ChristChurch In Nuova Zelanda dello scorso 15 marzo) e anche il modo in cui "il fattore umano" può censurare contenuti che invece dovrebbero circolare liberamente. Nel nome della libertà di opinione. Un film che solleva domande tanto interessanti quanto preoccupanti.

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“Pensi di aver girato un film dell’orrore?” - questa è la prima domanda di Film.it quando raggiunge Hans Block al telefono. “Direi che The Cleaners ha qualche elemento da thriller – risponde il regista - È quello che abbiamo vissuto durante le ricerche a Manila all’inizio. Una città con i suoi segreti e i suoi 18 milioni di abitanti. Presentiamo un’industria segreta. Direi dunque che il film può anche essere letto come un crime drama. E a tratti come film dell’orrore”. 
 
Aprite il film con Donald Trump. Lo vediamo confessare che non sarebbe mai diventato presidente senza l'aiuto dei social media. Lo chiudete con un discorso di Mark Zuckerberg. Quanto questi due personaggi sono una coppia perfetta per un film dell’orrore? 
Entrambi sono star dei nostri tempi. Se guardi Zuckerberg pensi subito all’aspetto distopico dei social network: il fatto che tante decisioni vengono prese a porte chiuse. Gli utenti rimangono costantemente all'oscuro. E' una cosa pericolosissima. Se Zuckerberg, dunque, è un protagonista perfetto per il nostro film, Trump è il segno più grande che viviamo in tempi tutt’altro che facili. I populisti si affermano in tutto il mondo e cercano soluzioni facili a problemi abbastanza complessi. Anche per loro si tratta di un linguaggio binario come “cancella” o “ignora”. 

 
A parte l'aspetto thriller, il vostro film cerca di raccontare un gruppo di persone che passa la vita a giudicare le vite degli altri attraverso un monitor e una tastiera.
Assolutamente. Era questo l’obiettivo: dimostrare che certe tematiche che sembrano astratte – come la censura online – sono in realtà concrete, perché ci sono sempre esseri umani dietro qualsiasi decisione. Non si tratta solo di tecnologia. Era molto importante per noi che i content moderator parlassero di sé stessi. Ma anche costruire una piattaforma per loro, cercando di metterli in contatto in giro per il mondo. 

Si tratta di lavoratori, di persone che rischiano anche grandi traumi causati dalla visione quotidiana di contenuti molto disturbanti.
Sono costretti a vedere decapitazioni, abusi a minori, contenuti di morte. E non è una coincidenza che le corporation abbiano scelto Manila come città principale per questo lavoro. Da una parte perché è economica: questi lavoratori vengono pagati tre dollari l'ora, il contenuto aumenta sempre di più e dunque c'è sempre bisogno di persone. E' molto interessante notare come i cleaners cerchino di costruirsi un'intera narrativa per gestire il loro lavoro: se trovi un significato dietro le tue azioni, allora tutto diventa più facile. Nelle Filippine c’è una forte dimensione religiosa e per alcuni si tratta di una missione cristiana: quella di liberare il mondo dai peccati e renderlo un posto migliore. 
 
Penso a un video come quello della recente sparatoria nella moschea in Nuova Zelanda. Cosa è successo lì? A parte l'upload in diretta, come mai i cleaners non hanno agito immediatamente?
Dobbiamo ricordarci sempre che l'archittettura dei social media non è neutrale. I social sono costruiti in modo specifico. Più un contenuto è sensazionale ed estremo più attirerà l’attenzione dell’audience. E questo è ciò che le grandi società sul mercato vogliono: trasformare like e condivisioni in denaro. Quindi non mi sconvolge per niente che contenuti di violenza e odio esplodano in rete in pochi secondi. Sono perfetti per il modo in cui le corporation operano. Sono proprio loro a cercare i contenuti più estremi. Pensiamoci un attimo: potevano costruire i social media in un altro modo e basarli su contenuti di comunità, valori sociali o semplicemente educativi. E invece la struttura di Facebook è diversa. 

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L'altro problema sottolineato dal film è la censura di contenuti applicata in maniera veloce. 
Ci sono contenuti e immagini che spariscono tutti i giorni, improvvisamente. E spesso si tratta di satira, o semplicemente di arte o altri documenti importanti e da far girare. Qui i moderatori decidono alla stessa velocità dei "casi di paura". È una cosa molto pericolosa che minaccia la libertà di pensiero e opinione nella società. Da quando ho lavorato al film, ogni volta che carico qualcosa online penso ai moderatori e al modo che potrebbero recensire quello che posto sui social. Tengo sempre in conto che dobbiamo pensare a "regole di comportamento" all'interno dei social media. 

In che modo dunque possiamo educare le nuove generazioni ai rischi e al corretto uso dei social media? 
Di sicuro dovrebbe essere una cosa che parte dalle scuole e dalle università. Oggi cerchiamo di mostrare il nostro film anche in quei luoghi. I social media esistono da circa quindici anni e sono diventati lo strumento mediatico più potente. Ma sono anche pericolosi: possono dividere i membri di una società e promuovere odio. Se lasciamo la responsabiità delle pubblicazioni digitali alle compagnie private, dobbiamo sempre tenere a mente che il loro scopo è quello di tradurre contenuti anche disturbanti in denaro. Questa cosa continuerà e peggiorerà se le compagnie che controllano internet saranno i responsabili unici per cose per le quali il governo dovrebbe essere coinvolto. 

Quello che i social non dicono - The Cleners è distribuito nei cinema da I Wonder Pictures.