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Quell'America è reale

"Sono cresciuto nella stessa atmosfera". Intervista a Nick Stahl, il protagonista del crudo e freddissimo "Bully".

venezia, Bully

31.08.2001 - Autore: Ludovica Rampoldi
Nick Stahl ha ventuno anni, il corpo magro, gli occhi intensi e la parlata sbiascicata infarcita di you know... Come i ragazzini di Larry Clark è cresciuto nei sobborghi di una grossa città, Dallas, Texas, il ventre profondo dellAmerica, quello più controverso e paradossale, la legislazione dei Bush, delle pistole, dei benpensanti, della pena di morte. Lattore principale di Bully si presenta con jeans attillati, scarpe da ginnastica e golf sdrucito, a dispetto delletichetta festivaliera che vorrebbe tutti luccicanti di paillette e tirati a lustro, i capelli spettinati di chi si è appena alzato dal letto. Gli chiediamo come sia stato lavorare con il ragazzo terribile Larry Clark, tossicodipendente a 15 anni, fotografo di fama mondiale a 28, ora discusso e acclamato regista.   Ho visto Kids, e ho pensato che Larry Clark era una persona con cui sarebbe stato bello lavorare. E così è stato. Larry è uno che dà molta liberta agli attori, esplora i personaggi e i caratteri. È uno che sul set sa quello che fa, e questo per un attore è fondamentale. E specifico e maniacale in quello che vuole ma non ti costringe a seguire i suoi dettami alla lettera. Ha una particolare visione ed è quella che insegue. In definitiva è stata unesperienza fantastica.   Gli adolescenti americani di Larry Clark hanno gli occhi vacui e acquosi, non hanno nulla da fare se non girare con le loro costosissime macchine alla ricerca di qualche emozione chimica che dia un po di adrenalina alle loro vite. E un quadro desolante.   Sono cresciuto nella stessa atmosfera, i sobborghi di Dallas non sono poi troppo diversi da quelli della Florida o di qualsiasi altro posto. Tutte le periferie si assomigliano, le case uguali, le facce uguali, le esistenze identiche giorno dopo giorno. La frustrazione che piomba su questi ragazzi è terribile, i ragazzi se ne vogliono solo andare e vedere cose nuove, fuggire. La storia del film racconta con quanta facilità la violenza possa insinuarsi in questi ragazzi e portarli lontano, decisamente troppo lontano. Questo è il mondo, così vanno le cose quando non esiste la consapevolezza e la capacità di pensare alle conseguenze. Per me fortunatamente è stato diverso, ho iniziato a recitare molto presto e il cinema è stata la mia fuga. Non so cosa sarei diventato altrimenti.   Il tuo personaggio, il bullo del titolo, è un violento che nasconde la sua insicurezza sessuale e sociale sotto atteggiamenti cruenti e sadici. E stato difficile interpretarlo?   Ho letto il libro da cui è stata tratta la storia, Bully, the true story of a High School di Jim Shutze. Mi sono documentato su Bobby, sulla sua famiglia e sul suo background. Ma poi arriva il momento in cui un attore deve andare da solo per la propria strada. Per interpretare il personaggio ho capito che non potevo emularlo o imitarlo, dovevo reinventarlo. Ho tracciato la mia personale linea e ho deciso di saltarci dentro. E stato difficile, io sono molto diverso dal personaggio che interpreto   Larry Clark ti ha aiutato o ti ha lasciato libero di agire?   Lui, essendo prima di tutto un fotografo, è interessarlo in modo maniacale alla parte visiva. Il cast era ottimo e ciò gli ha permesso di fidarsi totalmente di noi, per potersi dedicare alla cura dellimmagine e del plot. Ci ha lasciati completamente liberi di agire, e se da una parte è bello poter fare quello che vuoi, dallaltra fa paura, sei solo.   Hai parlato del cast di giovani attori, tutti bravi, con cui hai lavorato. Brad Renfro, il Marty del film, negli Stati Uniti è diventato un sex-symbol per le adolscenti. Dopo questo film ti aspetti la stessa notorietà?   \"Oh, certo non spero di essere famoso come Renfro. Lui in America è una rockstar!\"  
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