NOTIZIE

Pietro Valsecchi: "Per conoscere i vostri figli andate a vedere The Pills"

Il re Mida della commedia italiana, l'uomo che ha lanciato Checco Zalone al cinema, racconta la nuova commedia interpretata dal trio fenomeno su internet: Sempre meglio che lavorare

Pietro Valsecchi

20.01.2016 - Autore: Pierpaolo Festa (Nexta)
"I ragazzi ridono. E si incazzano allo stesso tempo" - Pietro Valsecchi trova la frase di lancio perfetta per la sua ultima impresa cinematografica: distribuire il primo film di The Pills. Da internet alla TV. Al grande schermo. Il trio romano è pronto al debutto di lusso: un produttore marchio di fabbrica della commedia italiana contemporanea, lo stesso che ha prodotto i film di Checco Zalone, e un titolo che si fa beffa dei nostri tempi: Sempre meglio che lavorare
 
Film.it incontra il produttore per parlare di questa sua ultima scommessa
 
Sempre meglio che lavorare arriva in un momento in cui in sottofondo c'è ancora Checco Zalone a dominare il box office. Quo vado si rivolge a un pubblico di famiglie, The Pills invece sono conosciuti soprattutto dai giovani. Qual è la strategia per avvicinarli a un pubblico più adulto?
La verità è che non si lavora mai sul pubblico, ma sulla storia. Se un genitore vuole però sapere cosa fa il figlio, gli basta vedere The Pills. Loro rappresentano quella generazione allo sbando: ragazzi di oggi lasciati a loro stessi, cresciuti in uno Stato che non ha costruito nulla per loro. I ragazzi ridono della loro realtà e si incazzano abbastanza però. Dunque ecco perché credo che gli spettatori che hanno figli potranno conoscere esattamente che cos'è quel mondo. 


LEGGETE LA RECENSIONE DI SEMPRE MEGLIO CHE LAVORARE
 
Questo è un debutto sul grande schermo: in che modo ha canalizzato nel linguaggio cinematografico la loro comicità? È il cinema che si adatta a The Pills o sono loro che si adattano al cinema?
Entrambe le cose. Quando fai un debutto hai sempre paura di sbagliare, ma la carta la devi giocare: o vinci o perdi. Non puoi permetterti di avere una crisi. Si può avere una crisi di narrazione e quindi suscitare in loro un dibattito e si può suggerire se è giusto montare una determinata scena o tagliarla al montaggio. I film costano tempo e soldi e io sono già contento così. 
 
Lei ha lanciato Zalone e I soliti idioti al cinema. Adesso tocca a questi ragazzi, mi chiedo però se ha mai pensato a una specie di riunione dei comici italiani al cinema. Una cosa in stile "Avengers della commedia nostrana"...
No, perché ogni artista ha una sua identità. Dunque è molto complicato mettere insieme le persone. Checco vola altissimo perché è un artista completo, al cinema e nella musica. Ha un occhio sempre graffiante sulla realtà che lo circonda. I soliti idioti hanno avuto il loro successo, poi però non hanno più voluto essere i soliti idioti, preferendo percorrere un'altra strada. The Pills hanno una loro purezza: sono disincantati davanti alle cose. Loro sono leggeri, per primi non credono al loro successo ed è questa componente naif il punto centrale della loro forza. 

A che punto siete con l'esportazione di Zalone all'estero? E' vero che gli stranieri vogliono farne dei remake?
Sì assolutamente, già Sole a catinelle era stato chiesto dai francesi e dagli americani. Gad Elmaleh voleva rifare il film e anche Dany Boon di Giù al nord. I francesi ci hanno chiesto il remake di Quo Vado, gli spagnoli vogliono distribuirlo in patria. Gli americani, invece, guardano il box office e vogliono capire: "Perché Checco guadagna sessanta milioni e Star Wars solo venti? Andiamolo a scoprire!". La cosa interessante è che in America avrebbero fatto tutto un merchandise su Zalone: libri, CD musicali, i pupazzetti di Checco. Noi abbiamo fatto solo il film, perché siamo ancora impreparati al volume di cose che puoi costruirci attorno. 
 
Dalla commedia all'azione. Lei è il padre di Distretto di polizia. In epoca di remake e reboot, ha mai pensato di portare quella serie al cinema?
Sì ho pensato a un film. Molti anni fa volevo fare l'ultima puntata al cinema. Non l'ho mai fatta: "Se lo porti in TV cosa te ne frega di portarlo al cinema?", mi dicevano. La verità è che sarebbe stata una bella occasione. Distretto è concluso: è stata una grande serie vissuta per dodici stagioni. Ha generato altre serie.
 
Qual è dunque il suo metro di misura nella scelta di produrre nuove serie TV?  
Il tema sociale l'ho sempre avuto a cuore, perché voglio andare in fondo alle ingiustizie e raccontare uomini coraggiosi. In questo modo scopriamo la vita di un eroe come Ambrosoli che non viene studiato sui libri di storia, ma che conosciamo in TV. D'altra parte voglio anche raccontare il lato oscuro, tracciando un'identità di questo nostro Paese e dunque realizzare serie come Il capo dei capi. Ad ogni modo bisogna fare tesoro di questo Paese. Ecco il mio metro di misura. 
 
The Pills - Sempre meglio che lavorare, in uscita il 21 gennaio, è distribuito da Medusa.