
Il regista Jerome Enrico racconta la vera storia di una donna anziana che decide di combattere la povertà, partecipando attivamente al traffico di droga insieme a una banda di criminali russi. E' accaduto davvero nelle periferie di Parigi. Sullo schermo il regista trasforma il tutto in un film fatto per ridere senza smettere di pensare. Enrico affida gli spettatori a una nonnina razzista, avvelenata dalla vita. Una donna che ha sfasciato ogni possibile legame emotivo con quel che resta della sua famiglia. Un personaggio cattivo, a cui il pubblico si affeziona: d'un tratto siamo al suo fianco aspettando puntualmente il momento in cui questa antieroina torni a far battere il suo cuore di umanità.
Il regista nomina subito i "false friend" del suo film: "L'erba di Grace e Zia Angelina sono i primi titoli che vengono in mente. Ma quei film raccontano altro e sono stati concepiti per provocare risate e far sghignazzare il pubblico. Con Paulette si sorride. Direi piuttosto che il mio film ricorda un po' Irina Palm: al centro dello schermo c'è un personaggio solitario e coraggioso. Un ruolo che ogni attrice over sixty sogna.
E' stato così dunque per la sua protagonista: Bernadette Lafont? Ha abbracciato subito il ruolo?
Di più, è stata lei a chiamarci! E' stata forse la cosa più bella. Bernadette è una veterana del grande schermo: ha interpretato 180 film in oltre cinquanta anni di carriera. E volevo questo ruolo a tutti i costi. E' difficilissimo oggigiorno trovare un ruolo interessante a quella età.
Come mai preferisce etichettarla come personaggio coraggioso? Immagino che la sua antieroina sia stata diversa dalla donna la cui vicenda è finita sui giornali...
Nella realtà la donna arrestata ha scontato quattro mesi in prigione. Una volta uscita si è ritrovata completamente tagliata fuori dal mondo. Nessuno voleva più rivolgerle la parola. Creare Paulette è stata la cosa più importante: inizialmente volevamo una donna più giovane. Poi abbiamo capito che non sarebbe stato così divertente. Da una parte mi sono ispirato alla realtà, dall'altra ho pensato alle persone che conosco: a mia nonna anche. Lei era italiana e si trasferì in Francia negli anni Trenta, dove ebbe difficoltà a integrarsi.

Bernadette pronuncia insulti razzisti, è fondamentalmente antipatica. E' stato difficile farsi approvare un soggetto simile con un personaggio così "scomodo"?
In realtà sono stato molto fortunato. Il film è prodotto da Alain Goldman, che è uno dei produttori più attivi in Francia (ha finanziato La vie en rose, N.D.R.). Ricordo che la prima volta che ha letto lo script non smetteva di ridere. Mi ha detto: "Lo faremo esattamente così. Non cambieremo nulla". Quando lui ha accettato, tutto è andato liscio. Avevamo il film!
Un film che ha avuto tanto successo in patria...
Ed è stato incredibile. Ci sono due tipi di audience che hanno visto Paulette in sala: gli ultracinquantenni e i giovanissimi. C'erano quindicenni che arrivavano in sala per vedere il film. Forse volevano vedere il lato "cool" di una nonnina...
Paulette è distribuito nei cinema da Moviemax.
Per saperne di più
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