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M.I.A. - La vera storia della cattiva ragazza della musica nei cinema per soli quattro giorni

La vita della rapper britannica in fuga dal suo Sri Lanka raccontata attraverso una serie di filmati amatoriali. Nei cinema dal 20 al 23 gennaio

20.01.2019 - Autore: Pierpaolo Festa
Matangi/Maya/M.I.A. tre nomi, una persona, quattro giorni per conoscerla al cinema. Questi sono i numeri di M.I.A. – La cattiva ragazza della musica, film dedicato alla cantante e rapper britannica di origini tamil M.I.A. (all’anagrafe Mathangi Arulpragasam, soprannominata Maya).


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Una donna proveniente da origini povere, in fuga dalla disperazione e dalla guerra civile dello Sri Lanka, suo paese di origine. Una musicista che nel 2005 è riuscita a firmare un contratto con la Interscope, celebre etichetta discografica statunitense con la quale ha realizzato cinque album. Una cattiva ragazza, come suggerisce lo stesso titolo. Molti non la conoscono, ma probabilmente si ricordano anche di quella volta in cui Madonna si esibì al Super Bowl nel 2012 e una delle sue ballerine e cantanti mostrò il dito medio davanti alla telecamera, rubando la scena alla regina del pop e finendo per essere denunciata dall’NFL con una richiesta di risarcimento pari a 16.6 milioni di dollari. Una denuncia finita in patteggiamento secondo termini mai rivelati al pubblico. Quella era M.I.A.

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Il documentario, vincitore del premio speciale della giuria al Sundance Film Festival, arriva in Italia per soli quattro giorni, nei cinema dal 20 al 23 gennaio. La prima volta che la rapper lo ha visto è stato proprio al Sundance, dove pare lo abbia odiato: “In realtà ha mai detto di averlo odiato – precisa il regista Steve Loveridge quando Film.it lo chiama al telefono – Ha detto che lei lo avrebbe fatto diversamente. Era sorpresa da come il film fosse fin troppo personale. Anzi, era proprio scioccata. Ci sono volute tre o quattro visioni per farle passare lo shock. Quando lo abbiamo presentato al Festival di Berlino c’era anche la sua famiglia e in quell’occasione si è rilassata di più, dato che i parenti hanno apprezzato il film”. 

 
Loveridge ha realizzato il documentario ottenendo il permesso della musicista di utilizzare i suoi stessi filmati amatoriali, un totale di mille ore di girato che raccontano vent’anni della sua vita: “Questo non è un documentario che celebra il trionfo di un’artista. Cerchiamo invece di rispondere ad alcune domande dietro questo successo: come è arrivata fin lassù considerate le sue origini? In che modo il successo ti trasforma dentro? Cosa vuol dire che M.I.A. è un’artista diversa dagli altri?”. Tanto diversa al punto da essere considerata un personaggio scomodo, questa è la cattiva ragazza che si racconta nel film: “Ha sempre detto quello che pensava – continua il regista – e a volte non è certamente una persona simpatica. Questa cosa per anni non è stata digerita dall’audience di massa: negli USA, per esempio, l’hanno considerata un’ingrata. Il pubblico voleva la classica storia di Cenerentola, quella di una ragazza proveniente dalla povertà che però era riuscita ad ottenere successo e ricchezze. Si aspettavano questo e non lo hanno avuto. Ecco perché a un certo punto non l’hanno più amata. La verità è che M.I.A. ha sempre vissuto con un piede nel suo Sri Lanka e l’altro nella società occidentale, e queste due realtà si scontrano spesso dentro di lei”.

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Sullo schermo scorrono immagini di guerra, si riflette sulla disperazione delle persone, sulla povertà e sulla questione dei rifugiati: “Ho capito che il pubblico di oggi avrebbe potuto ascoltare meglio il messaggio che M.I.A. ha iniziato a formulare nel 2005: riflettiamo sull'essere una rifugiata, sull'essere una donna all’interno dell’industria discografica, un’artista che ha difficoltà a farsi prendere sul serio. Temi oggi più che mai attuali. Ho iniziato a lavorare al film nel 2013 capendo subito che c’era un cambiamento nell’aria e che i giovani usavano internet in modo diverso: d’un tratto erano uniti allo scopo di trovare una giustizia sociale in maniera più attiva. Il pubblico era più disposto ad ascoltare e non respingere le persone velocemente”.

 
In che modo la storia di M.I.A. è rilevante e merita un film focalizzato più sulla sua persona che sul suo successo? Risponde il regista: “Ci sono dei valori all’interno di artisti provenienti da nazioni che non conosciamo con sistemi governativi molto lontani da quelli attivi nella nostra società occidentale. Questi personaggi non sono semplicemente vittime dei loro Paesi di appartenenza, sono soprattutto persone interessanti. La loro cultura e la loro arte meritano di essere scoperte. Spero che M.I.A. abbia aperto abbastanza quella porta, in modo da permettere ad altre donne di arrivare sotto i riflettori e farsi conoscere”. 

M.I.A. - La cattiva ragazza della musica è nei cinema il 20, 21, 22 e 23 gennaio distribuito da I Wonder Pictures.