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Locarno: a scuola di cinema con Dario Argento

Il maestro dell'orrore presenta L'uccello dalle piume di cristallo. “Ho un ottimo dialogo con la mia parte oscura”

Dario Argento

10.08.2014 - Autore: Marco Triolo, da Locarno
Incontrare Dario Argento nel 2014 equivale a guardare in faccia un pezzo di storia del cinema italiano, un'era che oggi sembra quanto mai lontana. I generi, un tempo elemento forte della nostra cinematografia, sono spariti dalla nostra produzione a parte rari casi. Ci si lamenta che in Italia se non fai il film d'autore, “di peso”, non sei ben visto. Si pensa che all'epoca dei vari Profondo rosso e Suspiria le cose fossero diverse. Davanti al pubblico di Locarno, dove è ospite per presentare L'uccello dalle piume di cristallo (retrospettiva Titanus) e Gli incubi di Dario Argento, una serie di corti di tre minuti da lui realizzati per il programma televisivo Giallo, Argento ci svela che in realtà anche allora era così: “Ci fu uno schieramento totale contro di me da parte della critica, perché, venendo io stesso dalla critica, avevo debuttato con un film di genere anziché uno impegnato, politico. I critici si fecero venire i complessi solo quando cominciai ad avere successo tutto il mondo”.
 
Argento inizia proprio come responsabile delle sceneggiature Titanus e, di quell'epoca, ricorda: “Mi piaceva molto il lavoro solitario a casa, davanti alla macchina da scrivere e al foglio vuoto, a sognare, sognare. Poi ebbi la cattiva idea di scrivere L'uccello dalle piume di cristallo, un film molto diverso dai soliti polizieschi che si vedevano in giro. Mi appassionai così tanto al progetto che chiesi di dirigerlo.  Il presidente Goffredo Lombardo disse che credeva in me e me lo lasciò fare, ma poi da mio amico divenne mio nemico. Odiava il film, diceva che era troppo d'autore perché avesse successo. Ma poi, dopo che era stato in cima agli incassi americani per due settimane, venne da me e mi disse 'Bravo, bravissimo, abbiamo sempre creduto in te. Ora ne facciamo subito un altro'”.
 
Argento ammette anche che non sapeva come tenere in mano una macchina da presa. “Ecco perché importai in Italia gli storyboard, che mi diedero maggiore sicurezza. Il mio aiuto regista era invece uno tradizionalista e mi disse, 'A che ti servono queste fregnacce?'”. Ma il germe della creatività e della visionarietà era stato instillato nel giovane Dario già quando, da bambino, era stato costretto a letto per lungo tempo da una febbre reumatica: “Nella biblioteca di mio padre trovai Edgar Allan Poe e Lovecraft. Mi svelarono un mondo di storie e figure misteriose, bizzarre, perfide a volte”. Da allora: “Ho un ottimo dialogo con la mia parte oscura e riesco a raccontare queste storie senza turbare la mia anima. Temevo che questo vaso di Pandora un giorno si sarebbe rotto e che le mie mostruosità mi avrebbero invaso. Per fortuna il vaso si è rivelato infrangibile”.
 
Ai giovani, che tanto amano ancora oggi i suoi film, dice: “Il mio percorso di formazione è simile a quello di Tarantino. O si frequentano le accademie oppure la migliore scuola di cinema è il cinema. Bisogna ubriacarsi di film e rivederli tante volte per capirne il significato. Per me questo è l'unico modo per imparare a fare il cinema”.
 
Argento svela di essere attualmente al lavoro su due progetti, “un film che dovrei girare in America e serie TV, anch'essa in America e incentrata sugli esorcismi. Ne girerò anche alcuni episodi, ma non tutti. Non ne ho voglia”.