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L'intervista: all'inferno e ritorno con Donatella Finocchiaro

Il ruolo di una mamma alcolizzata in Youtopia, quello di una donna depressa ne La fuga, l'attrice siciliana non ha paura di accettare sfide oscure

12.03.2019 - Autore: Pierpaolo Festa
Se interpretare un determinato ruolo in un film significa intraprendere un viaggio emotivo all'inferno, allora Donatella Finocchiaro non ha paura di arrivare fin laggiù. Lo ha fatto più volte. "Fare la commedia mi piace moltissimo - ribatte l'attrice - Ma forse ho una faccia troppo drammatica!". Film.it la chiama al telefono nel momento in cui lei arriva a Palermo per andare al lavoro sul set de Le sorelle Macaluso, il secondo lungometraggio diretto da Emma Dante. Da pochi giorni Donatella Finocchiaro è arrivata sui nostri schermi con La fuga, dramma di formazione diretto da Sandra Vannucchi in cui la vediamo interpretare una madre malata. Di depressione. Un personaggio costantemente immerso nel buio della sua camera, dalla quale comunica a monosillabi con la figlia di undici anni. La stessa camera in cui di tanto in tanto vediamo arrivare il marito interpretato da Filippo Nigro. 

La fuga - Guarda una scena con Donatella Finocchiaro e Filippo Nigro
 
Un anno fa l'attrice siciliana interpretava un ruolo simile in Youtopia, lì era una madre alcolizzata che non muoveva un dito quando la figlia decideva di vendere la sua verginità al miglior offerente online. "Entrambe queste prove hanno rappresentato un viaggio all'inferno. Interpretare una donna depressa ne La fuga è stata un'esperienza altrettanto intensa. Perché parliamo di una patologia grave che non ti permette di vivere la tua vita. Non ti fa alzare dal letto alla mattina. Mi ha aiutata molto Filippo Nigro, perché sentivo il suo sguardo vicino. Presente nei panni di un uomo che, nonostante la difficoltà della moglie, rimane al suo fianco e la aiuta. C'è una bella riflessione su un senso di 'famiglia' che si sta perdendo: oggi le famiglie si spezzano più facilmente, sopportare l'altro è sempre più difficile. Invece in questo film c'è un vero amore".

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Quando accetti ruoli così duri, ti capita di esitare, oppure Donatella Finocchiaro pensa in termini di sfida? 
Ogni personaggio è un po' una sfida con te stesso. Per quanto mi riguarda arriva sempre un momento in cui penso che non ce la farò mai a interpretare un ruolo. Del resto io sono una persona solare al contrario di molti dei miei personaggi. Creare questa mamma sul set de La fuga ha richiesto un complesso processo di lavorazione: è una donna che non ama la luce, non ha più la capacità di volere. Non desidera. Le caratteristiche sono tutte lì: la mancanza di volontà, di desiderio e l'incapacità di reagire. Ma si tratta anche di un personaggio costantemente sotto psicofarmaci e con una voce disperata. È stato veramente un personaggio complesso da interpretare. 
 
E' liberatorio staccarsi da un personaggio come questo quando le riprese finiscono? 
In passato succedeva che i personaggi mi restavano attaccati addosso per un po'. Oggi so prendere le distanze: è più facile ricordarmi che si tratta di un gioco e che posso allontanarmi. 
 
Chi ti è rimasta attaccata addosso?
Sicuramente Angela. Il mio primo personaggio al cinema. All'epoca le persone mi dicevano che ero cambiata: più aggressiva, più donna, più cresciuta. E non è dovuto solo al fatto che quella era la mia prima esperienza: la sfrontatezza del personaggio, il suo essere forte, coraggiosa, siciliana, tutto questo mi è rimasto addosso. 
 
Ti capita mai di rivedere quel film? 
Non vedo lo vedo per intero da dieci, dodici anni. La scorsa estate durante una rassegna mi è capitato di vedere il primo quarto d'ora. È come viaggiare nel tempo: eccomi sullo schermo, una ragazzina che giocava a fare la donna. Anche quello è stato un personaggio molto complesso da sviluppare. 
 
Sono passati diciassette anni da Angela. In piena epoca #metoo vorrei chiederti se stai assistendo a cambiamenti all'interno dell'industria cinematografica. Se ci sono più ruoli in circolazione e se si sono ampliati orizzonti e possibilità per le donne nel cinema italiano oggi.
Io ho iniziato la mia carriera cinematografica con una regista donna. È stata Roberta Torre a scegliermi e lanciarmi al cinema. Oggi giro a Palermo sul set di Emma Dante in un film tutto di donne. Siamo dodici donne davanti la macchina da presa, tra ragazzine e personaggi di diverse fasce di età. Ed è una cosa rara direi. 
 
"Una cosa rara". Quindi un cambiamento è in atto.
Mi è capitato di notarlo già due anni fa quando ho girato Beate, con un cast tutto al femminile. Sicuramente un cambiamento c'è, prendiamo in considerazione anche i prossimi David di Donatello dove per la prima volta troviamo due donne nelle candidature per il premio alla migliore regia, Valeria Golino e Alice Rohrwacher. Non è mai successo prima. Il cambiamento è già in corso ed è epocale, ma le cose non si sistemeranno in una manciata di anni. Serve ancora tempo. 

La fuga è distribuito nei cinema da Lo Scrittoio.

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