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La verità di Marco Giallini

Tutti contro tutti dell’amico Rolando Ravello è una scusa per parlare con l'attore romano di molte cose...

Marco Giallini in Tutti contro tutti

03.07.2013 - Autore: Mattia Pasquini
Un personaggio vero, un uomo diretto e spontaneo, anche quando non se lo potrebbe permettere, ma che ha principi chiari alla base delle sue azioni e delle sue relazioni, umane e professionali. Questo e altro è Marco Giallini che interrompiamo mentre 'sta scrivendo' e che lasciamo al figlio che lo esige, dopo aver lungamente parlato del suo cinema, del suo passato e dei suoi possibili futuri.



“Marco è un attore che ha due palle così, un alleato prezioso”, così ti ha presentato il tuo amico e regista Rolando Ravello che intervistammo per l’uscita in sala di Tutti contro tutti. Ce la spieghi?
Tutti contro tutti è un film che ho fatto con un amico. Ma non c'è dubbio, a prescindere dall'amicizia: io questo lavoro lo interpreto così, non posso farlo in un altro modo. Già sono un “alleato” quando non conosco un regista che mi chiama, ma con Rolando siamo amici da 18 anni... Si è preparato in maniera maniacale. Mi ha stupito la sua dimestichezza, anche se lo conosco come persona capace ed è uno che ha lavorato con Scola, Sordi...
Il mio supporto forse è stato nel cercare di fargli perdere meno tempo possibile. Che è sempre fondamentale. Sono stato ligio, sapevo quello che dovevo fare...

Solo ligio? O hai aggiunto qualcosa di tuo?
No, no... Mi ha chiamato anche per questo, perché sa che sono propositivo sul lavoro. Come nei film con Carlo o Sergio Castellitto, tutta gente che ammiravo e della quale poi sono diventato amico. Sono uno che propone, è qualcosa che mi viene spontaneo lavorando, qualcosa che credo ogni attore debba fare.

I tuoi romani poco raccomandabili dal cuore buono sono personaggi che hai studiato?
No, studiati no, ma ci ho passato più di mezza vita. C'era poco da studiare. Sono onorato di far parte di un gruppo di amici che ancora frequento al di là degli impegni, e con i quali sono cresciuto. Anche quando facevo il teatro classico con loro che dormivano in prima fila perché tornavano a casa dal lavoro alle cinque e alle nove stavano lì, mentre io recitavo versi di Maddaloni all'Argentina e loro si chiedevano se fossi lo stesso che conoscevano come motociclista che faceva il matto tutto il giorno.
La mia vita è così; la trovo entusiasmante sotto molti punti di vista... Ma è una questione di parentela e di vissuto. Anche perché non sono mai stato uno che guardava o ascoltava, ero uno di quelli che nel gruppo prende la moto e trascina. Le combinavo, insomma...

Ti sei mai pentito di esser stato troppo spontaneo sul lavoro?
Si, certo, ma è meglio non raccontarlo... dovrei fare nomi. Sono uno che non si è mai tenuto molto, come si dice a Roma. Adesso semplicemente me lo posso permettere. Faccio come me pare. Prima facevo come me pareva ma non potevo permettermelo. Ma va bene così... Non ero uno molto accomodante, nonostante io sia una persona di una bontà estrema. Però se uno mi tratta male non sono uno che sta zitto. E' questione anche di dignità. Io penso di averla e credo che nessuno possa dire che io l'abbia mai persa per lavorare. Penso di poterlo scrivere su un muro. E' una cosa bella, per me.
Importante.

Anche nel prossimo ‘Tutta colpa di Freud’ di Paolo Genovese riprenderai uno di questi ruoli?
No, lì sono una persona di cultura, uno psicanalista. Di un certo status. Anche se poi ci sarà inevitabilmente qualche scivolatina...

Leggendo la trama, viene in mente Zeno Cosini. Che storia ci aspetta?
Di un padre che a 19 anni mette incinta la ragazza. Lui magari non voleva i figli e invece lei lo tiene. E così incominciano, stanno insieme. Una esperienza che fanno in molti, anche un mio amico che sembra il fratello maggiore del proprio figlio avuto a 19 anni. Il protagonista qui si ritrova con tre figlie, con le quali la differenza di età è tale da sembrare più sue fidanzate giovani... e che sono le sue principali clienti.

E dopo Genovese? Ancora Verdone?
Per ora non c'è niente in ballo, men che meno il nuovo film di Carlo, altrimenti credo che lo saprei... Ma spero prima o poi di rilavorarci insieme. Con lui sono stato molto bene, anche se il periodo non era il migliore; E' stata una bella esperienza, credo uno dei suoi più bei film recenti. E poi c'era Pierfrancesco con il quale siamo amici e che secondo me è molto bravo.

L’hai visto in World War Z?
No, ma mi ha raccontato che sul set si è divertito molto, Pitt gli faceva gli scherzi. Ma sono contento per lui, davvero, se c'è uno che se lo merita è proprio 'Picchio', perché parla tante lingue, canta come Maria Callas e balla; ha studiato tanto e continua a farlo. Non poteva non avere questo successo!

E tu invece, una esperienza come quella di Ravello, da regista?
No, non mi interessa. Non è una esperienza alla quale penso. O ho mai pensato. E poi per fare un film alla Tony Scott in Italia ci vorrebbero troppi soldi... A me sono quelli i film che piacciono. Sono un patito di Polar francesi e di thriller, e di commedia, che sono poi i film nei quali lavoro.

La ‘nostra domanda’, ti ricordi che poster avevi in camera da ragazzo?
I Clash, la copertina di London Calling, ma anche la foto famosa della ragazza riccia che si fa una canna, e Serge Gainsbourg. E poi tante foto più piccole, di tanti gruppi... Come i Blue Oyster Cult che sono ancora oggi tra i gruppi che amo di più. Ma ormai la musica è cambiata molto, morta in alcuni sensi. E mi tocca rimpiangere persino delle figure delle quali non avrei mai creduto di sentire la mancanza.

Per concludere, tornando all’avere le palle, secondo te chi ce le ha oggi?
Uno come Rolando, ma anche Favino, Elio Germano, Kim Rossi Stuart, Valerio Mastandrea, che è anche il padrino di mio figlio. Ce n'è di gente con le palle... Da Servillo a Tornatore, a Sorrentino. Tutti quelli che fanno grandi film mi piacciono molto.


Tutti contro Tutti esce in dvd il 17 luglio distribuito da Warner Home Video