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La sfida di Nouchi (II parte)

La nuova veste della rivista

Cahiers

07.06.2001 - Autore: Valeria Chiari
Nel suo editoriale del numero di ottobre 2000 anticipava la nuova veste dei \"Cahiers\", sottolineando tra laltro che ci sarebbe stata più attualità. Questo significa che prima non ce nera?   F.N. Ci sono numerose riviste che parlano di novità cinematografiche, talmente tante da creare una grande confusione di nomi e testate. Scrivere di cinema non deve limitarsi allattualità. Ci si deve occupare anche della cultura economica del cinema e si devono anche cogliere le occasioni di tornare al passato e parlare di film importanti per le ripercussioni che hanno avuto e continuano ad avere. Parlare di cinema deve voler dire offrire al pubblico un luogo dove poterne discutere apertamente. E questo dibattito non è prerogativa solo della critica o solo del giornalismo, ma di entrambi. Non si può pensare di parlare di cinema esclusivamente per mezzo della critica. Non sarebbe sufficiente.   I giornalisti della redazione di oggi sono diversi da quelli di ieri?   F.N. No, sono altrettanto giovani di quelli del passato. Sono appassionati di cinema e molti di loro sono diventati registi: è bello pensare che i \"Cahiers\" siano ancoroggi considerati alla stregua duna Scuola di Cinematografia. La forza giornalistica della rivista ha le stesse caratteristiche di quella dei suoi inizi: composta da giovani leve, del giornalismo e del cinema che imparano e poi si spostano altrove. E la vita e qui è così da 50 anni.   Un tempo registi come Bertolucci o Rossellini si sentivano sostenuti dai \"Cahiers\". Chi sono i registi di oggi che sentono questo legame quasi famigliare?   F.N. E una domanda difficile. Potrebbe voler dire che ci sono registi che proteggiamo più di altri e questo non è vero. E vero però che alcuni registi per i quali proviamo più interesse diventano dei compagni di viaggio, con cui intratteniamo rapporti particolari. Resta però il fatto che questo non influenza la nostra obiettività. I \"Cahiers\" hanno contato molto nellambito del cinema e questo naturalmente crea relazioni particolari con attori o registi. Accadeva 50 o 40 o 20 anni fa e accade anche oggi. Nel cinema non si può essere giornalisti puri e duri, non legarsi damicizia o di stima con i rappresentanti di questo stesso mondo. Con alcuni di loro inevitabilmente nascono e si sviluppano rapporti speciali. Tra i registi di oggi ai quali siamo più legati potrei nominare Claire Denis, Agnes Varda, Nanni Moretti, un regista che ha contato e conta molto per i \"Cahiers\". Ci sono anche alcuni cineasti orientali che sono stati scoperti dalla mia rivista e mi riferisco per esempio a John Woo. E anche registi americani, come Martin Scorsese e Clint Eastwood. Il lavoro di questultimo è stato messo in rilievo inizialmente solo dai \"Cahiers\".   50 anni di \"Cahiers\", metà dellesistenza del cinema. Perchè secondo lei la rivista è vissuta tanto a lungo?   F.N. Gli inizi di questa rivista sono stati favoriti dalla magia di un momento particolare: una specie di miracolo che attraverso lunione di un gruppo di persone indubbiamente speciali, ha segnato la storia del cinema influenzandola per sempre. Tutti quelli che sono venuti dopo si sono sentiti in dovere di mandare avanti questo progetto. Un obbligo a continuare e perpetuare questo miracolo. I momenti difficili nella vita dei \"Cahiers\" ci sono stati, naturalmente, come accade a tutto e a tutti: per esempio il periodo Maoista durante il quale si decise di pubblicare la rivista senza nessuna fotografia. Fu un momento di grande crisi che venne superato con la direzione coraggiosa di Serge Daney.   Una volontà precisa anche quella del direttivo di \"Le Monde\" allora?   F.N. Sì. Quando \"Le Monde\" ha acquistato i \"Cahiers\" non era certo per far soldi ma per portare avanti la storia, perchè sono parte del patrimonio culturale della Francia e non possiamo permettere che vada perduto.   Come conciliare la storia costruita tutta sulla carta con Internet?   F.N. Perché Internet è un luogo straordinario per scrivere sul cinema, riesce a far dialogare immagini e testo e perchè unanalisi delle sequenze è più interessante e creativa che sulla carta. Non ci siamo resi subito conto di questo potenziale. Abbiamo iniziato lavventura Internet con un budget piuttosto esiguo e soprattutto seguendo il movimento: visto che lo fanno tutti perché noi no?\". Ma il progetto è stato quello di creare un nuovo linguaggio che fosse particolare, personale come lo era la scrittura dei \"Cahiers\", ma allo stesso tempo adatto al mondo Internet. E un sito giovane e ci sono ancora molte cose da aggiungere e da modificare, ma tra qualche mese riusciremo anche a mettere in linea i nostri archivi, e alla fine dellanno sarà possibile accedere a tutto ciò che è stato pubblicato sulla rivista in questi 50 anni.   Un\'anticipazione sul prossimo numero di luglio?   F.N. Parleremo di Erich Rhomer, ne faremo uno speciale, alloccasione del suo ultimo film Langlaise et le Duc. Un\'occasione per ripercorrere tutta la sua attività di regista e di protagonista dei \"Cahiers\"\".   Abbiamo parlato tanto dei \"Cahiers\" e del cinema ma lei quale film ama di più?   F.N. Se devo pensare ad un film in particolare non saprei dire, ma se devo pensare ad un regista che ho amato e amo molto mi viene in mente Charlie Chaplin.    
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