
Questa mamma solare e confusa segnerà però inevitabilmente la vita dei due figli, specie quella di Bruno, il maggiore, che tronca con la famiglia, fugge a lavorare a Milano, ma si porta dietro un’infelicità che riesce a tollerare solo stordendosi d’alcol e di canne. Di fronte alla malattia in fase terminale di Anna, Bruno è costretto al ritorno, a fare i conti con la madre, la sua famiglia, il passato. Fondamentale per la riuscita di questo emozionante, coraggioso e autentico film è il cast che vede Valerio Mastandrea nei panni di Bruno adulto, Claudia Pandolfi in quelli della sorella Valeria, Micaela Ramazzotti (moglie incinta del regista) in quelli di Anna da giovane e l’icona Stefania Sandrelli in quelli da più anziana. Quando lo incontriamo, Virzì ci racconta: “Il titolo del film l’ho rubato a Nicola di Bari e ai Ricchi e Poveri che proposero la canzone ‘La prima cosa bella’ ad un Sanremo nel 1971 ed è rimasta nella mia immaginazione. E poi come diceva François Truffaut nelle canzonette si nasconde tanta verità delle nostre vite, e sono d’accordo con lui”.

“Uno dei temi principali del film – continua il regista – è quello della riconciliazione quindi c’è decisamente qualcosa di me in Bruno. Anch’io sono scappato rabbiosamente a vent’anni da Livorno, portandomi dietro come lui, un carattere un po’ anafettivo, comico e cronico. Ma non si tratta di un’autobiografia. Questo è un film che ho scritto di getto insieme ai miei storici collaboratori Francesco Bruni e Francesco Piccolo. Diciamo invece che avevamo voglia dopo un film duro come Tutta la vita davanti di realizzare una pellicola dove si ride e tanto ma non mancano le emozioni. Ci sono dei nodi e degli appuntamenti nella vita che prima o poi tutti dobbiamo affrontare. La famiglia da cui veniamo, il modo in cui siamo cresciuti, quello che ci hanno lasciato di buono o di cattivo, che ci impedisce o che ci aiuta a vivere”.

“E questa mamma – conclude Virzì – così vitale, bella, frivola, che viene fraintesa dalla gente di provincia e suscita maliziose intenzioni mi sembrava l’emblema ideale per dimostrare i danni che si possono subire da piccoli ma che si possono anche recuperare e far diventare una forza. Per questo ho voluto Stefania Sandrelli. Anna è ispirata a lei, un po’ vera e un po’ leggenda. La ragazza solare di “Sedotta e abbandonata”, “Io la conoscevo bene”, “C’eravamo tanto amati”, la stagione più felice del nostro cinema. Micaela l’ho scelta non per una somiglianza fisica ma piuttosto perché mi sembra che possieda lo stesso candore, la stessa innocenza. E visti i tempi bui che viviamo avevo voglia di tornare nel tepore dell’abbraccio di una madre e di riconciliarmi con il ciclo della vita”.
Dal 15 gennaio al cinema distribuito da Medusa.
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Il trailer del film