NOTIZIE

La Cina di Ivory

"La contessa bianca" racconta le travagliate vicende che attraversano la Shangai degli anni Trenta, poco prima dell'invasione giapponese. La parola al regista James Ivory e alle attrici Natasha Richardson e Vanessa Redgrave

James Ivory

12.04.2007 - Autore: Eva Gaudenzi
Alla presentazione del film La contessa bianca (che uscirà nelle sale il 10 febbraio) abbiamo incontrato il regista James Ivory, la protagonista Natasha Richardson e Vanessa Redgrave. La pellicola racconta le travagliate vicende che attraversano la Shangai degli anni Trenta, poco prima dell’invasione giapponese. E dell’incontro tra una contessa russa caduta in miseria e un affascinante diplomatico costretto alla cecità dopo un terribile incidente.

Come è nata l’idea di questo film?
Ivory – Personaggio chiave per la realizzazione del progetto è stato, ancora una volta, Kazuo Ishiguro, lo stesso sceneggiatore che scrisse il romanzo “Quel che resta del giorno”.  L’idea era da nell’aria da parecchio tempo. Abbiamo dato a Ishiguro un romanzo di Tanizaki intitolato “The Diary of a Mad Old Man”. Ishiguro non è stato mai pienamente convinto della cosa e, dopo qualche tentativo, ha iniziato a scrivere la storia a modo suo. La sua testa era nella Shangai degli anni Trena. Proprio lo stesso periodo storico in cui aveva ambientato il suo ultimo romanzo. Insomma, dopo otto stesure della sceneggiatura, finalmente arrivò quella definitiva. E tutti ne rimasero affascinati.

Ci parli di Jackson, il personaggio interpretato da Ralph Fiennes...
Ivory – Jackson è il tipico esempio dell’eroe ossessivo: represso e un pò pazzo. Molto simile al maggiordomo di “Quel che resta del giorno”. Direi che l’ossessione è l’elemento che accomuna tutti i personaggi del film, compresa Sofia e i suoi familiari. Poi c’è l’elemento aggiunto della cecità, nato dopo l’ultima stesura e sviluppato assieme allo stesso Fiennes.

Come è stato lavorare su un set così diverso dai suoi abituali? Ci sono state  difficoltà?
Ivory – Per quanto riguarda gli esterni, abbiamo dovuto fare un grosso lavoro di ricostruzione: il quartiere del piacere di Shangai era completamente distrutto e la nostra troupe lo ha ricostruito di sana pianta. Soprattutto all’inizio delle riprese, c’è stata qualche difficoltà di comunicazione coi tecnici cinesi. In Cina esistono mille dialetti diversi per cui, anche solo per spostare un mobile, era necessario ricorrere ad una lunga serie di traduzioni simultanee. Il tutto complicato anche dalla presenza di parecchi attori francesi nel cast...

Signora Richardson, il suo personaggio è quello di Sofia, una nobile russa rifugiata in Cina...
Richardson – Si, il ruolo mi è piaciuto appena letta la sceneggiatura. Ho trovato subito una grande empatia col personaggio di Sofia. Certo, io sono inglese e non è stato facile interpretare la parte di una donna russa. Per avvicinarmi all’anima russa ho letto molti libri, ho ascoltato la loro musica, ho studiato la loro storia.

Com'è stato recitare al fianco di sua madre Vanessa?
Richardson – Vanessa è una delle attrici più brave al mondo. E non lo dico perché è mia madre... Lavorare con lei mi è sempre di grande aiuto. Sul set siamo molto complici, abbiamo lo stesso modo di affrontare questo mestiere. E poi era molto bello ritrovarsi la sera, in albergo, a parlare delle riprese fatte durante la giornata e dei nostri personaggi.

Qual’è stato il suo approccio al personaggio della zia Sara, signora Redgrave?
Redgrave – Il ruolo è piccolo, ma molto ben delineato. Per me è stato un grande regalo poter lavorare ancora una volta con James. Io dico sempre che i piccoli ruoli sono le occasioni migliori per un’attore. Inoltre, ho conosciuto diversi profughi russi nella mia vita (artisti, professionisti d’ogni tipo) e so cosa vuol dire ritrovarsi all’improvviso senza più soldi nè patria.