
Jason, cominciamo dal lavoro che hai svolto sul romanzo originale. Ci puoi raccontare come hai adattato il libro di Kirn?
Per prima cosa, il libro e il film sono molto diversi. Mi piace dire che il libro parla di una persona che perde tutto e il film di una che invece trova sé stesso. Nel romanzo c’è un uomo che licenzia la gente per vivere. Uno che colleziona miglia religiosamente e che crede che la vita sia meglio senza nessuno. Ryan è uno che vive on the road, da aeroporto ad aeroporto. Ho subito sentito che Kirn parlava di idee che avevo sempre cercato di articolare, ma per le quali non ho mai trovato le parole. E ho usato il materiale originale come una scatola degli attrezzi da cui attingere idee per la sceneggiatura. Ne ho parlato con Walter Kirn e ho avuto la fortuna di diventare suo amico.
"Tra le nuvole" è il tuo terzo film e questa volta hai avuto una star come protagonista. Parliamo un momento del lavoro sul set con George Clooney…
Cosa posso dire? George è fantastico! C'è una ragione per cui Steven Soderbergh e i fratelli Coen continuano a chiamarlo per i loro film. Prima di girare, ho chiesto qualche consiglio a Soderbergh e lui mi ha detto: “George è la star meno star con cui lavorerai mai”. Questo è proprio vero. Se c'erano cose che non sentiva naturali per il suo personaggio, io le riscrivevo. Non sono un fan della recitazione, non voglio vedere qualcuno che recita, voglio uno che sembri reale. E anche lui vuole la stessa cosa. George non lascia mai il set. E' un attore che pensa come un regista: questo rende il mio lavoro più facile, perché sa cosa sto cercando di ottenere.

L’intero discorso dello zaino non è presente nel libro di Kirn, ma è farina del tuo sacco. Come ti è venuto in mente?
Volevo trovare un modo per esprimere il concetto di “svuotare la propria vita”. Io nella mia vita ho uno zaino molto pieno: una fantastica moglie, una bellissima figlia, abbiamo una bella casa e faccio un lavoro che è anche la mia passione! Credo che chiunque tu sia, povero o privilegiato, ad un certo punto pensi come sarebbe vivere senza nessun legame, senza avere responsabilità. C'è qualcosa di eccitante in questo. Volevo esplorare questa idea e lo zaino mi sembrava un modo molto facile. Era l’immagine perfetta per rendere questo concetto.
Dopo “Juno”, anche in “Tra le nuvole” conosciamo altri due personaggi femminili davvero interessanti. Raccontaci della passione per le donne nei tuoi film…
Mi piace raccontare storie sulle donne perché credo che la maggior parte delle storie sugli uomini sia già stata raccontata. E sono sempre stato attratto da donne molto intelligenti, compresa mia moglie! Nel film ne ho inserite due: una che ha 38 anni (Vera Farmiga) e sta cominciando a riconoscere le realtà della vita e l’altra di 23 anni (Anna Kendrick) che pensa che la sua vita sia già programmata. La mia scena preferita è proprio quella in cui loro parlano di cosa cercano in un uomo. Mi ha aiutato mia moglie a scriverla. Le ho chiesto: “Se potessi avere una conversazione con te stessa quando avevi 18 anni, cosa direbbe ciascuna di voi due riguardo a quello che cercate in un uomo?”. Ho annotato tutte le sue risposte e allora ho scritto la scena.

Ci puoi parlare di come hai diretto George Clooney e Vera Farmiga in questa loro relazione sentimentale?
Dicevo sempre a Vera: “tu fai l'uomo”. E poi andavo da George e gli dicevo: “tu fai la donna”. Credo che fosse un modo interessante per esplorare la relazione uomo-donna e mi ha dato l'opportunità di esplorare l'idea di Ryan: può finalmente decidere di riempire la sua vita o no?
Un’ultima domanda: come mai nei tuoi film affidi sempre un ruolo a J.K. Simmons?
Oh Dio! Una domanda su J.K.!! Mettiamola così: lui è la mia musa, la mia voce personificata. Ed è un po’ triste, perché registi come Woody Allen e Alfred Hitchcock hanno sempre scelto bellissime donne e io, invece, ho scelto J.K. Simmons!
"Tra le nuvole" (in originale "Up in the Air") sarà distribuito dalla Universal Pictures a partire dal 22 gennaio.
Per saperne di più
Il trailer del film
La nostra recensione
L'incontro con George Clooney al Festival del Film di Roma
La recensione di Thank You for Smoking
La recensione di Juno