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Jasmine, figlia di Moretti
Jasmine, figlia di Moretti

03.05.2001 - Autore: Ludovica Rampoldi
Di morettiano fino a poco tempo fa aveva solo la vespa. Jasmine Trinca, ventanni, ci raggiunge in redazione con lautobus, perché la famosa vespa giace distrutta in un garage di Testaccio. Una ragazza che sembra timida ma che forse è solo un po imbarazzata, perché definirsi unattrice le sembra quasi un peccato di presunzione, nonostante al primo film sia balzata agli occhi della critica come uno dei volti più interessanti del cinema italiano. Jasmine ama il cinema francese (non quello dove non succede niente per tutto il film...) ma se potesse rientrerebbe ne La stanza del figlio per girarlo altre mille volte. Ecco quello che esce dallincontro con questa ragazza che si è diplomata con il massimo dei voti studiando sul treno Roma-Ancona e che ha scoperto in Moretti un nuovo padre.
Partiamo da una domanda che ti avranno fatto altre mille volte, come è stato lavorare con Moretti?
J.T. Beh, in questo caso io sono un po di parte, per cui ti dico bello, ci sono tante cose che mi hanno fatto appassionare a lui. Lo dipingono come un nevrastenico, sicuramente ha le sue fisse, ma ha tante altre qualità e, per quanto mi riguarda, posso dire solo cose belle su di lui. Nanni è una personaio glielo dico: è come se tu fossi mio padre veramente.
Moretti ti ha scelto dopo 2500 provini, una cifra impressionante. Secondo te cosa ha fatto in modo che la scelta ricadesse su di te?
J.T. Ci sono due componenti. La prima, e la più importante, è quando vedi una persona che ti va a genio. Il primo provino non era di recitazione, era piuttosto un colloquio. Dopo la prima selezione ce stato il dialogo direttamente in ufficio con lui, in cui tra laltro lui mi ha chiesto che sport avessi fatto. Io ho detto pallacanestro.
Sapevi che era uno dei requisiti ?
J.T. No, in realtà non ero così agguerrita. La cosa poi è andata in crescendo, ho fatto il primo provino recitando con Laura Morante. Poi altri da sola in ufficio con lui e alla fine siamo rimaste in cinque. Non ero molto fiduciosa perché queste erano molto più carine, forse mi sembravano più adatte alla parte.
Come hai saputo di essere stata presa?
J.T. Nanni mi ha chiamato che era già estate. Io avevo quasi smesso di crederci perché erano passati due mesi dallultimo provino. Mi ha detto Sto facendo delle telefonate per comunicare i risultati. Sarei felice di fare il film con te. Anchio ero molto felice ma non riesco molto a esprimere i sentimenti. Allinizio ero molto gratificata per il fatto di essere stata scelta tra migliaia di persone, io che non ho mai fatto scuole di recitazione e non ho mai pensato di fare lattrice. Poi con il tempo, è subentrata la gioia di stare con lui a lavorare e non solo a lavorare.
Con quale spirito sei andata ai provini?
J.T. Io non ho cercato niente di tutto questo. Certamente cè stata la voglia di provare, mi piace provare a vedere quello che posso rendere. Con il passare del tempo, non ti nascondo che volevo vincere. Sono un po competitiva.
Vuoi continuare a fare lattrice?
(ride imbarazzata) J. T. Non dico di no. Ho avuto delle proposte che mi hanno preso in contropiede. Sono così presa dal fatto di stare in questo film, che è più forte di me, è difficile pensare di dover essere unaltra cosa. Irene non è così diversa da me. Cè stata una comunione con questo personaggio. Pensarmi in un altro ruolo mi intimorisce. Comunque mi piacerebbe lavorare con chi fa del cinema che io reputo interessante, impegnato. Anche se Nanni preferirebbe per me che continuassi a studiare alluniversità.
Cosa studi?
J.T. Allinizio ero per storia dellarte, ma poi mi sono iscritta ad archeologia. Di per se la materia è bella e appassionante ma io mi aspettavo luniversità molto diversa. Più interessante, più specifica.
Studierai recitazione?
J.T. No, non voglio studiare recitazione, non per il momento. E non lo dico perché mi reputi già brava, ma perché mi sembrerebbe un peccato di presunzione, una cosa falsa. Io non mi sono sentita attrice in questo film, non mi ci sento ora e non mi sembra onesto fino in fondo andare ai corsi di teatro, avere lagente o cose del genere. Se qualcuno mi vuole per un suo film deve volermi per quello che ho fatto. Comunque cè tempo e poi si vedrà. In realtà devo fare larcheologa. Anche se da un po di tempo ho avuto un tracollo emotivo e un calo di motivazioni. Non so cosa vorrei fare, se entrare nel mondo del cinema. Mi piacerebbe molto rimanere legata a loro, a Nanni e agli altri, sono una specie di isola felice. Mi interessa molto anche la regia, (sorride imbarazzata.n.d.r.): durante la lavorazione del film per una settimana è mancata lassistente alla regia e mi hanno proposto di sostituirla. E stata unesperienza molto stimolante.
Quali proposte ti sono arrivate?
J.T. Una da parte di un regista esordiente che mi è arrivata ancora prima che uscisse il film. Ho chiesto consiglio a Nanni colta da timore. La seconda proposta mi è arrivata dopo la premiazione dei David di Donatello per il film di Rubini come protagonista, anche se non li ho più sentiti.
La parte di Irene lhai ben interpretata perché, come dicevi, non è poi così distante da te. Eppure cerano anche alcune scene impegnative.
J.T. In realtà è stato molto più difficile girare le prime scene, sia perché non avevo mai recitato prima, sia perché erano scene di una normalità che non mi appartiene. Le scene più difficili, penso alla rissa per esempio, o quelle più drammatiche, mi sono venute più naturali e istintive. Certo piangere non è mai facile. La scena del camerino è stata complicata. Dovendo sforzarmi di piangere non mi viene da pensare a cose tristi, perché il contesto te lo impedisce, ci sono i macchinari, la gente...è meglio aiutarsi con la fisicità, sforzando il volto con le mani.
Sono stati felici i tuoi genitori?
J.T. \"Mio padre è morto. Anche per questo ho traslato la sua figura su Nanni Moretti. Mia madre non si è mai preoccupata, è lei che fa la giovane e sono io a fare lanziana. E poi non ha mai dato troppo risalto alle mie cose. Oppure è emozionatissima e non me lo vuole dare a vedere. Alla prima ha pianto. Mi dà fastidio però che le persone a me vicine vedano più me che il film nel suo complesso.
Moretti ha detto che La stanza del figlio è uno dei suoi film più autobiografici e che, una volta entrato nel dolore del film, è stato difficile riemergere.
J.T. Sì, lo vedevo. Soprattutto nella scena della camera ardente era molto provato, e non solo lui, erano tutti un po scossi. Molte persone sostengono che quella sia la parte più angosciante del film, anche se a me ha impressionato soprattutto il montaggio alternato con la Morante che urla sul letto, o le scene prima della morte che preannunciano la tragedia.
E il tuo rapporto con Laura Morante?
J.T. Allinizio ero un po circospetta nei suoi confronti, mi sembrava proprio unattrice consumata e mi ispirava rispettoso distacco, straniamento. Poi abbiamo fatto un viaggio in treno insieme per andare ad Ancona e ho scoperto delle cose di lei che me lhanno fatta vedere in maniera diversa. Ho molta ammirazione per le persone che dal nulla riescono da sole a crearsi qualcosa. E per lei è stato così. E una persona carina. Adesso tra laltro sto frequentando la figlia che ha la mia età.
Cosa pensi del cinema italiano?
J.T. Da quando iniziato a recitare sono molto attenta ai film italiani, che prima invece consideravo poco. Sto anche spingendo molti amici a andare e a vederli. Sicuramente adesso si nota una grande crescita, sia nella produzione sia nel livello. Un tempo gli unici film italiani che venivamo visti erano i film di Vanzina e gli altri film di Natale. Adesso, fortunatamente, le cose sono un po cambiate. Apprezzo molto il lavoro che ha fatto Nanni organizzando proiezioni dei nostri film alle quali seguivano i dibattiti con i registi.
Ti è piaciuto Lultimo bacio?
J.T. Mi è piaciuto di più il primo film di Muccino: Come te nessuno mai, lho trovato più fresco.
Parliamo di quella fatidica notte ai David di Donatello, del fiume di lacrime...
(ride) J.T. In genere non amo fare questo genere di cose. Nel mio