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Intervista al regista di Morto Stalin se ne fa un altro: "Ridiamo dei dittatori, del Padrino e di Trump"

Armando Iannucci presenta il primo grande film del 2018: una ricostruzione accurata, terrificante e ironica degli ultimi giorni di Stalin

05.01.2018 - Autore: Pierpaolo Festa (Nexta)
Cremlino. Due del mattino. Stalin è al tavolo con Krusciov, Beria, Molotov e Malenkov. La sua ultima proposta notturna è quella di visionare un western americano. Poco dopo, il leader sovietico e i suoi vassalli hanno gli occhi incollati alle immagini di cowboy e indiani mentre un traduttore spiega loro le battute pronunciate in inglese. Dall'altra parte dello schermo ci siamo noi, inchiodati a osservare una delle scene più interessanti ed esilaranti di Morto Stalin se ne fa un altro, quello che chiameremo d'ora in poi il primo grande film arrivato sugli schermi nel 2018

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"Quella scena è basata su fatti reali - racconta il regista Armando Iannucci quando Film.it lo incontra al Torino Film Festival, dove la commedia è stata presentata in anteprima - Stalin faceva queste cose. Costringeva i suoi funzionari a fare nottata: mangiavano a mezzanotte, si ubriacavano e alle due del mattino proponeva loro di guardare un western. Ed ecco il punto: si trattava sempre dello stesso film! Era come un gioco di forza per Stalin. Gli piaceva applicare il suo potere in questo modo, perché sapeva che gli altri si sarebbero svegliati alle otto del mattino del giorno seguente per svolgere le loro mansioni, mentre lui, invece, avrebbe potuto dormire fino a mezzogiorno". 


Il più recente cinema mainstream ci ha abituati a tanti film sulla Germania di Hitler, meno a quelli sull'Unione Sovietica di Stalin. Iannucci, scozzese figlio di italiani - creatore di personaggi iconici come Alan Partridge e di serie di successo come Veep - ci conduce per 107 minuti indietro nel tempo fino al 1953. Nelle stanze dei potenti a Mosca, dove seguiamo un gruppo di "mostri imprigionati" all'interno di corpi umani. E li vediamo complottare l'uno contro l'altro, non fidarsi di nessuno, sussurrare ogni frase, stando attenti a pronunciare ogni singola parola. La morte di Stalin che avviene a un quarto del film e da quel momento tutto diventa una corsa al trono e alla sopravvivenza. Chi riuscirà a tenere salva la pelle? Risposta garantita: quello più spietato. 
 
Seguire questi personaggi ricorda un po' Il padrino. Come se anche loro fossero dei gangster appartenenti a un clan. A una famiglia...
In effetti non è un paragone errato. Questi personaggi vivevano dentro il Cremlino. I loro figli giocavano insieme. Mangiavano insieme. E poi vediamo uno di loro firmare la sentenza di morte del fratello. Esattamente in stile Michael Corleone. Ma è tutto vero. E' successo davvero.  


 
E' interessante: il film viene presentato da molti come una satira, però pensiamo anche a un'altra parola: horror...
(annuisce) Volevo che il pubblico si sentisse nel pieno della tensione. Non volevo disturbare troppo gli spettatori, ma volevo provocare comunque una sensazione di disagio. Stavo cercando di ricreare le sensazioni di quell'epoca: un periodo in cui dovevi stare attento a qualunque cosa facessi o dicessi, e a cosa sarebbe potuto accadere da un momento all'altro. Questi personaggi sono mostruosi. Ma è importante ricordare che sono umani. Non si tratta di cattivi descritti in maniera esagerata. Concentrarmi sul lato umano mi avrebbe permesso di vedere la genesi delle loro azioni. Ecco dunque un gruppo di persone che fanno compromessi per rimanere vivi alla fine della giornata. Compiono azioni mostruose, ma sono convinti di aver fatto la cosa giusta.
 
Seguiamo questi "mostri" ma allo stesso tempo ridiamo. Quanto di questo humour era già nella graphic novel da cui è tratto il film?
Abbastanza. Il resto è venuto fuori grazie alle dinamiche che gli attori hanno creato nel periodo di prova, prima di girare. Penso che la commedia sia stata la scelta giusta. Perché è in primis piena di tensione: si basa su aspettative, su un crescendo, su battute che devono fare ridere. A volte ho girato i momenti più comici di questo film come se fossero puro dramma fino a quando non arrivava la battuta a effetto alla fine del dialogo. Altre volte, invece, le scene drammatiche le ho girate come se fossero commedia. Mescolare entrambi i toni è stata la soluzione perfetta.  

Sei passato dal tuo lavoro in VEEP a un film sulla dittatura in Unione Sovietica. Come mai questo salto dall'altra parte del mondo e come mai un film sulla tirannia? 
Cercavo una storia di finzione. Dopo aver letto la graphic novel originale (intitolata La morte di Stalin di Fabien Nury e Thierry Robinmi, N.d.R.) mi sono detto: "perché fare finzione quando la realtà può essere tanto assurda quanto terrificante e drammatica?". E attuale anche. Negli ultimi dieci o quindici anni c'è stata una scalata del populismo con personaggi come Berlusconi, Putin, la Le Pin e Farage. Quando li senti parlare è sempre la stessa musica, come se dicessero: "non chiedetemi i dettagli di come fare una cosa... io vi dico comunque che andrà bene. Sarà tutto facile e bellissimo se darete il potere a me". 


 
A questo punto è arrivato il momento di parlare di Trump... 
Abbiamo girato questo film mesi prima che Trump vincesse le presidenziali, ma oggi molti pensano che il film sia un attacco a Trump. Non è così. Mi interessava di più il concetto di democrazia: pensiamo che sia perfetta e permanente. Non lo è. Mio padre è stato partigiano e poi è emigrato nel Regno Unito, ma non ha mai preso il passaporto britannico. Una volta gli dissi: "Perchè non lo richiedi? Così potrai anche votare". Lui ha risposto: "L'ultima volta che ho votato, Mussolini è salito al potere". Come se volesse dirmi: "la democrazia è una cosa bellissima, ma bisogna preservarla costantemente. Bisogna tenere gli occhi aperti". Mi affascinava mostrare Stalin come il leader di una setta. Lo è anche Donald Trump. Uno che dice: "ignora la verità, ignora le prove, ma credi in me. Non pensare al riscaldamento globale. Ascolta solo le mie parole". Il leader di una setta... la storia si ripete. 

Morto Stalin se ne fa un altro è attualmente nei cinema distribuito da I Wonder Pictures.