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Intervista a Patrice Chereau

Intervista a Patrice Chereau

Intimacy

14.04.2003 - Autore: Valeria Chiari
Non molto alto, con uno sguardo attento e scrutatore Patrice Chéreau è tornato in Italia per presentare il suo ultimo film Intimacy-Nellintimità. Spiega in un bellissimo italiano, impreziosito dallaccento francese, di parlare bene la lingua perché nel 69 Paolo Grassi lo chiamò al Piccolo Teatro di Milano, dove rimase fino al 1972, imparando oltre allitaliano, tutto quello che poteva dal suo eroe e maestro Giorgio Strheler. Grande amico degli scrittori più significativi della scena letteraria e teatrale francese, tra i quali Bernard-Marie Koltès e Hervé Guibert - entrambi tragicamente scomparsi - con i quali ha lavorato a lungo, Patrice Chèreau ha alle spalle una ampia esperienza teatrale e operistica; lattività cinematografica che lo impegna oramai completamente dal 1996, lo ha visto protagonista a Cannes nel 1994 con il premio della Giuria al suo La regina Margot e alla Berlinale di questanno con lOrso dOro per Intimacy e con il premio come Miglior Film Europeo.   Ma cosè lintimità?   P.C. E difficile trovarne una definizione. Forse è quella cosa molto segreta che accade tra due persone quando si trovano in completa solitudine, quella parte di conoscenza che uno ha dellaltra. Una cosa che in fondo non si può totalmente filmare. Resterà segreta anche dopo questo film. E il mistero che unisce i due personaggi del film quando fanno lamore o quando piangono alla fine.   La sola sessualità può creare un legame?   P.C. Assolutamente si. I due personaggi che fanno lamore nel film tentano di creare ununione. Sono i loro corpi a parlare durante questi incontri e lo fanno con tenerezza, cercando di dare piacere luno allaltra. Alla fine si instaura naturalmente un legame, una sorta di equilibrio tra sesso e sentimento.   Domina il silenzio negli incontri dei due personaggi, che sembra diventare condizione necessaria per lamore. Secondo lei le parole uccidono lamore?   P.C. No, al contrario bisogna parlare molto, per tentare di conoscere il più possibile la persona che ci sta accanto con la quale viviamo o vogliamo vivere.   Lei afferma esser stato colpito dal racconto di Hanif Kureishi Nellintimità ma il suo film va molto oltre quel libro, il personaggio femminile acquista maggior importanza per esempio?   P.C. Mi ha intrigato soprattutto la sincerità di quel romanzo, il modo così brutale in cui raccontava della separazione di questuomo dalla famiglia. Oltre a questo libro però ho letto anche i racconti della raccolta Nightlight, in uno dei quali cera questa figura enigmatica di donna che mi ha incuriosito moltissimo. La molla è scattata soprattutto nel desiderio di svelare il mistero di questa donna che prende liniziativa e gestisce un rapporto basato sul sesso: volevo sapere chi era, da dove veniva. Volevo approfondire il tipo di rapporto che si sarebbe costruito tra i due, parlare del disagio che la proposta della donna crea in questuomo tanto da spingerlo a commettere lerrore di seguirla per scoprire cosa nasconde della sua vita.   Un errore commesso per desiderio più che per curiosità..   P.C. Certo, ma un errore. Vuole scoprire cose che la donna tiene nascoste perché non interessanti, non importanti per il loro rapporto. Sarà poi dopo aver svelato ogni mistero che il loro legame inizia a distruggersi.   Pur essendo sposata con un uomo che sembra amarla molto e avendo un bambino, questa donna decide comunque di avere una relazione con uno sconosciuto. Secondo lei è perché la coppia come istituzione fa male alla libertà dellindividuo?   P.C. No, non lo so se fa bene o male. La donna di questo film affronta gli evidenti problemi della sua coppia in questo modo, restando con il marito al quale è indubbiamente legata da molte altre cose, e decidendo allo stesso tempo di fare sesso una volta a settimana con un altro uomo. Il modo in cui dirige le fila della sua vita è straordinario, perché riesce a dividere le parti rendendole indipendenti le une dalle altre, in un equilibrio inusuale ma pur sempre un equilibrio. Luomo invece non lo fa, lui scappa nella notte dal suo matrimonio per vivere solo e infelice da unaltra parte.     Ha scelto degli attori straordinari per questa storia, è stata una ricerca e una scelta difficile?   P.C. E difficile soprattutto per uno come me che mentre scrive la storia non ha un personaggio preciso in mente. Affronto sempre allo stesso modo la ricerca degli attori. Cerco di vedere quello che hanno fatto, al cinema o al teatro, e cerco di incontrarne il maggior numero possibile. In questo caso ho dovuto diffidare di chi mi diceva di non aver alcun problema a spogliarsi davanti alla macchina, e allo stesso tempo non convincere chi invece mostrava perplessità nel farlo. Ho scelto prima Kerry Fox. Di lei mi ha colpito la calma con la quale ha affrontato i provini e tutte le mie domande. Era come se avesse capito il personaggio e il suo comportamento. E unattrice concreta, vera, sempre, non bella in modo evidente ma che riesce a diventarlo in maniera naturale. Il protagonista maschile, Mark Rylance, è arrivato dopo. In realtà gli avevo inizialmente affidato un altro ruolo, poi quando lattore che avevo scelto ha rifiutato, ho provato con lui Sono stato veramente molto fortunato perché sono stati entrambi estremamente generosi con me Fare un film è sempre una scommessa, e io lho vinta.   Le scene damore dei due protagonisti restano il fulcro di tutto il film, come si è avvicinato alla realizzazione di queste scene?   P.C. Con infinite precauzioni e soprattutto impiegando tempo, un tempo infinito per girarle; rispettando le scene esattamente come erano state scritte; lavorando e provando moltissimo con i due attori e lasciando loro piena libertà. Contrariamente a gran parte del film, dove la macchina da presa è a spalla, in quelle scene era ferma sul carrello: volevo che gli attori sapessero esattamente dove fosse e cosa inquadrasse perché non volevo rubare loro più di quello che mi stavano dando. Ognuna di quelle scene è stata girata in una unica ripresa di 6-7 minuti.   Scene particolari, set particolari, tutto questo, oltre agli attori ha bisogno di una troupe molto particolare   P.C. Si infatti. Sopratutto delloperatore e del montatore con i quali esiste una collaborazione molto stretta. Con Eric (Gautier Fotografia) e con François (Gedigièr- Montaggio) lavoro da quattro anni e oramai conosciamo perfettamente il lavoro luno dellaltro, ma ci sono tante persone su di un set e un buon regista sa circondarsi di ottimi collaboratori . E il mio caso.   Si parla già di un nuovo progetto con Al Pacino   P.C. Si e sono felicissimo di lavorare con un attore simile. Ci siamo già incontrati e siamo rimasti quattro ore insieme a parlare. Ha un istinto naturale, quasi animale nel reagire alle cose che vede o che ascolta, e ha una interiorità straordinaria. Mi piace sapere che potrà eccedere, è esattamente lattore che fa per me. Il film che dovremmo fare insieme racconta della relazione di Napoleone con una ragazza, dopo lesilio a SantElena. E la storia di un dittatore che ha fatto molti morti. Mi incuriosisce il fascino che esercita questo personaggio storico ancora oggi. Scrivono tantissimo su di lui, più che su Gesù Cristo: venti libri ogni anno solo in Francia. Personalmente non trovo sia un personaggio così affascinante.    
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