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Intervista a Michela Cescon

Abbiamo incontrato l'attrice trevigiana Michela Cescon protagonista del nuovo film di Matteo Garrone Primo Amore.

Primo amore

12.04.2007 - Autore: Elena Dal Forno
A vederla a teatro, sul palcoscenico di "Inverno", ancora così magra, fa una certa impressione. I segni del film "Primo Amore" di Matteo Garrone, a distanza di molti mesi, sono ancora ben evidenti sull'esile corpo di Michela Cescon, giovane attrice trevigiana che sta riscuotendo enormi consensi di critica grazie a questo suo debutto davanti alla macchina da presa.   Una carriera d'attrice costruita in molti anni di lavoro, prima alla scuola di Ronconi e poi seguendo un percorso personale con il teatro di Dioniso di Torino, coronato dal debutto con Garrone. "Devo dire che questo film dimostra che seguire una propria strada è premiante. Che mandare a quel paese (ma l'espressione è più colorita ndr) certe persone come Luca Ronconi va bene se poi i risultati sono questi. Ho debuttato con lui, certo, ma poi mi sono accorta che non era il tipo di teatro che volevo fare e l'ho salutato. Il successo non mi dà alla testa perchè arriva a 32 anni dopo quelli che io chiamo prodotti d'autore, non da spettacolini del sabato sera. Non sono più nemmeno una ragazzina e quindi credo di sapere come destreggiarmi.. non è nemmeno che possiamo poi parlare poi di chissà quale successone... comunque chi mi chiama e mi cerca per farmi i complimenti mi fa solo piacere. Stanno già arrivando altre proposte di cinema, ma mi dopo quest'esperienza penso che valuterò molto attentamente i copioni, in fondo la mia vera passione è il teatro".   Che ne pensi di questo tuo debutto sul set? "Quando rivedo il film adesso continua Michela sono contenta. Avevo molta paura all'inizio, di non piacermi, di fermarmi ad un livello puramente estetico. Venendo dal teatro sono abituata a "quello che sento" e non a "quello che vedo", invece ho colto delle cose di me con cui adesso convivo meglio. Tanto per dirne una, io odio il mio naso, invece ho visto che sullo schermo rendeva, creava delle ombre forti, giuste, così come molte espressioni drammatiche che adesso ho rivalutato. Ho capito che posso fare del cinema e non è poco e poi gli applausi a Berlino, quasi da stadio, mi hanno dato una fiducia immensa".   Com'è avvenuto l'incontro con Garrone, il regista del film? "Tutto molto casualmente, due anni fa, a teatro. Facevo "Bedbound" all'epoca (per il quale ha vinto il premio Ubu come migliore nuova attrice emergente e il premio Eleonora Duse come attrice emergente n.d.r.) e Matteo venne in camerino a fine spettacolo a farmi i complimenti. All'epoca aveva fatto cose molto soft ma per uno strano caso del destino le avevo viste e sapevo chi era. Dopo quel veloce saluto non l'ho più sentito per un anno. Poi mi ha telefonato chiedendomi quanto pesavo".   Così subito? "Sì, si ricordava di me e stava cercando un'attrice veneta per il suo film. All'epoca recitavo Pasolini (in "Orgia" n.d.r.) e dovevo fare la parte di una donna incinta di tre mesi quindi non ero certo magra, ero normale, pesavo 60 kg per 1,69 di altezza, quindi ho detto "Matteo, se vuoi, sono così". Non se ne fece nulla e il discorso sembrava chiuso. Invece poi mi ha ricercato ancora, dicendomi che nella sceneggiatura la ragazza sarebbe stata all'inizio normale e poi sarebbe dimagrita. Me la sentivo? Non sapendo quello a cui sarei andata incontro ho detto di sì".   Quello di cui Michela parla è un percorso durissimo di dimagrimento forzato, da 60 kg è arrivata a pesarne 45 in circa quattro mesi. Un percorso terribile, quasi drammatico. È tuttavia una magrezza serena quella di adesso. "Ho già ripreso 6-7 kg ma il metabolismo si è trasformato e sarà difficile tornare come prima. Anzi direi proprio che la Michela di prima non c'è più. Sono diventa adulta, una donna più consapevole, di me e del mio corpo. Non mi sento più una bambina. E di questo sono contenta, della percezione nuova che adesso ho della mia fisicità".   Come il protagonista di "Primo Amore" lavora l'oro, in un gioco di rimodellamento e sottrazione così è avvenuto in te. Vuoi parlarne? Cosa ti rimane dentro? "Quello che mi è piaciuto di Matteo è che è stato fatto un enorme lavoro a monte di questo film, ben prima di cominciare le riprese. Abbiamo lavorato quasi allenandoci come una squadra sportiva, che va in ritiro prima di giocare. Quindi c'è stato su di me un lavoro con un dietologo di Milano, il bravissimo Elio Muti, perchè non basta non mangiare. Bisogna anche tenere la testa a posto. Sottraendo in continuazione la mente se ne va per conto suo. Comincia ad avere una lucidità pazzesca per tutto quel che riguarda la matematica, il conto delle calorie ecc.., ma per il resto si diventa quasi folli. Si diventa così leggeri da poter credere di toccare quasi la propria anima, così leggeri che quasi non si esiste più. Impressionante. Quando ripenso a questo film, emotivamente mi prendono delle sensazioni molto forti, e i segni che porto sul corpo me lo ricordano in continuazione. Restano percezioni affascinanti di sè stessi, di scollegamenti corpo-mente quasi impensabili".   "Primo amore" ti vede spesso nuda, in una relazione nuova con il tuo corpo questa nudità ora la esibisci anche a teatro. Nessun imbarazzo? "È una scelta precisa che ho fatto. Due anni fa non avrei mai potuto, ma proprio perchè oggi sono più adulta e consapevole non mi pesa. Dopo che mi sono cimentata con i testi di Pasolini in un teatro-corpo/parola mi sono davvero liberata. E adesso mi piace scuotere l'idea banale che abbiamo del corpo-vetrina mettendo invece in evidenza il vero corpo, quello che porta i segni, di qualunque cosa, anche della vecchiaia. Il film di Matteo ha aperto ancora di più questa strada, ho dovuto recitare così com'ero, senza nemmeno un filo di trucco. È stato un passaggio molto forte per me come attrice. Che poi resto una che nella vita tende a non farsi notare, sono molto normale, ma in scena mi va di colpire, di scalfire".   A teatro stai portando un testo del norvegese Fosse. Ancora sottrazioni, stavolta della parola. "Fosse è considerato un genio della drammaturgia in quasi tutto il mondo, fino in Cina e Giappone, in Francia e Germania è osannatissimo, come un nuovo Ibsen. Altri invece lo trovano vuoto. Lui pensa che non si possa dire veramente niente di ciò di cui valga la pena parlare, afferma addirittura che il punto più intenso della parola è la pausa. Questo cumulo di "non detto" lo trovo molto interessante perchè è quasi una partitura musicale per virtuosi del violino. Per un'ora e venti non ci diciamo veramente niente (Michela recita con Malosti ndr) ma ci dà la possibilità di esibirci veramente come attori. E poi lo spettacolo, che sembra così leggero da scivolarti addosso come il film di Matteo, invece racchiude una pesantezza tremenda, e non te ne liberi più".   Subito dopo questo spettacolo Michela debutterà a Torino il 25 marzo con Giulietta degli Spiriti di Fellini, riadattato da Vitaliano Trevisan, il Vittorio di "Primo Amore". Che rapporto hai avuto con lui? "Vitaliano torna a fare il suo lavoro, che è quello di scrittore. Adesso c'è fra noi grande stima e grande rispetto, tanto che lavoreremo ancora insieme, ma devo dire sinceramente che ci siamo odiati a prima vista e come non mai. Non ci siamo sopportati per un bel pezzo...."   C'era un modello di attrice al quale ti ispiravi, o ti ispiri? "Non ho un modello preciso, ma adoro Eleonora Duse. Era una donna forte, trasgressiva, coraggiosa. Ecco quando sono giù penso "cos'avrebbe fatto la Duse adesso?" e cerco di reagire o di prendere coraggio".
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