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Intervista a Maurizio Michetti

Intervista a Maurizio Michetti

Nichetti

02.03.2001 - Autore: Andrea Nobile
Nel corso dellultimo Future Film Festival abbiamo incontrato Maurizio Nichetti, in occasione della presentazione del making of e delle prime immagini di Honolulu baby, il suo ultimo film in uscita a marzo. Nichetti, dopo una esperienza come sceneggiatore di Bruno Bozzetto, ha esordito nel 1979 con Ratataplan, ed è autore, tra laltro, di Volere volare, Luna e laltra e Ladri di saponette. Molto conosciuto e apprezzato allestero, da sempre sperimentatore e attento alluso delle nuove tecnologie, Nichetti ha realizzato, il primo film europeo dalla post-produzione completamente digitale. Honolulu baby, prima ancora della sua uscita (prevista per il 9 marzo), ha già lasciato il suo piccolo segno nella storia del cinema italiano.   E vero che è la seconda volta al mondo che si usa questa tecnica di lavorazione per un intero film?   M.N: Lunico altro film ad essere completamente post-prodotto digitalmente è stato Fratello dove sei? dei fratelli Coen. Questo naturalmente non significa che questa tecnologia non sia stata usata da altri, solo che fino ad adesso è sempre stata usata solo per porzioni di film, in particolare quelle dove cera bisogno di effetti speciali.   Cosa significa esattamente post-produzione digitale?   M.N: Significa che il film viene girato in maniera più o meno tradizionale, in pellicola (ma naturalmente già prevedendo le manipolazioni successive), e poi, invece di essere stampato, viene acquisito digitalmente. A questo punto si dispone di una copia del girato in formato digitale sulla quale si può intervenire in vari modi, ma sempre con una grande facilità e con dei costi estremamente ridotti.   Nel vostro caso, come avete sfruttato questa tecnologia?   M.N: Principalmente in tre modi. Il primo è stato un cambiamento del formato del film, che, girato in super35, uscirà nelle sale in Panavision, con sonoro Dolby Digital. Il secondo è stato la facilità nellinserimento di effetti speciali, che sono diventati molti di più rispetto a quelli previsti in sceneggiatura. La scena iniziale dellaereoplanino, per esempio, è venuta fuori quasi per caso durante la lavorazione: io avevo pensato a delle classiche inquadrature di aerei in partenza e in volo per risolvere unimportante scena di stacco, ma non siamo riusciti a trovare niente di soddisfacente consultando le immagini di repertorio disponibili. Non potevamo certo permetterci di girare noi quelle scene, e allora quasi per scherzo, come battuta, è venuta fuori lidea di usare un aereoplanino di carta salvo poi che il più giovane del gruppo se ne venisse fuori con una prima bozza dellaereo in volo!.   E il terzo utilizzo?   M.N: Il terzo è stato quello forse artisticamente più interessante, ovvero il procedimento del color grading. Si tratta di un modo di intervenire sulla colorazione anche del singolo fotogramma o di parti di esso. Io lho usato molto ad esempio per differenziare Milano, dove ho dato risalto ai toni grigi e a quelli blu, e il Brasile, dove invece dovevano risaltare colori brillanti, vivi, saturi, ipercolorati.   In effetti si nota molto la differenza, soprattutto nel corso delle telefonate tra il marito in Brasile e la moglie a Milano   M.N: Quello è stato un grosso problema di regia, perché cerano queste otto telefonate che, con le tecniche tradizionali, al massimo, avrei risolto con un split screen, che alla terza volta sarebbe risultato ripetitivo. Con questa tecnica abbiamo inventato, anche a posteriori, per ogni telefonata unidea diversa. Naturalmente in termini di sceneggiatura e di contenuto non cambia niente, ma in termini di spettacolo sì, perché lo spettatore vede un film di unora e mezza senza mai due inquadrature uguali.   Tornando agli effetti speciali, che tipo di effetti sono stati usati?   M.N: Gli effetti sono soprattutto nascosti, cioè sono serviti per aggiungere cose che erano troppo costose realizzare dal vero. Ad esempio tutte le immagini dellacquedotto di Melencias sono digitali, non potevamo certo andarlo a costruire davvero nel deserto, nemmeno di carta pesta sarebbe valsa la pena! Quello che mi piacerebbe è proprio che il pubblico non si accorgesse di questi effetti, sono solo serviti a noi per ottenere senza compromessi quello che volevamo, senza spendere una follia.  
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