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Intervista a Joel Shumacher

Intervista a Joel Shumacher

tigerland

25.10.2001 - Autore: Adele de Gennaro
Se lindustria cinematografica ti strappa lanima, allora è il momento di scappare. Chissà, forse deve aver pensato così Joel Schumacher, regista di talento e successo che ha fatto della versatilità il suo motto di vita. Dopo aver diretto film saliti ai vertici del box-office Usa come Il cliente, Il tempo di uccidere, Batman forever e Batman e Robin tra i titoli più recenti della sua lunga carriera cinematografica iniziata come costumista dei film di Woody Allen - Schumacher abbandona le vie dei kolossal per tornare alle radici, anche grazie allestetica cinematografica di Lars Von Trier. E con Tigerland inizia la sua seconda giovinezza.     Da dove nasce lesigenza di girare un altro film sul Vietnam? J. S. \"Non direi che è un film sul Vietnam, piuttosto una storia tratta da unesperienza vera. Con Tigerland non volevo fare un film sulla guerra, mi interessava approfondire lesperienza emotiva del viaggio verso il fronte del Vietnam. Ecco, volevo soprattutto affrontare il punto di vista di questi ragazzi: letà media degli arruolati era tra i 18 e i 20 anni. Nella maggior parte dei casi i giovani scelti per andare a combattere nel sud-est asiatico erano di matrice cristiana, erano tutti consapevoli che si trattava di una guerra sbagliata e sapevano di andare incontro alla morte. Ma anche il luogo di addestramento è stato un autentico inferno che ha provocato altre vittime: quello che mi interessava era il costo psicologico di questi giovani uomini\".   Dopo Un giorno di ordinaria follia, con Michael Douglas, qui ritorna in un certo senso a parlare di follia con il personaggio di Wilson, spietato nel suo desiderio di uccidere. E un caso? J. S. \"In effetti sono affascinato da questo tema, ma in Tigerland volevo far luce soprattutto sui motivi che innescano situazioni patologiche. Più che di follia, in questo caso parlerei di confusione: sicuramente alcuni di questi ragazzi chiamati in Vietnam avrebbero avuto davvero bisogno di aiuto psicologico.\"   Il suo film esce in Italia proprio a ridosso della guerra in Afghanistan, dove altri giovani combattono una guerra molto diversa da quella del Vietnam. In Tigerland i soldati non parlano di politica, lei invece cosa pensa della situazione attuale? J. S. \"Negli Stati Uniti sicuramente ci sono molte persone contrarie alla guerra, ma oggi quel che succede è tipico della storia americana: quando il nostro paese vive una minaccia di guerra il presidente raccoglie ovunque consensi, esattamente come era successo al padre di Bush durante la Guerra del Golfo. Fino all11 settembre negli Usa la gente non riceveva molte informazioni sugli affari internazionali, per mesi e mesi giornali, libri e televisioni si sono occupati in gran parte della stagista scomparsa, lamante di un senatore. E chiaro che ora, invece, molti si chiedono perché queste cose non si sapevano prima: questo la dice lunga sulle reazioni della cultura americana.\"   Secondo lei come sarà accolto Tigerland dal pubblico italiano? J. S. \"Un regista non sa mai come potrà reagire il pubblico. In ogni caso, ripeto, questo non è un film sulla guerra ma su un campo di addestramento militare nel 1971. Inoltre non penso che il pubblico sia influenzato da un film. Ogni spettatore lo legge a suo modo e a seconda delle proprie esperienze. Un film non può modificare i sentimenti, ognuno lo vede in una luce diversa.\"   Come è cambiata la generazione degli adolescenti americani? Ci sono differenze tra i soldati del Vietnam e quelli di oggi? J. S. \"Innanzitutto oggi non cè più larruolamento obbligatorio come ai tempi del Vietnam, ma è diventata una scelta. Inoltre oggi cè molta più tecnologia, direi che è tutto diverso.\"   Cosa lo attrae maggiormente del personaggio di Bozz, il protagonista? J. S. \"Spesso nei film americani gli eroi non hanno mai dubbi o problemi, invece quello che mi ha colpito di Bozz è che lui non nasce eroe, lo diventa perché è trascinato dalle circostanze. Bozz è contro la guerra, contro il campo di addestramento, ma nonostante tutto rinuncia alla fuga e torna indietro per salvare il suo amico Jim. Il suo è un sacrificio morale.\"   Esistono delle affinità tra lei e il protagonista di Tigerland? J. S. \"A dire il vero anchio ho sempre avuto problemi con lautorità, non solo da giovane quando mi ribellavo allautorità scolastica. Anche adesso, vivendo a Los Angeles,sono persino insofferente quando mi ferma la polizia stradale.\"   Che ricordo ha dei suoi anni 70? Era anche lei in Vietnam? J. S. \"No, io non ho combattuto in Vietnam perché non sono stato ritenuto idoneo. Allepoca avevo problemi di tossicodipendenza, diciamo che avevo unaltra guerra da combattere in casa.\"   Dopo l11 settembre molti registi americani hanno rinunciato a venire in Italia per promuovere i loro film: lei è più coraggioso? J. S. \"Non credo che Osama Bin Laden ce labbia con me personalmente e poi non ho affatto timore di viaggiare o di prendere unaereo. Inoltre perché rinunciare? Roma è una città stupenda.\"   Finora lei ha diretto film molto diversi, passando dai thriller ai kolossal ed ora ai film a basso costo, una svolta rispetto alle produzioni hollywoodiane che ha girato negli ultimi anni. Da dove nasce questo eclettismo? J. S. \"Spero di essere cresciuto come regista, ma quello che mi guida è soltanto la possibilità di raccontare una certa storia. Se sono in grado oppure no: anche se si tratta di film diametralmente opposti. Mi affascina tentare strade diverse, solo così posso crescere ancora ed imparare.\"   Cosa cè realmente dietro il cambiamento stilistico nei suoi film? J. S. \"Dal 1997 in poi mi sono sentito un po confuso, ero stanco di girare kolossal, avevo la necessità di tornare alle basi, alla regia nuda e cruda. Da qui il mio avvicinamento al movimento di Von Trier, nei suoi film cè una purezza di contenuti che ho cercato di mantenere anchio nei miei ultimi lavori. Comunque, anche se ho girato questi film nello stile Dogma, non è detto che io continui per sempre su questa strada. La vera sfida, per me, è il cambiamento.\"   Per Tigerland ha dovuto modificare anche il suo lavoro con gli attori? J. S. \"Questi interpreti non sono molto conosciuti, ma sicuramente il lavoro non cambia se sono veterani o non professionisti, limportante è riuscire a far uscire tutto il loro talento. Il segreto è quello di adattarsi alle esigenze degli attori.   Perché, secondo lei, in America si privilegiano film sugli adolescenti pieni di volgarità? J. S. \"Molti continuano a fare film stupidi sui ragazzi perché non hanno rispetto per i giovani, non li considerano come persone. Pensano che i ragazzi facciano solo sesso e shopping, e non è così. E poi, comunque, questi film incassano tanto: Hollywood, in fin dei conti, è solo industria, prodotto e business.\"    
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