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In Vino Veritas: ubriacarsi ed emozionarsi con Ritorno in Borgogna di Cédric Klapisch

Il regista de L'appartamento spagnolo torna con un dramma famigliare che raggiunge alte temperature emotive, aiutato dall'alcol

19.10.2017 - Autore: Pierpaolo Festa (Nexta)
"Attorno a una bottiglia di vino troviamo amicizia, amore. Troviamo le persone unite". Cédric Klapisch sembra essersi trasformato in un pubblicitario quando lo chiamiamo al telefono per parlare del nuovo film tutto ambientato tra le vigne della Borgogna. Ma più rimane al telefono, più quell'esagerato inizio sul vino si trasforma in una sincera dichiarazione d'amore per i temi e i protagonisti di questo suo ultimo lavoro, Ritorno in Borgogna. Quello che il regista de L'appartamento spagnolo definisce "il film più francese che abbia mai fatto".

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Con i suoi film Klapisch ha saputo raccontare una Francia meno "chiusa nei propri confini". E ha sempre fatto centro: "Gli americani direbbero che faccio film europei. Ma cosa vuol dire? Non significa niente, perché qui in Europa sappiamo bene di avere culture diverse nonostante la vicinanza tra le nazioni. Direi forse che nel mio cinema si trova una qualità romantica diversa rispetto a quella trattata nel cinema francese". 

La parola che il regista non dice (ma che è evidente) è "mainstream"
. Anche questa volta il suo stile non si smentisce: la temperatura del film è sempre calda e avvolge lo spettatore tra le emozioni mentre la macchina da presa esplora la magia della Borgogna avventurandosi pericolosamente tra gli stereotipi francesi. E' tutto un susseguirsi di paesaggi meravigliosi e personaggi che sorseggiano vino... eppure siamo totalmente dentro il film. "Sono tornato a vedere i documentari di Jonathan Nossiter, tra cui Mondovino. Lui è stato uno dei miei riferimenti. Ma la cosa fondamentale sono state le foto che io stesso ho scattato in Borgogna nel corso degli ultimi dieci anni. Quando visiti più volte lo stesso luogo allora puoi avere uno sguardo preciso e conoscere quel posto in tutto e per tutto. D'un tratto sai come portarlo sullo schermo". 

Al centro dell'immagine ci sono tre fratelli viticoltori. Il pubblico rimane quasi sempre con uno di loro, tornato in Francia dopo anni passati in Australia. Un ritorno necessario per arrivare in tempo al capezzale del padre e vederlo un'ultima volta. Alla morte del pater familias toccherà ai tre figli gestire l'impresa. Per farlo dovranno prima gestire le loro emozioni e tirar fuori ciascuno i propri segreti, dopo anni di rancori.  


Dicevi che hai girato il tuo film più francese. E' interessante vedere come ti avventuri tra gli stereotipi francesi e come ne esci a testa alta. E allo stesso tempo penso anche a una parola: patriottismo. Può il cinema chiarire questo concetto in un'epoca in cui quella parola può essere facilmente interpretata male? 
E' uno degli scopi del mio cinema: riportare la parola patriottismo all'interno di un concetto che sia chiaro. Per quanto mi riguarda quella parola ci è stata strappata dalle persone di estrema destra che hanno cercato di impossessarsi della nostra bandiera e della nostra identità. E lo hanno fatto nel modo sbagliato. Si può certamente essere patrioti anche se sei a sinistra. E io voglio tornare col mio cinema a quei valori sociali, alla condivisione e alla collettività. Si può fare tutto questo. E si può allo stesso modo essere francese.  

"Essere francese"... cosa vuol dire?
Ripenso sempre agli ideali della rivoluzione: e in questo caso alla parola "fraternité" e cioè fratellanza. Sono parole importantissime sulle quali la destra non ha di certo l'esclusiva. L'idea del mio film era mettere in discussione l'idea di fratellanza e cercare di capire cosa ci unisce. E quindi cercare di rispondere alla domanda che mi hai fatto: che cosa vuol dire esattamente? 

C'è qualcosa che lega tutti i tuoi film: un certo ottimismo. Quanto sei dipendente dal lieto fine?
(Sorride) Mi piacciono molto i finali felici. Mia madre è una psicoanalista, e da figlio di psicoanalista credo fermamente nel fatto che i problemi possono essere risolti. E forse uno dei compiti del cinema è aiutare le persone a risolvere i problemi. Non si tratta di ottimismo o di finali hollywoodiani, ma della necessità di guardare al futuro come a un'epoca migliore rispetto al presente.  


Dunque ecco la domanda che avrei dovuto farti sin dall'inizio: come mai la Borgogna e quanto può essere romantica?
La verità? Si ricollega tutto al vino e a un certo dualismo: da una parte produrre il vino comporta sforzi immani. Dall'altra è inevitabile pensare come dopo tutto questo duro lavoro lo scopo finale sia un prodotto che ci fa andare su di giri. E perdere il controllo. Ecco perché ho voluto fare un film sul vino. 

Ovviamente non ti lascio andare via se non mi rispondi all'ultima domanda: stai pensando a un quarto capitolo della saga de L'appartamento spagnolo?
Non credo che ci sarà. Diciamo la verità: sarebbe un'idea terribile. Funziona come trilogia. Mettiamola così: è meglio lasciare un vuoto che spremere troppo una cosa. 

Ritorno in Borgogna è attualmente nei cinema distribuito da Officine Ubu