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Il regista di St. Vincent: “Vi racconto Bill Murray, leader dal cuore grande”

L'attore “una musa per l'intera troupe” sul set del film appena uscito sui nostri schermi

24.12.2014 - Autore: Piepaolo Festa
DA GHOSTBUSTERS A ST.VINCENT - TUTTI I VOLTI DI BILL MURRAY

Di solito un regista alle prese con Hollywood è aiutato dall'avere un enorme budget a disposizione per il suo film. Per Theodore Melfi, regista di St. Vincent, si è trattato del percorso opposto: “Fare il film con pochi soldi ci ha aiutati parecchio – rivela a Film.it – La sceneggiatura era stata accolta bene in giro. Una volta che Bill Murray ha accettato il ruolo, tutto è successo in fretta”. Sullo schermo Murray incarna un veterano di guerra invecchiato, burbero e con la passione per l'alcool. Il tipico vicino di casa che ci si augura di non avere. Ciononostante è proprio lui ad essere arruolato da una madre affinché si prenda cura del suo figlioletto mentre lei è fuori. “Non credo si possa creare una traiettoria della sua carriera – continua il regista – Possiamo definirla un'anomalia in tutti i sensi. Bill è in grado di diventare chiunque. È un attore di metodo, e allo stesso tempo accetta la sfida di attingere da se stesso e mostrare la sua intimità”. 

MURRAY E MELFI SUL SET DI ST. VINCENT: QUI LA NOSTRA RECENSIONE
 
Anni fa, all'epoca di Lost in Translation, Sofia Coppola definì Bill Murray “la sua musa”, dicendo che senza di lui non avrebbe potuto fare il film. Adesso che lo hai vissuto sulla tua pelle, hai capito cosa voleva dire esattamente la Coppola? 
La realizzazione di un film richiede alcune figure leader, una persona in grado di motivare e ispirare. Bill lo è. Oggi non dice di sì a tanti film, ne interpreta pochissimi. Quindi quando accetta un ruolo tutto diventa immediatamente speciale. Sul set di St. Vincent ci ha fatto ridere e ci ha tolto la tensione di dosso: lui crede che lo stress sia la morte della recitazione e della commedia, quindi ci ha insegnato a gestirlo. Direi dunque che è stato “una musa” per l'intera troupe. Ricordo il giorno in cui il nostro co-protagonista, Jaeden Lieberher, era in grande difficoltà: Bill gli ha parlato, insegnandogli una tecnica di meditazione per farlo rilassare. Ce n'era una tutti i giorni, una volta avevo una fitta alla schiena, lui è andato a comprare un attrezzo per fare degli esercizi. Ci siamo ritrovati a fare stretching insieme sul set. 
 
Sono curioso, è vera la storia che Bill Murray non ha un manager e che per proporgli un film occorre chiamare un numero e lasciargli un messaggio? Nel tuo caso, cosa gli hai detto? 
Confermo che è tutto vero, ha uno di quei numeri che iniziano per 800. Devo avergli lasciato almeno una dozzina di messaggi. All'inizio li scrivevo e li memorizzavo, poi ho capito che avrei dovuto improvvisare. È andata così. 

Poco fa si diceva “attore di metodo”... nel caso di Murray che cosa vuol dire? 
Mettiamola così, Bill veniva sul set in bici. E alla fine tornava a casa in bici, attraversando Brooklyn, dove abbiamo ambientato il film. In questo modo continuava a sentire sulla sua pelle la natura del personaggio. Sin dall'inizio lo ha capito subito, sapeva come farlo camminare, parlare e respirare. L'unica difficoltà è stata il make-up ai denti, dal momento che lui ha i denti migliori del pianeta! Nel film, invece, glieli abbiamo sporcati e invecchiati. 

Ha un qualche rituale di metodo che lo contraddistingue? Osservandolo prima dei ciak cosa hai notato? 
La sua direttiva numero uno è tenere la mente aperta e rilassata. Detto questo, prima di battere il ciak, diceva sempre la stessa cosa: “Ok, adesso andiamo tutti a divertirci”. 

MURRAY E IL GIOVANISSIMO JAEDEN LIEBERHER IN UNA SCENA DEL FILM
 
Della vita di Bill Murray si conoscono più i dettagli folli che la sfera personale. E' interessante capire come avete lavorato alla componente paterna del personaggio...
E' stata l'unica cosa che non ha richiesto lavoro. Non molti sanno infatti che Bill è padre di sei figli. Sei ragazzi. Ed è un grande papà. La verità è che non abbiamo mai discusso di questa componente narrativa, lui era prontissimo. 
 
L'ultima domanda è quella tradizionale, alla fine di ogni intervista chiedo sempre qual era il poster che avevi in camera da ragazzino?
Quello delle Charlie's Angeles, con la meravigliosa Farrah Fawcett al centro. 

St. Vincent è distribuito nei cinema da Eagle Pictures.