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Il dubbio inglese

Alan Parker ha l'aspetto pacioso di un perfetto britannico. Eppure, qualche critico americano lo ha paragonato nientemeno che a Saddam Hussein.

The life of David Gale

12.04.2007 - Autore: Ludovica Rampoldi
Alan Parker ha laspetto pacioso di un perfetto britannico. Eppure, qualche critico americano lo ha paragonato nientemeno che a Saddam Hussein. Il motivo è il suo ultimo film The Life of David Gale in uscita venerdì 21 marzo nelle sale italiane: un thriller con un cast di tutto rispetto (Kevin Spacey, Kate Winslet e Laura Linney ) che tratta il delicato tema della pena di morte.   Crede che in America il giudizio sul suo film sia stato influenzato dal clima politico? E molto difficile presentare un film come The Life of David Gale in questo particolare momento storico. E facile che venga percepito come critica a agli Stati Uniti, quando non lo è. Sicuramente è un film critico nei confronti di alcuni aspetti della società americana, ma quando lo stavamo realizzando non pensavamo che il clima politico sarebbe cambiato in questo modo.   Lei ha trovato molti ostacoli nella realizzazione del film. E così difficile fare un film critico? Ci sono molti film americani che criticano la società americana. A loro è permesso. Per me è molto più difficile, nonostante abbia vissuto molti anni negli Stati Uniti: alla società americana non piace che qualcuno che non è americano emetta un giudizio su di loro. Comunque il mio film non vuole in nessun modo punire o castigare gli Usa. Io amo lAmerica, sono affascinato dalla sua diversità, dalle sue contraddizioni.   A Berlino, dove il suo film fu presentato, lei disse di aver votato per Blair ma di non riuscire più a capire la sua politica. Qualcosa è cambiato? No, affatto. Blair è una persona istruita, intelligente, è lesatto contrario di Bush. E uno di sinistra, si suppone, ma per qualche strano motivo porta avanti la politica americana. E davvero difficile comprendere la sua scelta: credo che questa sua presa di posizione danneggerà molto la sua carriera e la sua credibilità. E facile comprendere Bush: è un uomo prevedibile. Ma Tony Blair è un mistero, anche se io sono da sempre un suo sostenitore...   La guerra allIraq come la questione della pena di morte- sta scavando un solco tra lEuropa e gli Stati Uniti. Bush è lincarnazione di unAmerica lontana dallEuropa. E possibile un riavvicinamento? Non tutti in Europa sono daccordo con la Francia e la Germania. Io sono inglese, e il mio primo ministro è allineato alla politica di Bush, così come il premier spagnolo e in qualche modo anche il vostro Presidente del Consiglio. La vera tragedia di questo momento è la perdita di credibilità delle Nazioni Unite.   Il suo film è una riflessione politica molto toccante. Come pensa che possa essere recepito dal pubblico? Mi aspetto unaccoglienza molto variegata, a seconda del bagaglio politico e culturale del singolo spettatore. Del resto la questione sulla pena di morte è molto spinoso se si pensa che persino nella civilissima Olanda più del 50% dellopinione pubblica è a favore della pena capitale.   La conclusione del film è molto forte, anche perché lascia spazio a qualche ambiguità. Lambiguità è voluta. Permette a ciascuno di trarre le proprie interpretazioni. Spero che un finale così sospeso divenga materia di discussione, mi auguro che stimoli un dibattito costruttivo. Vorrà dire che il film è servito a qualcosa.