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Il digitale
Seconda parte

02.03.2001 - Autore: Andrea Nobile
Se Fellini fosse nato oggi, su questo posso mettere la mano sul fuoco, oggi sarebbe il re del virtuale
Come è nata lidea di un sito particolare come quello di Honolulu baby, senzaltro unico nel panorama italiano?
M.N: E nato tutto come una scommessa. Allinizio cè solo stata lidea banale di fare un sito per il film che stavamo per realizzare. Poi abbiamo pensato:perché non mettiamo in rete anziché il prodotto finito, il prodotto che sta nascendo? Perché non mettiamo in rete anche delle immagini dal dietro le quinte? Da lì è venuta lidea, quasi per gioco, di fare un diario di lavorazione che crescesse insieme al film, con addirittura una tabella che dà, settimana per settimana, il calendario delle riprese: immagino che per un appassionato o uno studente di cinema capire come è stato girato cronologicamente un film, al di là dellandamento della storia, deve essere molto interessante. Cè un diario di lavorazione di una stagista che era sul set e ha raccontato giorno per giorno le cose che vedeva. E un po come Effetto notte di Truffaut che raccontava in maniera romanzata quello che accade tutte le volte che si fa un film. Noi abbiamo fatto la stessa cosa ma abbiamo raccontato le storie che accadono realmente in una troupe che lavora e, nellultima fase, prima delluscita, si è anche evoluto con una specie di forum, dove la gente scrive e io gli rispondo quotidianamente.
Rispetto al luogo comune secondo il quale le tecnologie uccidono la creatività, come mai i primi ad usare questa tecnologie sono stati degli autori (i Coen, lei) e non il cinema mainstream?
M.N: Probabilmente non è un caso che proprio degli autori le abbiamo usate per primi, perché sono proprio gli autori che apprezzano fino in fondo le possibilità espressive che la tecnologia offre. Ovviamente sempre per realizzare cose subordinate alla storia e ai suoi contenuti, perché la tecnologia, come labbiamo usata noi, non è mai prevaricante. E non a caso in passato sono stati gli autori a saltare per primi sul carro tecnologico, e penso al Coppola di Un sogno lungo un giorno e allAntonioni di Il mistero di Oberwald, che tentavano di usare una colorazione elettronica. Il problema è che sia luno che laltro avevano avuto lintuizione prima dellarrivo delle macchine, per cui hanno fatto un lavoro che era estremamente difficile, farraginoso, lungo e anche intellettuale. Oggi è tutto più semplice: noi abbiamo fatto una lavorazione digitale su unora e mezza di film e labbiamo potuta fare in 15 giorni, almeno per quanto riguarda il color grading, che fino a un anno fa da solo avrebbe occupato mesi di lavorazione. Quindi di colpo linvenzione tecnologica ha permesso quel controllo sul colore che Antonioni e Coppola avevano cercato di realizzare con macchine non adatte. Ma nel loro caso era comunque una ricerca autoriale. Lo stesso Fellini ricostruiva tutti i set perché non voleva rappresentare la realtà, ma voleva rappresentare la realtà vista da lui. Se Fellini fosse nato oggi, su questo posso mettere la mano sul fuoco, oggi sarebbe il re del virtuale, proprio perché raccontava i suoi sogni, non la sua vita.
Qual è stato limpegno in termini di tempi e costi per lutilizzo di queste tecniche di post produzione? Il budget del film ne ha risentito?
M.N: Diciamo che in un discorso del genere prima di tutto è difficile convincere il produttore, ma noi labbiamo convinto facendo due conti: cera solo una differenza di 50-100 milioni, che non è niente nelleconomia di un film che costa 8 miliardi. E poi, tutte le lavorazioni successive, a partire dai sottotitoli, saranno immensamente più facili avendo una copia interamente digitale; intervenire sulla pellicola è più difficile e costoso. Poi bisogna anche considerare, nel confrontare le due versioni, che ci sono delle operazioni che non avremmo mai fatto su pellicola, o perché ci sarebbe voluto troppo tempo, o perché proprio non possibili. Ad esempio non avremmo potuto fare la color correction solo su una porzione del fotogramma, come spesso è accaduto nel corso delle telefonate tra il protagonista e la moglie.
Honolulu baby potrebbe risultare, visto tutto il materiale a disposizione, il primo dvd italiano a sfruttare davvero il supporto
Quello che ho fatto nel sito web è già un dvd: nessun film italiano può avere una operazione del genere alle spalle, perché anche i più grossi film italiani non hanno una grande storia produttiva dietro. Sono sempre costruiti sulla genialità del singolo, non è un lavoro dequipe. Noi possiamo farlo perché è stato un lavoro dequipe, allora abbiamo da raccontare tutte le varie professioni che hanno collaborato alla realizzazione di questo film.