La platea del teatro comincia quasi a essere piena, le lancette dell'orologio indicano che mancano appena dieci minuti all'inizio dello spettacolo. Gioele Dix arriva dietro il sipario e lì si ferma a fissare la tenda rossa quasi come se fosse uno Stargate, un portale verso un altro mondo: “Sto lì e sento com'è la gente. Passo gli ultimi dieci minuti in silenzio cercando di penetrare quella barriera e arrivando a godermi questo viaggio in un'altra dimensione”. Diversi anni fa, quando era nascosto sotto il make-up del personaggio di Alberto Tomba, era lui ad esortare sempre a fare di più “sciando tutti i giorni, venti ore al giorno”: “Diciamo che lui ha fatto una carriera decisamente molto condensata – racconta Dix ai microfoni di Film.it – Gli attori non sono atleti: non devono dare il massimo in un tempo molto ridotto. Loro possono crescere e maturare nel tempo, noi non abbiamo bisogno di allenarci tantissimo, basta piuttosto un allenamento continuo nel tempo”.
Un allenamento che nel caso di Gioele Dix si svolge al cinema, in TV e soprattutto in teatro: “è quello il posto che permette longevità al mio mestiere” aggiunge l'attore. A volte accadono strani esperimenti in cui queste piattaforme si incontrano. È il caso dell'operazione di Comedy Central, che nel mese di giugno gli dedica una “retrospettiva” in tre tappe, filmando l'attore nel momento della performance sul suo amato palco. Si comincia proprio il 6 giugno con la messa in onda di Nascosto dove c'è più luce, spettacolo con cui Dix ha girato l'Italia: lo ha scritto, diretto e interpretato portandolo in scena fino al 18 maggio scorso con l'ultima tappa romana.

Un allenamento che nel caso di Gioele Dix si svolge al cinema, in TV e soprattutto in teatro: “è quello il posto che permette longevità al mio mestiere” aggiunge l'attore. A volte accadono strani esperimenti in cui queste piattaforme si incontrano. È il caso dell'operazione di Comedy Central, che nel mese di giugno gli dedica una “retrospettiva” in tre tappe, filmando l'attore nel momento della performance sul suo amato palco. Si comincia proprio il 6 giugno con la messa in onda di Nascosto dove c'è più luce, spettacolo con cui Dix ha girato l'Italia: lo ha scritto, diretto e interpretato portandolo in scena fino al 18 maggio scorso con l'ultima tappa romana.

Dix questo è senza dubbio il “suo” spettacolo. Incentrato sul suo mondo: tant'è che il protagonista è un comico che si risveglia in un mondo a cavallo tra immaginazione e realtà. Quanto è stato importante assumerne il controllo totale? C'è comunque qualche rischio quando si opta per questa scelta?
Ci sono dei rischi sì, ma senza dubbio vale la pena correrli. Io faccio parte di una generazione che si è posta questo problema: dopo gli anni Ottanta siamo arrivati noi “self-made comic actors”. Quelli che facevano tutto da sé, anche perché l'idea di attendere un regista che ci chiamasse o qualcuno che ci desse fiducia rischiava di farci restare al palo. Dunque siamo una generazione che ha avuto voglia di vestirsi un po' addosso i personaggi, le cose che recitavamo e dicevamo. Non ci restava altro che fare di necessità virtù. Io stesso, che non riuscivo a farmi un nome, ho dovuto crearlo da me il nome d'arte. Qual è dunque il rischio? Che se “floppi” non puoi dare la colpa a nessun altro. È tutta tua. O vai a fondo o riesci a salire. Quando sali, però, devi assicurarti di lavorare con i migliori collaboratori, anche perché avere abbastanza indipendenza è importante, eppure l'illusione della totale autonomia è una cosa molto stupida.
Dunque penso a un artista che amo molto come Kenneth Branagh: anche lui è ossessionato dal palcoscenico e anche lui scrive, dirige e interpreta. Nel corso della sua carriera lo hanno etichettato come super-ego. Quali sono nel suo caso gli effetti collaterali di questa scelta?
È vero che quando uno fa tutto da solo rischia la mitomania. Mi ha nominato Branagh che però dà l'idea di essere una persona estremamente ironica e capace di guardarsi senza prendersi sul serio. Uno consapevole dei propri limiti ma con un grande desiderio di sperimentare e un grande coraggio. Quindi direi la cosa più importante e allo stesso tempo più divertente è sviluppare fortemente il rapporto con la propria coscienza, una coscienza critica. Per me è rappresentata dal mio spettatore immaginario che mi impedisce di montarmi la testa e mi spinge a fare di meglio.
Che tipo è questo suo spettatore immaginario?
Uno che viene sempre a vedere i miei spettacoli. Non se ne perde uno. E non gliene piace mai uno. Dunque mi chiedo perché viene? Questo significa che io non sono mai completamente soddisfatto. C'è sempre il bisogno di quella sensazione di voler fare di meglio. C'è un vantaggio però in tutto questo: se sei un comico l'antidoto ce l'hai già di default, perché la comicità è una sorta di metodo di sistema per sdrammatizzare. Una medicina tra le fatiche della vita e la necessità di superarle. Dunque penso che sia molto difficile per i comici prendersi troppo sul serio.
Cinque minuti da Nascosto dove c'è più luce con Gioele Dix e Cecilia Delle Fratte
Cinque minuti da Nascosto dove c'è più luce con Gioele Dix e Cecilia Delle Fratte
Assumere tutti questi ruoli le crea mai un problema di identità?
Ricordo ancora il giorno in cui andai all'anagrafe per rinnovare la carta di identità e dissi che come mestiere dovevano scrivere attore. Per me era una scelta orgogliosa, per il tizio allo sportello ero semplicemente uno che cercava di darsi un tono. Della serie: “Ok, cos'altro fai invece per guadagnarti da vivere?”. Sono un attore, questa è la mia identità professionale: sono nato e cresciuto nel teatro, il palco è stato il posto in cui ho fatto esperimenti e crescite. Sono ben felice di aver fatto la televisione e mi spiace aver fatto poco cinema. Avrei voluto farlo di più.
Mi chiedo se è cambiato qualcosa nel corso degli ultimi anni di crisi. Prima il cinema era la meta più ambita per un attore: è ancora così oppure si ha paura di arrivare sul grande schermo cercando invece spazi più longevi (per usare un termine che ha utilizzato lei all'inizio)?
No, non mi fa nessuna paura. Anzi è ancora una meraviglia. Non credo di aver perso quest'occasione. Credo che se ne faccia poco in Italia ormai. Molto meno di quanto se ne faceva prima: le occasioni sono poche e spesso i produttori non hanno tantissima fantasia. È un meccanismo un po' perverso.
Carlo Verdone, che è uno dei nostri autori più prolifici e costanti, mi ha rivelato tempo fa la sua necessità di lavorare con gente più giovane. Più si circonda di giovani, più tira fuori un'energia giovane sui suoi set. Vale anche per lei a teatro?
Non credo nel famoso discorso della “rottamazione” dei più vecchi. Personalmente penso che se uno è pirla lo è sempre, anzi se sei giovane può capitare che tu lo sia di più perché non hai l'esperienza. Direi che fa bene invece lavorare con persone intelligenti: i giovani ti costringono a fare il punto. Ti fanno domande perché vogliono capire cosa stai facendo. Verdone ha comunque ragione: lo fai per te, per succhiare un po' di linfa ed energia, e per essere più aperto. A volte dei giovani mi piace anche la precisione con cui danno i giudizi. È interessante perché ti mette di fronte alla necessità di dare qualche giudizio anche tu.


Sul palcoscenico nel 1976 (dal sito gioeledix.it)
Tornando al viaggio in un'altra dimensione. Ricorda ancora la sua prima volta a teatro? Quanto era spaventato? Quanto era determinato?
Ero tutti e due: mi sentivo come in battaglia, quella tra il forte desiderio di apparire e quello di scomparire. Da lì viene il titolo del mio ultimo spettacolo: è una consapevolezza che ho avuto da subito e che devo al mio psicanalista, il mio maestro al quale avrei voluto somigliare. Lui mi disse: “Forse è meglio che fai l'attore. Psicanalisti ce n'è tanti, attori molti meno. Fai questo perché tu sei nato per stare nascosto dove c'è più luce”.
In Nascosto dove c'è più luce lei si apre verso Dio. Quanto equivale a mettersi a nudo?
Ne parlo con molto pudore, evitando di fare proselitismo. Mi sembra invece interessante spiegare e svelare che la fede è un bell'aiuto per la navigazione. Dunque se uno racconta come sta navigando, non può non parlare anche di quello.
Parliamo di un altro tipo di fede: alla fine di ogni intervista chiedo sempre del poster che avevate in camera da ragazzini. Qual era nel caso di Gioele Dix?
Patty Pravo. Con la minigonna.
Comedy Central, canale 124 di Sky, dedicherà tre serate a Gioele Dix: si comincia il 6 giugno con Nascosto dove c'è più luce, si continua il 13 giugno con Edipo.com e si finisce il 20 giugno con Dixplay. Tutti gli spettacoli andranno in onda alle 21.00.