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Faccia a faccia con Il dittatore!

Sacha Baron Cohen e una conferenza stampa che diventa una bomba a orologeria. Il nostro incontro con il Generale Aladeen, dittatore dello stato (libero?) di Wadiya

Il dittatore - Sacha Baron Cohen

09.05.2012 - Autore: Adriano Ercolani, da New York
New York - Mai vista in vita mia così tanta tensione prima di una conferenza stampa. La folla di giornalisti accorsa non riesce quasi a proferire parola. Gli unici a spezzare il silenzio sono i manifestanti che giubilano in favore del Generale. Tra gli slogan sui cartelli esposti il più gettonato e' “Give Persecution a Chance”. Poi all’improvviso arriva lui, Aladeen, scortato dal suo esercito di guerriere vergini - “Ogni sera controllo personalmente che lo siano ancora, con la punta mio pene…” dichiarerà poi il dittatore.

Il dittatore Sacha Baron Cohen intervista. Foto di Adriano Ercolani
Il trailer de Il dittatore

Prima che i giornalisti – vagamente intimoriti dai mitragliatori delle belle figliole e dalla 9MM d’oro di Aladeen - possano partire con le domande, lui esordisce con un proclama: “Mi trovo qui oggi per sostenere le vittime di una tragedia umana riguarda il mondo intero: i dittatori. Sono persone ingiustamente perseguitate per piccoli crimini come affamare la gente, rubare denaro e qualche accenno di genocidio…In tutto il mondo sono caduti uno dopo l’altro: Saddam, Kim Jong, Gheddafi e adesso Oprah. Per fortuna ci sono ancora sostenitori della dittatura come possiamo vedere in Siria. Per cui ci tengo a ringraziare le Nazioni Unite per la loro immobilità nei confronti di quel Paese, siete fantastici nell’abbandonare i civili al loro destino. Ma ricordate che si può sempre fare di meno!”.

Finalmente nella tensione generale partono le domande della stampa. Il clima si fa subito infuocato. Quando un collega canadese gli chiede cosa preferisce degli Stati Uniti, il Generale risponde entusiasta: “I film di fantascienza! Su tutti 'Il Signore degli Anelli' e 'Schindler’s List'…”.

Nella sala scende il gelo più totale.
Mi piacciono anche le serie TV americane: guardo sempre '24', ma noi lo mandiamo al contrario così ha un happy ending! Anch’io comunque in Wadiya produco film come a Hollywood: alcuni si lamentano del fatto che ogni giorno sul set faccio venire venti camion di acqua Fiji per produrre la neve in mezzo al deserto, ma che sono in confronto all’aver prodotto 'John Carter'?”.

Quando nota che alla conferenza non ci sono soltanto uomini, Aladeen si congratula per la commistione di giornalisti e prostitute presenti in sala, poi improvvisamente si fa triste: “Quest’ultimo anno è stato duro. Ho perso molti amici come Gheddafi, e anche Chavez è molto il mese scorso….ops! Non l’avete saputo da me, ok? Io non ho detto nulla…Per fortuna mi rimane in Iran il mio amico Ahmadinejad, anche se un po’ mi imbarazza perché si veste come un criminale di 'Miami Vice'. Erano gli unici amici rimasti, a me che non ho mai avuto il supporto di una famiglia alle spalle. Mia madre è morta appena dopo il parto per una complicazione da strangolamento. Mio padre è stato colpito accidentalmente da novantasette proiettili. Ma non sarebbe vissuto molto a lungo, aveva un grave problema di allergia alle granate. E mio zio morirà questa sera in un tragico incidente di elicottero. Una cosa molto triste…”

Un giornalista ha il coraggio di chiedergli chi appoggia alla lotta delle presidenziali americane: “Mi verrebbe da dire Santorum nonostante le sue idee troppo liberal. Ma adesso che sembra essere fuori dai giochi proprio non saprei. Voglio dire, i repubblicani potrebbero essere un tantino estremi anche per me: quello che la gente chiama genocidio nel mio paese, viene chiamato sistema legislativo in Texas! Alla fine penso che darei supporto e denaro a Mitch Romney, che ha i geni del grande dittatore!”

Aladeen continua a sostenere che la democrazia non riuscirà mai a entrare nel suo Paese. Ma come fa a esserne così sicuro? “Perché il mio popolo mi ama! Ho migliaia di confessioni estorte a provarlo! Sono come un padre per la mia gente, e in maniera più letterale lo sono per circa 800 cittadini. E il mio sistema legislativo è più efficiente del vostro, dove ognuno può votare indipendentemente dal fatto che sia nero, gay oppure una donna!”.

Il dittatore Sacha Baron Cohen intervista. Foto di Adriano Ercolani

L’atmosfera si tende ancora di più, anche perché quando il Generale vede arrivare la giornalista successiva, una ragazza di colore, l’apostrofa con uno stridente “Ah, sei una sub-sahariana!”. Poi però le lascia fare ben cinque domande, mentre al successivo che si azzarda a proporne una seconda intima il silenzio: “Non ho intenzione di fare sesso con te dopo la conferenza!”

Tocca poi a una collega sudafricana che gli domanda qual è la sua star hollywoodiana preferita. Il dittatore sembra compiaciuto: “Sono felice che ci sia una rappresentante di una nazione con una storia così gloriosa alle spalle! Comunque, il mio attore preferito è Mel Gibson. In Wadiya vorremmo assumerlo come addetto alle pubbliche relazioni, anche se ultimamente se ne è uscito con affermazioni piuttosto offensive come ad esempio quella di voler lavorare in futuro con ebrei. Insieme vorremmo costruire nella capitale un Museum of Intolerance. Inoltre sento di avere molto in comune con George Clooney, siamo entrambi sostenitori degli uguali diritti. Nel mio paese tutti hanno gli stessi diritti, cioè assolutamente nessuno.”

A chi gli chiede se ha progetti di espansione per il suo Paese, Aladeen risponde sicuro: “ho appena conquistato una piccola ma importante porzione del Brasile: le mutandine di Gisele Bundchen. Adesso vorrei espandermi anche dentro il reggiseno di Adriana Lima.”
Alle fine si è davvero rischiato l’incidente internazionale. Un giornalista si è avvicinato al microfono e per prima cosa ha dichiarato di venire da Israele, Aladeen ha impugnato la sua pistola d’oro massiccio e puntandogliela verso i pantaloni ha sentenziato: “Provalo!”. Il ragazzo, terrorizzato, è stato costretto a sbottonarsi la patta dei calzoni. Soddisfatto del risultato il Generale ha commentato: “Immaginavo che per rivolgermi la parola avresti dovuto avere due palle così…”.

Il dittatore Sacha Baron Cohen intervista

Tra le grida estasiate dei suoi sostenitori Aladeen si è allontanato baldanzoso e sorridente, lasciando la conferenza stampa in uno stato di stupore e costernazione. Una figura a dir poco contraddittoria, per non dire inquietante, che si aggirerà per le strade (e le sale) newyorchesi molto presto e che in Italia potremo vedere al cinema a partire dal 15 giugno, giorno in cui la Universal Pictures distribuira' "Il dittatore".