Quando ci si affeziona a un personaggio di fiction, scoprire che l’attore che lo interpreta gli somiglia fedelmente è un qualcosa che allieta. Josh Radnor è simpatico, sincero e vagamente stralunato come il mitico Ted Mosby, protagonista della serie "E alla fine arriva mamma! - How I Met Your Mother", ruolo che lo ha reso celebre. Ho avuto il piacere di incontrarlo in occasione del BAM Film Festival a Brooklyn, dove ha presentato il suo secondo film da regista, "Liberal Arts", commedia romantica in cui un trentacinquenne perso nella lettura torna nel suo college e s’innamora di una diciannovenne - interpretata da una sempre convincente Elizabeth Olsen.
Adriano Ercolani con Josh Radnor
Come sei arrivato a questa nuova regia?
Io sono originario dell’Ohio e ho studiato al Kenyon College, dove il film è ambientato. Qualche anno fa ci sono tornato per presentare il mio primo film da regista, "Happythankyoumoreplease" e mi sono sentito per la prima volta un uomo molto più cresciuto rispetto ai giovani studenti. Non mi era mai capitato in precedenza, così per caso ho detto alla mia produttrice: “Pensa che strano se mi mettessi con una diciannovenne”. Lei ci ha pensato un secondo e ha risposto: “Ne verrebbe fuori proprio un bel film!”.
Hai impiegato molto a scrivere il film?
Sai, non è che ho dovuto fare molte ricerche, io in quei posti ci sono vissuto e cresciuto, li conosco a memoria! Ad essere sincero non sono un tipo di regista o attore che si perde dietro ricerche snervanti o immedesimazione nel ruolo, fino a ora non ne ho avuto bisogno. Passare sei mesi in una caserma per interpretare il ruolo di un poliziotto è una qualcosa che mi spaventa più che elettrizzarmi!
"Liberal Arts" ha un cast notevole, che comprende oltre alla Olsen anche Richard Jenkins, Zac Efron e Allison Janney. Come lo hai messo in piedi?
Con molti incontri e fortunate coincidenze. Elizabeth mi è stata proposta dalla casting director e ho subito capito che era perfetta per il ruolo. Non era ancora uscito "La fuga di Martha", quindi lei era ancora una perfetta sconosciuta con un talento incredibile per la recitazione. Con Richard Jenkins condivido lo stesso agente: a questo punto penso sia piuttosto pigro e tenda a piazzarci tutti insieme per risparmiare tempo ed energia… Scherzi a parte, Richard è un attore talmente sensibile che ho riscritto il personaggio del professore pensando proprio a lui. Inizialmente era più macchiettistico, proprio come il vero prof. a cui mi sono ispirato. Altra coincidenza molto fortunata è stata anche Allison, che come me è originaria dell’ Ohio e ha frequentato il Kenyon College. E’ salita a bordo con un grande entusiasmo e s’è divertita un mondo a interpretare questa donna dura e cinica. Devo ammettere che le scene recitate con lei sono state le più divertenti da girare…
Il cast di Liberal Arts
A proposito di riprese, che tipo di regista pensi di essere?
Del tipo maniaco-depressivo. O meglio, devo ammettere che dirigere e insieme essere protagonista di un film è davvero stancante. Nell’altro ero in scena più o meno per il 60% delle scene, così ho avuto anche giornate di pausa in cui ho potuto concentrarmi soltanto sulla regia. Per "Liberal Arts" è stata invece molto più dura, non mi vergogno a dire che ci sono stati momenti in cui ho avuto bisogno di tutto il supporto del mio cast, artistico e tecnico, perché sentivo di non avere più le energie per andare avanti. Sono stato fortunatissimo ad avere un gruppo di persone che hanno creduto in me sempre e comunque. Anche perché la produzione è stata un tour de force: abbiamo girato in soli ventitré giorni, una media di sette pagine di sceneggiatura al giorno. Roba da guinness dei primati!
Sono anni che interpreti un uomo gentile e romantico come Ted Mosby in "How I Met Your Mother". Ti aiutato con il personaggio di Jesse?
Non più di tanto, magari per i momenti più comici del film. Questo non vuol dire che non ci siano delle somiglianze tra i due personaggi: se non mi sentissi a mio agio con loro e non trovassi la loro vita interiore simile alla mia li avrei scartati. A Ted Mosby voglio molto bene, mi ha divertito e tenuto compagnia per un sacco di tempo, ma alla fine è un ruolo in cui ho messo le mie capacità d’attore senza intervenire in altra maniera. Jesse è il protagonista di un film tutto mio, è un approccio emotivo e mentale molto più profondo.
Il tuo successo è legato prima di tutto a una serie TV. Che rapporto hai con la televisione?
Domanda molto complessa. Il mio primo approccio con la televisione è stato onnivoro, nel senso che ho visto qualsiasi cosa venisse trasmessa. Poi di colpo ho smesso totalmente, è stata una sorta di overdose. Un po’ come Jesse mi sono attaccato ai libri, cercando di trovare un senso di appagamento che la TV non mi dava più. Pian piano poi ho ricominciato ad avvicinarmi al piccolo schermo, anche prima di cominciare a lavorare a 'HIMYM'. E’ un rapporto complesso, devo moltissimo alla televisione e trovo che, soprattutto per quanto riguarda le produzioni seriali, negli ultimi vent’anni siano stati fatti passi enormi a livello qualitativo.
Con Neil Patrick Harris in How I Met Your Mother
Sia "HIMYM" che parte di "Liberal Arts" sono ambientati a New York, città che ormai è diventata casa tua. Che rapporto hai con autori newyorkesi come ad esempio Woody Allen?
Personalmente non ho mai conosciuto Woody Allen, dal punto di vista artistico sono invece un suo fan. Il mio compagno di stanza al college, che era molto più acculturato e introspettivo di me al tempo, mi ha introdotto al suo cinema con capolavori come "Io e Annie" e "Interiors". Da quel momento non ho più smesso di seguirlo, anche quando se ne va in trasferta in Europa. Alcuni critici hanno paragonato i miei film ai suoi, cosa che trovo assurda dal momento che io ne ho fatti due e lui almeno una quarantina credo, tra cui opere che sono davvero immortali. Credo che ci sia una differenza tra il suo modo di vedere New York e il mio. Allen dipinge questa metropoli come un vulcano caotico, un magma in continuo movimento in cui è impossibile trovare un senso. Sia in "How I Met Your Mother" che nel mio film invece penso che un ordine delle cose, un senso di equilibrio ci sia in mezzo al caos che New York sembra offrire.
Chiudiamo con le domande più ovvie, quelle riguardanti la serie TV che probabilmente chiuderà con l’ottava stagione. Sei d’accordo con questa scelta?
Ti confesso che un po’ mi si stringe il cuore, ma credo che sia giunto il momento di tentare di fare anche qualcosa di nuovo. Abbiamo creato un gruppo di lavoro favoloso e ci siamo divertiti un mondo, ma non si può sempre ripetere un’esperienza all’infinito, si finirebbe con il farla avvizzire. Poi la carriera di amici veri come Jason Segel e Neil Patrick Harris anche al cinema sta lievitando, è sacrosanto che siano liberi di seguirla. Anche Cobie Smulders adesso che ha piazzato il successo enorme di "The Avengers", penso avrà moltissime richieste. Insomma, forse è ora di mollare un porto amato e sicuro e lanciarsi verso nuove avventure.
Ma alla fine sapremo chi sposa Ted Mosby, chi è la tanto acclamata mamma?
Penso proprio di sì…
E non puoi dircelo in anteprima?
Ma così ti toglierei la sorpresa!
Uno dei misteri più divertenti della televisione contemporanea non verrà svelato alla fine di questo articolo. Ciò che rimane però è una chiacchierata allegra con uno degli attori/registi più simpatici che ho incontrato. Josh Radnor a livello umano sembra meritare pienamente il successo che gli ha sorriso.
NOTIZIE
Esclusivo: intervista a Josh Radnor
A Brooklyn per presentare il suo Liberal Arts, il mitico Ted Mosby ci ha concesso una chiacchierata in esclusiva
03.07.2012 - Autore: Adriano Ercolani, da New York