NOTIZIE

Disconnect: essere o non essere online?

Incomunicabilità nell'era digitale. L'intervista al regista Henry Alex Rubin

10.01.2014 - Autore: Pierpaolo Festa
L'idea di Disconnect è nata nel giro di pochi secondi: “Lo sceneggiatore del film si trovava a cena con cinque suoi amici. Tutti stavano al telefono con qualcun altro – ci racconta il regista Henry Alex Rubin – Nessuno di quelli seduti al tavolo stava comunicando dal vivo. In quel momento è nato il film”.



Come ci siamo ridotti così? E d'altra parte, questa esplosione tecnologica è veramente un male? Il regista prova a rispondere con il suo film: “E' una cosa che si vede sempre di più. Questo fenomeno non ha ancora un nome, ma lo vediamo tutti i giorni”. Presentato Fuori Concorso al Festival di Venezia del 2012, Disconnect arriva adesso nelle sale italiane. Interessante nelle premesse e un po' troppo simile a Crash di Haggis nell'esecuzione, il film esplora l'incomunicabilità nell'era digitale. “Eppure - avverte il regista - se togliessimo internet e la tecnologia, potremmo comunque raccontare queste storie. Ci sarebbero sempre protagonisti che hanno bisogno di sentirsi in connessione con altri esseri umani. In altre parole esploriamo in primis la solitudine e la sua unica cura: la vicinanza con qualcun altro. Quindi, in un certo senso, internet in maniera magica ha curato questa solitudine, ma il rovescio della medaglia è che qualche volta ti porta via dalle persone che ti siedono accanto. Volevo andare ad esplorare queste contraddizioni”.

Sullo schermo assistiamo a una storia corale: quella di un avvocato che vive incollato al cellulare e non dedica tempo a moglie e figli; una coppia in lutto che si rifugia su internet come soluzione al loro matrimonio finito, un cyber-investigatore che si scontra ogni giorno con il figlio e quest'ultimo ragazzino bulletto di classe che provoca un incidente ai danni di un compagno di classe. C'è anche una giornalista che indaga sullo sfruttamento dei giovani nelle chat-room erotiche. “Sono storie emotive all'interno di un contesto reale – continua il regista - Quando ho letto il copione avevo pensato subito a un documentario. Ogni storia però era il risultato di una grandissima ricerca. Dunque, seppur si tratta di un film di finzione, ho cercato di applicare le regole del documentario affiancando ai miei attori una vera controparte umana. Sono andato a cercare un vero investigatore online, coppie in crisi in seguito alla morte del figlio, ho parlato anche con un bambino preso di mira a scuola e con una reporter di un canale locale”.



Dramma e tensione serpeggiano tra i personaggi all'inizio del film. Poi esplodono. C'è speranza alla fine di questo tunnel digitale? Risponde Rubin: “Mettiamola così: odio il modo in cui il cinema americano vi da sempre facili risposte e happy ending, perché questa non è la verità della vita. Per me era prioritario avere un finale che lasciasse pensare lo spettatore. Volevo farlo tornare a casa pensando. Sempre di più, oggi siamo pronti a consumare cinema spazzatura. È così che si dimenticano la maggior parte dei film nel momento in cui si finisce di guardarli. La mia speranza è che Disconnect rimanga un po' di più rispetto alla media degli altri film”.

Rubin nota come ancora non ci siano regole: “Nessuno sa quanto tempo i bambini dovrebbero passare su internet. Non abbiamo ancora capito se è maleducazione mettere il telefono sul tavolo. Il film fotografa esattamente questo momento. Non mi interessa dare un messaggio, proviamo invece a raccontare queste storie con verità e autenticità, esplorando il modo in cui comunichiamo. Un modo molto diverso da quello di dieci anni fa. Oggi la tendenza dominante è quella di essere divisi. Siamo facilmente raggiungibili e possiamo raggiungere gli altri. Questo è bello, ma non bisogna ignorare anche il rovescio della medaglia”.



Come si traduce questa separazione a livello visivo? “Guardando il film noterete che all'inizio i personaggi non si guardano tanto negli occhi quando parlano. Più si arriva verso il finale, più iniziano veramente a entrare in connessione. Succede tutto negli ultimi venti minuti”.

Disconnect è distribuito nei cinema da Filmauro

Per saperne di più
Guardate il trailer