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Bernini al cinema, le meravigliose sculture dell'artista come non le avete mai viste 

I lavori della Galleria Borghese raccontati in un film che arriva in sala per soli tre giorni, il 12, 13 e 14 novembre. Ne parliamo con il regista Francesco Invernizzi

12.11.2018 - Autore: Pierpaolo Festa
Il modo migliore per vedere Bernini – evento cinematografico nelle sale per soli tre giorni, il 12, 13 e 14 novembre - è trovare un cinema con uno schermo gigante e un suono perfetto in modo da farsi avvolgere da quella che può rivelarsi una potente esperienza visiva. La macchina da presa ruota attorno ad Apollo e Dafne, al Ratto di Proserpina, agli altri lavori più celebri e a quelli 'minori' reailzzati da Gian Lorenzo Bernini e osservarli nel buio di una sala cinematografica può anche provocare brividi di emozione sulla pelle dello spettatore. Si rimane in contemplazione, ma ci si sente anche "piccoli" davanti all'opera di un genio. 

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Bernini è il terzo film su un grande artista italiano che arriva come evento nelle sale, il terzo nel giro di un anno dopo Caravaggio - L'anima e il sangue e Michelangelo - Infinito: “In realtà si tratta di un percorso cominciato qualche anno fa – afferma il regista Francesco Invernizzi ai microfoni di Film.it – Negli ultimi mesi però c’è stato un picco. Abbiamo bisogno di questi film e il lavoro della Magnitudo (che produce e distribuisce Bernini insieme alla piattaforma Chili, NDR) è rendere più consapevoli noi italiani del nostro patrimonio e allo stesso tempo riportare nel mondo l’immagine che il nostro Paese merita”. 

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Immagino esistano svariati documentari sul lavoro di Bernini, in che modo questo film è diverso? 
Ho cercato di pensare al modo in cui Bernini e i suoi committenti vedevano queste opere. E capire l’autore da un punto di vista scientifico: spesso i suoi lavori sono rivolti verso l’alto e un osservatore fatica a vederlo. Dunque quando abbiamo girato il film l’idea è stata quella di offrire al pubblico un privilegio diverso e di vedere queste sculture anche dall’alto, dal punto di vista dell’autore: cercare di cogliere un qualcosa che solo lui conosce. Lui che ha scolpito sopra la testa, sopra i capelli della Proserpina. Aver girato il film in 8K consente di visualizzare al massimo alcuni dettagli e immedesimarci nell’autore. 
 
Un attore può richiedere più ciak per una scena. Succede anche quando si “dirigono” le sculture? Quale scultura è stata più complessa da filmare, e perché?
I quattro gruppi borghesiani sono stati tutti impegnativi, perché dovevamo cogliere la precisione del suo lavoro. Catturare ogni angolo e tutta la dinamica di fondo. Queste opere sono fatte per essere dei racconti. Bernini per la prima volta dà sentimenti alle statue: urlano, piangono, sorridono. Vedere il rapimento di Proserpina, l’impronta delle dita nella sua carne, cogliere tutto questo e trasferirlo in immagine è difficile, perché devi trasmettere un sentimento e allo stesso tempo catturare la qualità dell’esecuzione.

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Parliamo dunque di sentimenti e attraverso le opere di Bernini si parla anche della sua vita. Che tipo di storia racconta questo film, a quale genere si avvicina la vita del Bernini? 
E’ un percorso di emozioni. Mostriamo delle opere minori che rappresentano momenti di passaggio in questa storia, e poi ci sono momenti di contemplazione. A volte andiamo a vedere una “mostra su Caravaggio” e ci ritroviamo con cinque o sei quadri di Caravaggio e poi tutti i lavori dei suoi seguaci. Ed è una delusione! La Galleria Borghese invece presenta sessanta opere di Bernini, ed è lo stesso luogo in cui l'artista le scolpì. Il film era l’occasione per raccontare la Galleria Borghese. Quando visitiamo una mostra possiamo stare tre o quattro minuti attorno a una statua, io ho cercato di suggerire cosa guardare e come guardare un’opera. In questo modo ha senso girarci intorno per tre o quattro minuti.


Il film è strettamente legato al luogo in cui lo avete girato: la Galleria Borghese. Quali emozioni suscita questa location molto più intima rispetto ai musei più famosi del mondo?
E' un posto molto piccolo che nasconde delle meraviglie. Sin dalla prima volta che ho visitato la galleria, una decina di anni fa, ho subito avuto l’idea di raccontarla in un film. Ti trasmette un senso di meraviglia, di stupore: il film ci catapulta lì di notte senza nessuno intorno. È un posto in cui i muri e le statue parlano.  C’è un senso di intimità, un qualcosa che ti riporta al passato di Bernini. D'un tratto ci si sente come se fossimo il cardinal Borghese e come lui rimanessimo a guardare quei lavori in silenzio.  

Bernini è al cinema il 12, 13 e 14 novembre distribuito da Magnitudo insieme a Chili