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Andy Garcia: “Se faccio l'attore lo devo a Il padrino”

La star a Locarno per ritirare un premio alla carriera. “A Cuba tornerò solo quando ci sarà libertà”

Andy Garcia

08.08.2015 - Autore: Marco Triolo (Nexta)
A fine anni '80 inizia a circolare la voce che Francis Ford Coppola sta pensando di girare Il padrino – Parte III. Frank Mancuso, presidente della Paramount e amico di Andy Garcia, lo avverte che lo Studio vorrebbe lui nel ruolo di Vincent Mancini, nipote di Michael Corleone. «Ma ho visto la lista dei nomi che Paramount avrebbe voluto per il primo Padrino, e diciamo che non combaciavano», ricorda l'attore. «Quindi sapevo che avrei dovuto convincere Coppola, nonostante fossi il favorito dello Studio». Ma il provino non arriva mai, finchè un giorno Garcia viene convocato nella Napa Valley da Coppola. «Inizio a leggere la mia parte nella roulotte, quando improvvisamente c'è un blackout totale, roba da non riuscire neanche a vedere le proprie mani. Mi danno una candela e io leggo le battute finchè non mi addormento. Il giorno dopo faccio l'audizione e mi dicono di trattenermi, perchè Coppola mi vuole a cena con sè. Nel giro di pochi minuti mi comunicano che, purtroppo, il programma è cambiato e posso tornare a casa. Il giorno dopo mi chiamano per dirmi che la parte è mia e mi ordinano di prendere il primo volo per tornare nella Napa Valley!».
 
La vita di Andy Garcia è ricca di aneddoti del genere, e come potrebbe essere altrimenti, dopo più di trent'anni ai massimi livelli di Hollywood. L'attore si è raccontato davanti al pubblico del Festival del Film Locarno, dove ha ritirato il Leopard Club Award alla carriera. Nato a Cuba, ma cresciuto a Miami dopo che i genitori erano fuggiti dal regime di Castro per due anni e mezzo, Garcia ricorda la sua passione per il cinema e gli eroi della sua infanzia, «Coburn, Connery, McQueen». «Da ragazzino, però, non pensavo che avrei fatto l'attore, amavo lo sport. Finchè all'ultimo anno di liceo non mi ammalai gravemente di mononucleosi e dovetti trovarmi un altro passatempo. Mi iscrissi al club teatrale e il mio insegnante mi incoraggiò molto ad andare avanti». Di grande ispirazione fu proprio la visione de Il padrino: « Capii in quel momento che era ciò che volevo fare». L'attore ricorda la prima volta in cui, dopo essersi trasferito a Los Angeles per tentare la strada del cinema, potè lasciare i lavoretti precari e iniziare a guadagnare con la recitazione: «Fu quando girai The Mean Season con Kurt Russell e Mariel Hemingway. Dopo quel ruolo mi offrirono parti in TV, ma all'epoca cinema e televisione erano due strade separate, o prendevi l'una o l'altra. Decisi di scommettere sul cinema e poco dopo ebbi occasione di lavorare con Hal Ashby, uno dei miei idoli, a 8 Million Ways to Die, dove interpretavo un killer». Garcia ricorda che Ashby non lo vedeva nel ruolo: «Voleva uno simile al pugile Hector Macho Camacho, ma dopo il provino pensai di aver fatto un buon lavoro. Per sicurezza gli dissi che volevo veramente lavorare con lui e che sarei stato disposto anche a interpretare il ruolo del protettore. Lui mi disse 'Ok, allora vieni domani a fare il provino'. Alla sera mi chiamò il mio agente per dirmi che avevo ottenuto la parte, ma il giorno dopo andai ugualmente a fare il provino per l'altro ruolo!».
 
L'attore compara il metodo di lavoro di Ashby con quello di Brian De Palma, che lo ha diretto in Gli intoccabili. Mentre con Ashby gran parte dei dialoghi veniva improvvisata su un canovaccio, con De Palma «tutto era già scritto nella sceneggiatura di David Mamet, che era molto pulita narrativamente. Ho potuto solo aggiungere qualche piccolo dettaglio per abbellire alcune battute. Ad esempio, quando Kevin Costner getta Frank Nitti dal palazzo, gli suggerii il nostro scambio di battute: 'Dov'è Nitti?'. 'Nell'auto'». Per altro, il ruolo di Nitti era stato offerto inizialmente proprio a Garcia per via di 8 Million Ways to Die: «Mi volevano far fare di nuovo il killer. Dovetti convincerli a darmi il ruolo di Stone».
 
Tornerà mai alla sua amata Cuba per girarci un film, ora che i rapporti tra i due paesi si sono ristabiliti? «Se vuoi fare un film a Cuba devi sempre entrare in società con i Castro, non puoi semplicemente assumere qualcuno di tua iniziativa. Finchè non ci sarà libertà personale e di impresa, a Cuba non mi rivedranno».